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Dario Giardi: la Ragazza del Faro

Creato il 02 gennaio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Dario Giardi: la Ragazza del Faro

Non sempre la fuga è il miglior modo per risolvere i problemi. Anzi direi che non è mai la soluzione vincente, perché si sa che i problemi hanno la cattiva quanto odiosa abitudine di seguirci ovunque ci troviamo. Ma se è proprio il luogo in cui siamo che genera in noi sofferenza e problemi allora forse solo in questo caso il "salpare per altri lidi" può esser la soluzione giusta. È quello che succede a Julien, il ricercatore trentacinquenne protagonista del cortoromanzo La ragazza del faro (Leone Editore) nato dalla penna del giovane scrittore Dario Giardi, che stanco della vita vacua di apparenze e consumismo nella metropoli parigina decide di partire per ricominciare da zero in un paesino sperduto della costa bretone.

Da lì tra coste scoscese, fari abbandonati e ragazze misteriose si svolgerà la nuova avventura di Julien. Una sorta di fuga opposta rispetto alle numerose e molto note fughe di cervelli che investono il nostro paese, sempre alla ricerca di città più grandi, più cosmopolite, più aperte ed economicamente più floride. La fuga di Julien è invece una ricerca al particolare, all'introspezione e ad un equilibrio interiore. L'autore sceglie di narrare una storia assolutamente in controtendenza - sia con l'attualità italiana, ma potremmo dire anche europea, che vede i giovani schiacciati da un'estenuante ricerca di lavoro e di autoaffermazione - per porre invece l'attenzione su una ricerca intimistica facendo di Julien quasi un eroe romantico d'altri tempi, travolto com'è dalle passioni.

E infatti altro tema centrale de La ragazza del faro è l'amore, contrastato e geloso, ed esattamente come in una tragedia romantica non promette niente di buono. Si sa che la gelosia (Otello docet) non è mai una buona compagna dell'amore, anzi finisce sempre per ossidarlo ed annerirlo fino a distruggerlo del tutto. Se poi si aggiungono triangoli amorosi, equivoci, imprevisti, sensi di colpa e un forte orgoglio, ecco che si è creato un mix esplosivo che metterebbe a dura prova qualunque relazione.

Ma nonostante i classici ingredienti per la buona riuscita di un romanzo, l'autore scrive sì una storia molto particolare in cui grande spazio è riservato alla descrizione della natura e del mare in particolare (che anche qui ricollegandosi ai temi cari del romanticismo, è sempre in armonia con lo stato d'animo di Julien), ma concludendo la lettura si ha la sensazione che manchi qualcosa. Probabilmente una maggiore caratterizzazione dei personaggi o una più approfondita analisi delle relazioni tra loro o dei loro cambiamenti, spesso improvvisi e inspiegati, avrebbe conferito al cortoromanzo, di base molto interessante, una marcia in più.

Filo rosso di tutta l'opera di Dario Giardi è proprio il faro, preannunciato nel titolo e che fa da sfondo a tutti gli eventi cruciali della vicenda, come si capisce dalla descrizione iniziale che apre il primo capitolo del libro: "L'oceano si agitava contro gli scogli affioranti. Nel punto in cui il sentiero si guadagnava la pace verso una spiaggia di sabbia bianca, in assenza di vento, iniziai a intravedere l'ombra del vecchio faro. Con la sua altezza copriva tutta la distesa di sabbia come a voler ribadire con orgoglio la sua grandezza e la sua storia. Anche se ormai era da tempo in disuso, faceva ancora sentire la sua presenza silenziosa, protagonista indiscusso di quel tratto di scogliera".


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