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Darkman

Creato il 05 settembre 2013 da Mattia Allegrucci @Mattia_Alle
Il cinema di una volta aveva il pregio di non interessarsi ai gusti del pubblico e di rischiare, di osare, di proporre cose nuove che seguivano l'ottica e la poetica degli artisti che le realizzavano, facendosi amare per quello che erano senza troppe pretese, ma non divaghiamo troppo e restiamo in tema. Se Murnau, privo dei diritti sul personaggio di Dracula, realizzò comunque un film su un vampiro liberamente ispirato all'opera di Bram Stoker cambiando il nome del mostro in questione, il regista americano Sam Raimi ideò di suo pugno un eroe, o meglio, un antieroe oscuro e macabro per farla in barba a tutti i cinefumetti che imperversavano all'epoca (checché se ne dica i film con i supereroi abitano le sale cinematografiche da circa settant'anni). Decide quindi di inventare Darkman, un personaggio più vicino al Corvo di Proyas che non al Batman di Burton, uno che cerca vendetta e non giustizia, un terribile condottiero dell'oscurità ottimamente interpretato da Liam Neeson che sfrutta il suo ingegno e le sue scoperte scientifiche per farla pagare a chi l'ha costretto in quelle condizioni, sfigurato e senza più una vita (né una terminazione nervosa funzionante all'interno del suo corpo). Al giorno d'oggi è interessante paragonare questo Darkman alla più moderna e conosciuta trilogia Raimiana dell'uomo ragno Marvelliano, poiché si nota in maniera molto evidente quanto questi ultimi siano figli del prototipo protagonista di questo articolo. Molti sono infatti gli omaggi autoreferenziali che Raimi mette in mostra in tutta la trilogia (la preparazione del personaggio realizzata con sovrapposizioni di sequenze, lo scienziato che non usa il suo cervello per il bene dell'umanità ma per fini personali, la sequenza finale ambientata in un grattacielo in costruzione e via dicendo), senza dimenticarsi di ammiccare in questo film alla sua ben più famosa trilogia de La Casa, inserendo appunto toni horror e combattimenti a metà tra l'azione e lo splatter giocando con il genere e inserendoci, come suo solito, qualche piccola inquadratura e qualche battuta, ironiche quel tanto che basta da evitare di scivolare nel ridicolo mantenendo il tono serioso e drammatico di una vita straziata da un evento terrificante senza però che questo appesantisca la fruizione del prodotto da parte del pubblico. Aiutano, ovviamente, gli ottimi tecnici che ruotano attorno alla figura di Raimi, come il geniale direttore della fotografia Bill Pope, gli eccelsi montatori Bud S. Smith e David Stiven e, soprattutto, le tonalità gotico/epiche delle sensazionali musiche di Danny Elfman, che tornerà a lavorare assieme al regista anche nella già citata saga di Spider-Man, almeno per i primi due capitoli. Non manca ovviamente il cammeo dell'ormai iconico Bruce Campbell, compagno di vecchia data del regista e personaggio che regala un senso di continuità e sicurezza ai prodotti dell'autore, anche se dovesse solo voltarsi verso la telecamera e sistemarsi la giacca sulle spalle. Presente anche qui la tematica del doppio tanto cara a Raimi, rappresentata in maniera interiore ed esteriore, come accadrà appunto ne L'armata delle Tenebre e in altri suoi film (anche se a volte in maniera meno marcata): Darkman è in grado di realizzare copie perfette dei visi altrui, compreso il suo, e il momento in cui Neeson si trasforma definitivamente in un mostro nella memorabile sequenza al Luna Park pur avendo il suo aspetto normale, è qualcosa di raggelante. Che poi tutto questo si sia dilungato in un insulso franchise atto solo a racimolare incassi è un altro paio di maniche, poiché quello che conta è godere di questo ennesimo ottimo e pienamente convincente lavoro di un regista capace e preparato, rispettoso del vecchio ma sempre pronto ad offrire qualcosa di nuovo, personale e curioso. Un film che non può assolutamente mancarvi.

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