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David bowie in uscita con il nuovo album “blackstar” (08/01/2016) e stash fiordispino … giornalista per caso

Creato il 20 dicembre 2015 da Musicstarsblog @MusicStarStaff

david bowie

La classe non è acqua e David Bowie (n. 08/01/1947) se è per quello, ne ha sempre avuta da vendere, ne ha ora che sfiora le 70 primavere, le ultime immagini ce lo rendono vestito elegantemente come un “lord” inglese, con il classico doppiopetto grigio fresco lana, ideale per un’uscita nel cuore della “city” di Londra, ma riusciva incredibilmente a mantenere inalterato tutto il suo stile anche all’inizio degli anni ’70, quando si presentava in pubblico in attillate calzamaglie e costumi di colori sgargianti, con capelli sfilacciati irregolarmente dal rasoio, di tre sfumature di rosso o arancione, che anticipavano già la moda “punk”, nel ruolo dell’efebico personaggio in cui si era calato, suo “alter ego”, di Ziggy Stardust e lo stesso dicasi per un’altra sua versione, quella da “duca bianco” (soprannome che si porterà dietro per sempre), del 1976, dove si proponeva aristocraticamente più distante e gelido, in pantaloni larghi che rivisitavano la linea a zampa di elefante, con un occhio al “vintage”, facendo, nell’abbigliamento, il verso al “crooner” anni ‘50 alla Sinatra, con tanto di panciotto e camicia bianca e i capelli, stavolta, biondi, accorciati, impomatati e tirati all’indietro, un’impronta personalissima che si è perpetuata per ben 5 decenni di musica, legati a doppio filo alla sua evoluzione “trasformistica” estetica, dove ogni nuovo “look” va di pari passo con le svolte significative della sua lunga carriera.

E del mitico David Bowie ha scritto, sulla rivista “Grazia” ora in edicola (n. 52 23/12/2015), un insolito “giornalista per caso”, Stash dei “The Kolors”, la scelta ricaduta su di lui è quanto mai “a proposito”, visto che, in determinate espressioni del volto, è opinione diffusa, ricorda l’”originale” molto da presso (vedere per credere il video di “Why don’t you love me”) e c’è da sottolineare che, nello scrivere, se l’è cavata davvero brillantemente, denotando un’indiscutibile competenza, merito che si deve al padre, chitarrista, il quale, quand’era ragazzino, gli ha fatto ascoltare molte audiocassette registrate contenenti i brani dei maggiori artisti, ritenuti “fondamentali” per la sua formazione e cultura musicale. Il giovane “vocalist” mostra nell’articolo di aver saputo cogliere le peculiarità più salienti della personalità della grande “popstar” britannica “Di lui amo la natura camaleontica, l’energia creativa, la visionarietà: il ragazzo diventato rockstar ispirandosi agli extraterrestri arrivati da Marte, l’uomo con i capelli arancioni dalla sessualità ambigua … ‘Starman’ e ‘Life on Mars’ sono tra i miei pezzi preferiti ancora oggi … e nel mio iPod c’è tutto l’album ‘Young Americans’ dall’anima più dance e che mi ha influenzato più di tutti gli altri” e lo ammira per la sua poliedricità che sfiora la genialità “Cantante, musicista, attore, compositore, ha mescolato la musica all’arte, al design e ha suonato tutti i generi musicali: dal ‘glam rock’ al ‘punk’, dal ‘soul’ alla ‘dance’ all’elettronica”, al di là della somiglianza, inerente essenzialmente l’aspetto fisico, riscontrabile fra Stash e il suo idolo, ad accomunarli, dice, è un tratto alquanto “maniacale” del carattere, la “puntigliosità”, entrambi, infatti, quando entrano in sala di registrazione, per la loro ricerca della perfezione, fanno ammattire i collaboratori, ma è giusto che sia così.

Da ultimo, il ragazzo si sofferma sul nuovo album del “Duca Bianco”, il 27simo, in uscita l’8 gennaio 2016, anticipato dal singolo “Blackstar”, in cui Bowie torna al suo periodo “alieno”, ossia “Al suo ‘nuovo’ come al suo ‘vecchio’, in cui inventava sonorità mai ascoltate prima e proponeva mondi marziani e visioni extraplanetarie … Nel pezzo c’è un’eco degli anni ’80, tocchi di ‘free jazz’, di musica ‘dark’ e di elettronica spinta” e concludendo “Bowie ti porta lontano, ti guida alla scoperta di una nuova galassia”.

E sicuramente chi come me custodisce ancora gelosamente i suoi vinili “cult”, nel mio caso un 33 giri risalente al periodo “berlinese” (1977-1979), ormai considerato da taluni alla stregua di un reperto da “collezionisti”, “Heroes” (ndr il singolo è stato posto dalla rivista “Rolling Stone” alla posizione numero 46 fra le 500 migliori canzoni di tutti i tempi) si consuma già nell’eccitazione di poter assaporare a giorni l’ascolto di tutta la “tracklist” di questa nuova gemma.

Fra gli intramontabili.

by Fede

 


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