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David bowie – pin ups (1973)

Creato il 01 settembre 2013 da The Book Of Saturday

 

David Bowie - Pin Ups - Front

Per alcuni è il sogno di una vita, per altri solo una perdita di tempo. Un album di sole cover. Questo è Pin Ups, album di David Bowie, uscito nel 1973, stesso anno del più celebre Alladin Sane. Quando il Duca Bianco si era affermato da tempo. Era giunto il momento di divertirsi un po’. Ma non è un lavoro gratis… Ascoltatelo e capirete quanto lavoro c’è dietro.

STORIA. Pin Ups segna lo spartiacque tra il vecchio David Bowie di stampo glam e un Bowie nuovo, proiettato già al futuro e alla successiva fase soul. Questa fase si concretizza dall’incontro tra due ex componenti degli Spiders from Mars (il bassista Trevor Bolder e il chitarrista Mick Ronson), e i nuovi arrivati Mike Garson (piano) e Aynsley Dunbar, di cui parlerò successivamente.

IMPORTANZA. Relativa. Pin Ups non è certo un disco che contraddistingue uno “stile Bowie”. In compenso, è un album che dimostra come l’artista londinese riuscì a confrontarsi con il passato, senza indebolirlo e, anzi, arricchendolo di ulteriori significati fecondi. Provare ad ascoltare ad esempio Shapes of Things, cover della celebre traccia degli Yardbirds: nei passaggi finali, Bowie sembra addirittura anticipare Syd Vicius e il punk.

SENSAZIONI. Il disco scorre velocemente, anche grazie a tanti sfumati che stavolta non stonano e, anzi, aiutano a cucire una traccia alla successiva. Un extraterrestre che ascolti questo disco appena sceso sulla terra, potrebbe confonderlo per un concept album. Per il resto, la selezione evidenzia almeno un paio di passioni che David Bowie coltivava fin da giovanissimo: blues e british rock, specie se confezionato da gruppi di Londra. Quest’ultimo, soprattutto, emerge dalle cover degli Yardbirds (la già citata Shapes), degli Who (I Can’t Explain e Anyway, Anyhow, Anywhere) e dalla psichedelia dei primissimi Pink Floyd: See Emily Play è l’esempio vivido di come il Bowie degli esordi si sia quasi totalmente ispirato a Syd Barrett.

LA SORPRESA. Aynsley Dunbar. Batterista di immenso talento, che non conoscevo. Poi vado ad ascoltarlo con attenzione: eccezionale nelle idee e non solo nell’esecuzione, molto classico (nel senso rock del termine), in parte hard/space rock, stile As Bold as Love. Ha collaborato con i più grandi, da Frank Zappa a John Mayall, Jeff Beck. Secondo il musicista-impresario Chas Chandler, Aynsley arrivò alla selezione finale per diventare batterista della Jimi Hendrix Experience. Era bravo tanto quanto Mitch Mitchell, tanto che quest’ultimo fu scelto solo dopo un lancio della monetina… Si consolò creandosi un suo gruppo (gli Aynsley Dunbar Retaliation) e mettendo il sigillo, da session man, in innumerevoli capolavori, come Chunga’s Revenge di Zappa.

 



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