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DDL Concorrenza: la parola fine sul tira-e-molla Professionisti e OICE?

Creato il 08 ottobre 2015 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT
DDL Concorrenza: fine affaire su art. 31, ma si approfondisce la frattura OICE e Professioni

È stata messa la parola “Fine” sull’estenuante tira-e-molla che ha visto affrontarsi il mondo delle libere professioni tecniche, da un lato, e l’OICE dall’altro sul terreno dell’articolo 31 del DDL Concorrenza? Parrebbe proprio di sì, dal momento che ieri la Camera del Deputati ha dato il suo via libera al testo che conferma la validità dei contratti stipulati dalle società di architettura e ingegneria con i committenti privati.

Nel merito, la norma approvata oggi prevede, oltre al chiarimento definitivo sulla legittimità dei contratti privati delle società di ingegneria, che a decorrere dall’entrata in vigore della legge nell’ambito privato vi sia l’obbligo di dotarsi di copertura assicurativa per lo svolgimento di attività professionali da parte delle società di ingegneria e di indicare nominativamente il professionista incaricato di svolgere le attività professionali; inoltre si prevede che l’Autorità Nazionale Anticorruzione tenga l’elenco delle società di ingegneria.

Comprensibile la soddisfazione di OICE che nei mesi scorsi ha più volte incrociato i guantoni con il mondo delle libere professioni tecniche che, invece, chiedevaa norme più stringenti sul mercato privato. Era stato anche proposto un emendamento che, pur ammettendo la validità dei contratti tra privati e OICE, obbligava le società di ingegneria all’iscrizione agli ordini professionali territorialmente competenti.

Parla di correzione dello “scempio giuridico” compiuto in Commissione su “pressione degli ordini professionali”, la presidente di OICE, Patrizia Lotti che giudica la nuova versione dell’art. 31 del DDL Concorrenza “un ragionevole punto di equilibrio a garanzia della concorrenza e dei consumatori”.

“Tolto di mezzo l’assurdo e illogico obbligo di iscrizione all’albo”, riprende Lotti, La norma, con queste previsioni, fornisce un chiarimento autentico sulla legittimità dei contratti privati per evitare che una sentenza isolata come quella di Torino del dicembre 2013 creasse le condizioni per ulteriori e strumentali contenziosi, visto che l’abrogazione della legge fascista n. 1815 è avvenuta nel 1997 ad opera della Legge Bersani”.

I fatti

I fatti li riassume l’ing. Fulvio Re Cecconi, direttore di Ingegneri. “Dopo l’approvazione in Commissione della nuova versione dell’art. 31 del DDL Concorrenza che sancisce che i contratti tra committenti privati e società di ingegneria continueranno a essere validi, ma a condizione che entro 6 mesi queste ultime si iscrivano agli ordini professionali territorialmente competenti”, scrive Re Cecconi nel suo ultimo editoriale.

“L’OICE sale sulle barricate e parla di “scempio giuridico in totale controtendenza rispetto alle discipline in vigore negli altri Paesi europei che non prevedono l’iscrizione agli ordini professionali”.

Contro questo, riflette l’ing. Re Cecconi, da tempo si batte il nostro ordine professionale che a luglio, per parola del presidente ing. Armadno Zambrano plaudeva a un parere di Commissione contrario all’articolo citato (“Il parere della Commissione rende giustizia alle tesi che da tempo andiamo sostenendo con forza. Le professioni tecniche si sono organizzate per combattere contro queste norme che violano il principio secondo il quale la legge è uguale per tutti”).

E sulle stesse note si è espresso anche uno strano alleato, Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio nazionale dei Geometri e Geometri laureati: “Qualunque soggetto privato, nei rapporti con una società di ingegneria che non è assoggettata a norme deontologiche che garantiscono tutti i principi sanciti dalla riforma delle professioni, si troverebbe ad operare senza tutela e garanzia. Solo le professioni ordinistiche consentono attualmente tutele e garanzie a favore del committente privato”.

Ma anche OICE non risparmia una nuova stoccata al vetriolo. “È stato sventato – dice Patrizia Lotti – il tentativo dei rappresentanti delle professioni tecniche che hanno manipolato una norma con tutt’altre finalità piegandola ai loro desiderata, per basse logiche corporative e per mettere le mani su un settore imprenditoriale come il nostro che traina il mercato pubblico e privato dell’ingegneria e dell’architettura”.

Insomma, la vicenda dopo il passaggio dell’Aula di Montecitorio sembra avviarsi a una conclusione, mentre la frattura tra i due volti del mondo dell’Ingegneria e dell’Architettura sembra essersi fatta ancora più profonda.


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