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De Profundis

Creato il 11 settembre 2011 da Thegirlwithcurioushair
"Solo i peccati dell’anima sono vergognosi. 
Credi davvero di essere stato degno dell’amore che ti portavo in un qualsiasi periodo della nostra amicizia, credi che per un solo momento io abbia pensato che tu lo fossi? 
Sapevo che non lo eri. 
Ma l’amore non si contratta al mercato né lo si misura con la bilancia del truffatore. 
La gioia che da esso ci proviene, come la gioia dell’intelletto, sta nel sentirsi vivi. 
Lo scopo dell’amore è l’amore: né più né meno. 
Tu mi fosti nemico: un nemico come mai ebbe un uomo. 
Ti avevo donato tutta la mia vita: tu la gettasti via.
In meno di tre anni mi avevi completamente rovinato sotto ogni punto di vista. 
Per il mio bene non potevo fare altro che amarti. 
Sapevo che, se mi fossi abbandonato all’odio per te, nell’arido deserto dell’esistenza che mi attendeva, e che ancora calpesto, ogni roccia avrebbe perso la sua ombra, ogni palma si sarebbe avvizzita, ogni pozzo d’acqua avrebbe rivelato il tossico alla sorgente. Cominci a capire ancora un poco adesso? 
Si desta la tua immaginazione dal lungo letargo in cui è giaciuta? Cominci ad avvertire che cosa sia l’amore la sua natura? 
Non è troppo tardi affinché tu impari queste cose. 
Là dove è il dolore è terra benedetta. 
Un giorno capirai ciò che significa. 
Non saprai nulla della vita finché non avrai capito questo. 
La conclusione di tutto questo è che sono costretto a perdonarti. 
Lo devo fare. 
Non scrivo questa lettera per instillare amarezza nel tuo cuore ma per strapparla dal mio. 
Per il mio stesso bene devo perdonarti. 
Non si può continuare a nutrire una serpe in seno, non ci si può levare ogni notte per seminare spine nel giardino della propria anima. 
Non mi sarà difficile perdonarti se tu mi aiuterai un poco. 
Ora il mio perdono dovrebbe avere un significato profondo per te. 
Un giorno te ne renderai conto.
Per quanto sia stato terribile quello che mi hai fatto, è stato ancora più terribile quello che io ho fatto a me stesso. Cessai di essere padrone di me. 
Non fui più io a governare la mia anima e non lo sapevo. 
A te permisi di dominarmi.
Dalle lettere che Oscar Wilde scrisse a Lord Alfred Douglas, l'uomo passato alla storia come la più grande troia mai vista.

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