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Declino dell’impero: un missile contro Wall Street

Creato il 10 marzo 2016 da Albertocapece

r_2012032116352880881600Il settimanale guerrafondaio di ispirazione repubblicana National Interest è molto preoccupato: ritiene che gli Usa abbiano troppo poche portaerei, che gli aggiornamenti aeronavali siano troppo lenti e altrettanto il turn over dei mezzi, che le capacità di reazione russa e cinese abbia  fatto un salto di qualità rendendo molto più vulnerabili le forze americane compresa la nuova portaerei Gerald Ford che dovrebbe prendere servizio a maggio, definita un cimitero di lusso per 5000 marinai americani  Non hanno tutti i torti i ganassa di area repubblicana: dopo i nuovi missili antinave di Pechino che tanto stanno preoccupando Washington ecco che arriva un nuovo ordigno russo il 3M22 Zircon un missile navale che raggiunge i mach 5 ed è dunque praticamente invulnerabile alle difese anche più sofisticate. Per di più oltre ad equipaggiare via via tutti i vascelli di Mosca verrà  montato anche su bombardieri realizzati appositamente per dar la caccia alle portaerei.

Non si tratta di giocare ai soldatini, ma di capire che l’evoluzione della missilistica, dell’elettronica e dei sistemi d’arma stanno rendendo molto più vulnerabili di prima le grandi flotte ossia proprio quel potere navale che è stato lo strumento fondamentale  dell’impero anglosassone: il pilastro di oltre due secoli di dominio. Se la portaerei è stato il mezzo attraverso il quale è stato possibile protrarre, anzi ad accrescere l’egemonia dopo la nascita dell’aviazione e permettere un controllo militare sull’intero globo, adesso la situazione cambia e navi del costo di decine di miliardi possono essere facilmente preda di armi dal costo infinitamente inferiore, dunque realizzabili  in grande quantità  e, in prospettiva, acquisibili anche da piccole potenze. Insomma in un conflitto che non sia drammaticamente asimmetrico come la maggior parte dei quali abbiamo assistito negli ultimi decenni, i rapporti di forza si stanno spostando verso le potenze continentali rispetto a quelle marittime. Del resto le cose possono cambiare molto in fretta e se nel 1854 le navi del commodoro Perry forzarono il porto di Tokio ostacolate solo da qualche freccia incendiaria o da qualche colpo di antichi moschetti portoghesi del ‘600, meno di 90 anni dopo i nipoti dei  samurai sconfitti erano davanti a Perl Harbour con le più grandi portaerei mai costruite fino a quel momento.

Il fatto è che questi cambiamenti sempre più evidenti man mano che si delinea la resurrezione della Russia e la maturazione della potenza cinese, si collegano in maniera sinergica alla crisi chiaramente endemica del sistema mercatista e finanziario imposto ovunque dall’impero assieme al dollaro. E non è una buona notizia perché da una parte Washington, dopo aver buttato nella tazza  qualsiasi brandello di diritto internazionale  deve assolutamente assumere un completo controllo sull’Europa e sulle altre sparse colonie, mentre dall’altra è sempre più tentata dal risolvere la questione dell’egemonia con la guerra finché gode di un margine di vera o presunta superiorità: asserire il diritto del più forte è letale se non si è effettivamente i più forti. Del resto questa situazione, queste sinergie, questi umori, prendono corpo nella stessa campagna elettorale con un candidato democratico che ha dovuto fare un vero patto col diavolo dell’industria bellica per imporsi su Sanders e un presumibile vincitore per i repubblicani, più rozzo, ma forse meno guerrafondaio dei suoi concorrenti e tuttavia del tutto imprevedibile nel suo impatto con la realtà mondiale che per lui è sempre stata una realtà di affari e per il resto non molto diversa dalla weltanschauug proposta dalla Disney. Ma il perno su cui tutti incardinano in un modo o nell’altro la leva della loro campagna è la difesa dell’egemonia Usa e la volontà esplicita di colpire chi in qualche modo la ostacola, rifiuta di prendere atto della volontà di Washington o osa difendersi. Che del resto è anche un argomento principe per distrarre i cittadini dai drammatici problemi di impoverimento progressivo e lasciare che Wall Street detti l’agenda politica. Ecco un bel missile non ci starebbe male.


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