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DEI PRIMATI DELL’OCCIDENTE – O l’ostracismo del politically correct

Creato il 14 gennaio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
419px-Archers_frieze_Darius_palace_Louvre_AOD487di Riccardo Alberto Quattrini. L’Occidente nel bene e nel male ha dato il <<la>> al pianeta. Anche per coloro che vorrebbero cambiarlo, distruggerlo, ridisegnarlo sono costretti a usare i suoi prodotti: banche, armi, cellulari, tivù, computer. Possiamo definire con un termine di “civiltà occidentale”, l’inizio di questo lungo cammino, dove si mise la nota del Bene come fine della vita e dell’osservanza delle Leggi mediante la Ragione e la Libertà per raggiungerlo, non possiamo che pensare all’Atene del 430 a.C. dove gli abitanti erano all’incirca 155 mila e che due o trecentomila persone vivessero nelle città-Stato. Dunque al massimo i “greci” ammontavano a mezzo milione di individui. Nella stessa epoca i persiani, erano quaranta milioni.

Eppure i primi ebbero la meglio sia sulla terra, a Maratona (490 a.C.), che sui mari, a Salamina (480 a.C.). Inoltre la geografa della Grecia contraddice a tesi secondo cui in tempi successivi la supremazia europea sarebbe stata riconducibile a favorevoli condizioni geografiche. In Grecia le terre “migliori” erano sassose e la loro produttività mediocre. La regione non dispone neanche di un fiume navigabile e ha la disgrazia di non avere risorse naturali. Mentre i grandi imperi dell’epoca – Egitto, Persia, Cina – occupavano enormi e fertili pianure, attraversate da grandi fiumi. Eppure è lì che nell’Atene del VI e V secolo a.C., che ebbe inizio quella che oggi chiamiamo appunto la “civiltà occidentale”. Alla civiltà è dedicato un libro del più autorevole sociologo delle religioni alla Baylor University, Rodney Stark, La vittoria dell’Occidente. La negletta storia del trionfo della modernità; è un bignamone di storia della civiltà occidentale, oltre seicento pagine per fortuna alleggerite dalla suddivisione in brevi capitoli. Stark ne ha per tutti. La Cina, per esempio, conosceva la carta e la polvere pirica, ma ci faceva aquiloni o giochi pirotecnici, nell’XI secolo un’industria siderurgica fiorì nel Nord della Cina, ma i mandarini della corte imperiale dichiararono il ferro monopolio di Stato, se ne impadronirono e così distrussero la produzione siderurgica cinese. Nel 1517 i portoghesi trovarono una società arretrata e preda di frequenti carestie, <<inoltre le classi privilegiate ritenevano più importante azzoppare le ragazzine bendando loro i piedi, che sviluppare tecniche agricole più produttive di quelle che avevano per far fronte alle frequenti carestie>>. Anche il potentissimo impero ottomano dipendeva dalla tecnologia europea per le flotte e gli armamenti; per il resto, doveva vivere di continue conquiste, depredazioni e lavoro di schiavi. E qui Stark non esita a demolire il più tenace dei luoghi comuni: Lo splendore della cultura islamica mentre l’Europa marciava nell’ignoranza. In realtà gli arabi assorbirono le acquisizioni dei popoli conquistati e ridotti a dhimmi (“un dhimmi era un suddito non musulmano di uno Stato governato dalla shari’a: la legge islamica” Fonte Wikipedia.) <<Era la cultura giudaico-cristiana greca di Bisanzio, sommata con il notevole sapere di gruppi eretici cristiani come i copti e i nestoriani, più le vaste conoscenze della Persia zoroastriana (mazdaica) e i grandi successi matematici degli indù (si tengano presente le antiche ed estese conquiste musulmane in India)>>. Inoltre, <<non solo i dhimmi furono all’origine della maggior parte della scienza e del sapere “arabi”, ma fecero anche la maggior parte delle traduzioni in arabo>>. Il celebre califfo Al-Mansur che fondò Baghdad nel 762 si affidò a progetti di uno zorastriano e di un ebreo. Nel secolo precedente il califfo Abd al-Malik edificò a Gerusalemme la maestosa Cupola della Roccia grazie ad architetti e maestranze bizantine. Il famoso Avicenna era persiano, come pure Omar Khayyman e Al-Khwarizmi, padre dell’algebra. I più eminenti medici dell’impero musulmano erano cristiani (gli astrologi erano ebrei quando non addirittura pagani). E fu il cristiano nestoriano Hunayn ibn Ish-aq al-Ibadi (in latino noto come Johannitius) che <<raccolse, tradusse, corresse e diresse la traduzione di manoscritti greci, soprattutto quelli di Ippocrate, Galeno, Platone e Aristotele, in siriaco e arabo>>. Ma <<quando, nel XIV secolo, i musulmani soffocarono qualsiasi forma di non conformità religiosa, l’arretratezza islamica divenne evidente>>. Infatti, la scuola di pensiero islamico detta mu’tazilita (che noi definiremmo razionalista) giunse al culmine con i califfi abbasidi, in poi prevalse il fondamentalismo ash’arita e la dottrina dell’imam Ibn Hanbal, che portò alla persecuzione dei <<filosofi>>. I numeri <<arabi>>, con lo zero, Leonardo Fibonacci (1175-1235) li apprese in Siria e in Egitto, dove divennero oggetto di studio capillare, perfino di massa. Quando nel 1453 i turchi presero Costantinopoli, gli intellettuali bizantini emigrarono in Europa e portarono con sé tutte le opere degli antichi greci di cui gli europei conoscevano solo frammenti. E fu il Rinascimento, che addirittura rese organizzato e sistematico lo studio del greco (ancora oggi lo si impara nei licei), cosa impensabile nel mondo islamico. Sì, perché è la religione che forgia la mentalità. L’Occidente ribolle di idee, di invenzioni, fa tesoro di quel che impara, è continuamente proteso in avanti, ma solo perché la sua mente è stata formata dal cristianesimo. Basta guardare alle altre tradizioni per rendersene conto.

Perché la scienza e la democrazia sono nate in Occidente, insieme all’arte figurativa, ai camini, al sapone, alle canne dell’organo e a un sistema di notazione musicale. Inoltre, dal XII secolo soltanto gli europei avevano occhiali e gli orologi meccanici. E poi i telescopi i microscopi e i periscopi. Il merito di tutto quello che è accaduto in materia di sviluppo della civiltà va attribuito alla circolazione delle idee. Sono le <>, più che le <>, all’origine della modernità. Sono sempre le < che spiegano <>: sono gli occidentali <>.

Stark chiama <>, l’ascesa di quell’Impero. Perché scrive, <>. Oltre alla mancanza di innovazioni tecnologiche, <>. E anche i celebri testi di Terenzio e Plauto furono per intero di derivazione greca. Per Stark <>. I <> hanno visto due soli significativi fattori di progresso: <>. A cadere poi <>. Al contrario, scrive Stark, <>. Quanto alla svolta di Costantino, scrive l’autore, l’immenso favore dimostrato da quell’imperatore romano al cristianesimo <>. Eamon Duffy, (storico irlandese e accademico, docente di Storia del Cristianesimo presso l’Università di Cambridge. Fonte Wikipedia), nella sua storia del papato, ha fatto notare che Costantino elevò il clero a tali livelli di ricchezza, potere e status che i vescovi <>. Con la corruzione che ne derivò.

Stark quando analizza i cosiddetti <> afferma che non furono tali, <>. Nel 732, gli invasori islamici, quando penetrarono in Gallia, si trovarono di fronte <>. In seguito, <>. Un sogno che ben presto si infranse. Fu un peccato? Assolutamente no dice Stark <<è una fortuna che quella costruzione sia andata in frantumi>> e la <> sia stata ristabilita. <>. Smentita l’idea che i crociati abbiano <>. Essi si erano <>. Inoltre molti <>. Le crociate, <>, era <>. Pertanto <>. Fu in quel periodo che nacque davvero il capitalismo.  Gli europei si arricchivano dopo aver imparato a sfruttare le fonti di energia. Un fatto eclatante e curioso, racconta Stark che, <>.  I brillanti successi verificatisi nel XVII secolo <>, non vi fu, pertanto nessuna <>. La Riforma <>. L’Europa <>; al contrario <>. In Africa <>.salvo il caso del Congo di Leopoldo II, il colonialismo fu per gli europei non sfruttamento ma salasso, per i <>. Se per l’uomo bianco l’Africa fu un fardello, per l’uomo nero l’Europa fu sollievo da malaria, febbre gialla, mortalità infantile, schiavismo maomettano.

Stark ci esorta a paragonare le tragedie dell’antica Grecia con quelle di Shakespeare, egli dice: <>. Quale è il significato, dunque? Che <>. Secondo la tesi dell’economista Max Weber l’etica protestante sarebbe all’origine del capitalismo, <>, esattamente <>. Una sorta di protocapitalismo, nacque all’incirca a ridosso dell’anno Mille, <>. Dopo l’epidemia di Peste Nera, verso la metà del Trecento, <>, dimostrata da David Herlihy (storico statunitense, studioso di storia medioevale e rinascimentale con particolare interesse per quella della Toscana. Fonte Wikipedia), <<stimolò le invenzioni e lo sviluppo di tecnologie che consentissero di risparmiare forza lavoro>>. Ed ecco che l’Europa medievale <<vide l’ascesa del sistema bancario, di un’elaborata rete manifatturiera, di rapide innovazioni in campo tecnologico e finanziario, nonché una dinamica rete di città commerciali>>. L’autore anticipa l’inizio, o almeno i <<primi passi>>, di quella che, in seguito, avremmo definito la <<Rivoluzione industriale>>.  Se già l’Europa era più avanti del resto del mondo in fatto di tecnologia, <<ma alla fine del XVI secolo quel divario era ormai diventato un abisso>>. Un esempio lo fa Stark quando, a margine di una notazione, riferendosi alla battaglia di Lepanto (ottobre 1571), la flotta cristiana quando saccheggiò le imbarcazioni turche ancora non affondate, i marinai cristiani vittoriosi scoprirono un autentico tesoro in monete a bordo della <<sultana>>, l’ammiraglia di Ali Pasha, e ricchezze quasi altrettanto ingenti, nelle galee di parecchi altre navi. Il motivo lo spiega Victor Davis Hanson (un americano di storia militare, editorialista, professore e studioso di guerra antica. Fonte Wikipedia). <<Non essendoci un sistema bancario, temendo una confisca qualora avesse scontentato il sultano sempre attento a tenere i propri averi al riparo dell’attenzione degli esattori fiscali, Ali Pasha si era portato la sua immensa ricchezza a Lepanto>>. Stark fa notare che Ali Pasha <<non era un contadino che nascondeva il surplus del raccolto, ma un membro dell’élite dominante… se una persona come lui era in grado di trovare investimenti sicuri e non se la sentiva di lasciare i suoi soldi a casa, come era possibile che qualcun altro potesse sperare di far meglio?>>. L’idea espressa in epoca medievale, che la cultura islamica fosse molto più avanzata di quella europea <<è un’illusione>>. Che Stark voglia, in questa pagine, alludere alle abbaglianti illusioni recenti delle cosiddette primavere arabe, è assai lampante. L’Occidente è sempre stato un ribollire di idee, di invenzioni, fa tesoro di quel che impara, è continuamente proteso in avanti, ma solo perché la sua mente è stata formata dal cristianesimo.

Bibliografia

Rodney Stark

“La vittoria dell’Occidente. La negletta storia del trionfo della modernità”

Lindau, Collana i Leoni

Pagine 648

Euro 34,00

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Arrigo Petacco

“La croce e la mezzaluna” – Lepanto 7 ottobre 1571: quando la Cristianità respinse l’Islam -.

Mondadori Le Scie

Euro 18,00

Rodney Stark è sociologo della religione e docente di Scienze sociali presso la Baylor University, in Texas. Tra le sue numerose pubblicazioni: La vittoria della Ragione, Ascesa e affermazione del cristianesimo, La scoperta di Dio, Un unico vero Dio, Gli eserciti di Dio, Le città di Dio, A gloria di Dio, e Il trionfo del cristianesimo, tutte edite da Lindau.

Featured image, militari persiani, probabilmente appartenenti al corpo degli Immortali; fregio nel palazzo di Dario a Susa, ora conservato al Museo del Louvre. Fonte Wikipedia.


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