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Del complesso di inferiorità di alcuni credenti di fronte alla Scienza

Da Salvoc
Del complesso di inferiorità di alcuni credenti di fronte alla Scienza Ultimamente mi è capitato di leggere degli articoli il cui titolo era del tipo: “Einstein, grande scienziato era credente”, “Quasi tutti i più grandi scienziati del passato credevano in Dio” e così via. Devo confessare che quando avevo una Fede insicura ero in qualche modo rasserenato da affermazioni di questo tipo, ora invece da quando la mia fede si è trasformata in una convinzione profonda e operativa, queste mi sembrano asserzioni inutili e manifestanti in qualche modo una specie di complesso di inferiorità del credente verso lo scienziato, una specie di conferma della convinzione da parte di chi si premura di proclamare queste cose che la Scienza sia quasi superiore alla Religione ovvero che la ragione sia prevalente rispetto alla fede.
Il mio professore di Fisica teorica per invitarci a mettere i piedi per terra e per farci capire come il cosiddetto 'esperto' possa correre il rischio di perdere la visione della globalità delle cose e commettere degli errori, soprattutto se crede di poter esprimere pareri in ambiti che non gli sono propri, ci portò l'esempio del paradosso 'dello specialista' cioè “uno che studia in maniera sempre più approfondita un ambito sempre più ristretto della realtà, finché alla fine saprà tutto... su niente!”. Credo che la maggior parte delle persone che si occupano di scienza, lo facciano studiando un ambito relativamente piccolo della natura, e mentre magari possono dire delle cose interessanti e appropriate sul loro campo,  in altri ambiti il loro parere non può che valere come quello di chiunque altro.
Io sono convinto che il solo studio dei fenomeni naturali non possa portare  alla Fede. Infatti vi sono sia valenti ed eminenti scienziati atei e che credenti. Ogni fenomeno naturale, almeno nel nostro momento storico, può essere spiegato infatti sia da un punto di vista soprannaturale che da una visuale naturalistica e atea. Esempi se ne potrebbero portare tanti. Provo ad elencarne solo due, tanto per rinfrescare la memoria: Il Big Bang, che dai credenti viene interpretato i come la nascita dell'Universo dal 'Fiat' divino,  dai naturalisti viene semplicemente visto come un accadimento naturale permesso dal Principio di Indeterminazione e la cosiddetta 'Sintonia fine delle costanti e leggi fisiche', che viene letta da alcuni come una prova del fatto che il Creatore avrebbe stabilito delle leggi precise per la nascita della vita,  così 'sintonizzate' che non possono non essere state volute, mentre altri fanno l'ipotesi che esistano infiniti Universi ognuno dei quali avrebbe delle leggi e costanti fisiche stabilite dal caso e per loro noi ci troviamo giusto in uno di quegli Universi in cui casualmente i valori sono tali che può spuntare ed evolversi la vita .
Credo perciò che la Fede nasca indipendentemente dalla studio o osservazione dei fenomeni naturali. Questi ultimi possono al più portare ad un rafforzamento di essa, ma anche quando si dice “lo scienziato tal dei tali, studiando la natura si è convinto dell'esistenza di Dio” credo che non si tenga in debito conto il fatto che la Fede in quella persona è nata indipendentemente dai suoi studi, semmai essi l'avranno rafforzata...Perché faccio una affermazione così perentoria? Ma per un motivo abbastanza semplice: la Fede, e mi sembra che lo dica anche il catechismo della Chiesa cattolica, è un dono che Dio fa alla creatura rivelandogli nel cuore e nella mente quel poco di Sé che gli permetta di 'sentirlo' e 'amarlo'. Per il resto deve essere la creatura che deve cercare e credere nel suo Creatore. Dio infatti non si impone: ama stare tra le pieghe della storia e della natura.
Questo significa che non ci sarebbero 'prove' dell'esistenza di Dio? Non dico assolutamente questo, io credo anzi che fenomeni extra-naturali, in cui Dio ha lasciato un segno 'certo' della sua presenza, ce ne siano, basta analizzarli senza 'paraocchi' e con onestà intellettuale.

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