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delfini si, delfini no

Da Deboraserra

delfini si, delfini noQualche giorno fa abbiamo visto due delfini che nuotavano poco distanti dalla riva…hanno saltato fuori dall’acqua, si sono immersi, hanno nuotato a pelo d’acqua e poi si sono allontanati verso un’altra riva.

È stato bello anche se l’incontro non è stato chiaro e vicino come all’acquario mi ha lasciato una sensazione piacevole…mooolto piacevole. Sulla cattività dei delfini mi sono imbattuta spesso in notizie un po’..sconcertanti. Tutto è iniziato con la testimonianza di Ric O’Barry, ex addestratore di delfini, oggi attivista per i loro diritti.

Nella mia vita ho catturato circa 100 delfini, negli anni ’60, compresi i 5

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usati per la serie Flipper. Ero uno degli addestratori piu’ pagati del mondo. Se volevo potevo mettere in piedi un programma di addestramento di delfini e fare 3-4 milioni di dollari l’anno. Sono cambiato quando Flipper e’ morto suicida tra le mie braccia. Uso questa parola con trepidazione, ma non conosco un’altra parola che descriva l’asfissia auto-indotta. I delfini e gli altri mammiferi marini non respirano in modo automatico. Ogni respiro e’ un atto conscio, ed e’ per questo che non dormono mai. Se la vita diventa una pena insopportabile, semplicemente decidono di non respirare piu’. Flipper mi ha guardato negli occhi e ha smesso di respirare. In quel periodo ero estremamente ignorante. Ora sono contro la cattivita’.

In realtà non è solo la depressione a stroncare questi animali, un’inchiesta di qualche anno fa pubblicata da L’Espresso ha messo in luce molti casi di morti ingiustifite: Romeo stroncato da una necrosi epatica a causa dell’alimentazione imposta dal suo allenatore (privazione di cibo e somministrazione di ormoni); Violetta morta soffocata a causa della spina dorsale spezzata; Hector morto a causa di un’infarto del miocardio, sono solo alcuni dei casi di morti che avvengono in Italia.  I delfini muoiono perché noi li vogliamo veder saltare, perché i parchi acquatici devono guadagnare e si impongono ritmi insostenibili a questi animali.

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Non è un caso che Oscar Carini, ex addestratore a Gardaland abbia dichiarato “Non si possono costringere i delfini a fare tutti i giorni 5 o 6 spettacoli pensando che non ne risentano. Loro sono come noi. Sono intelligenti. Gli allenamenti aggressivi finiscono per ucciderli”, e ancora descrivendo il suo successore dichiara che è un tipo “senza etica professionale ed esperienza, ai vertici del parco piaceva: era superproduttivo, ubbidiente, molto cortese. Con i cetacei, invece, usava le maniere forti. I delfini, davanti a lui, saltavano fuori dall’acqua decine di volte. Sempre alla velocità della luce: perché avevano la pelle irritata dal cloro e ogni balzo rappresentava per loro un po’ di refrigerio. Tanta iperattività era entusiasmante per il pubblico, molto meno per gli animali: la Guardia forestale in un rapporto racconta, per esempio, la storia di Tom e Jerry, due otarie «dagli occhi velati di bianco» perché vittime di «eccessi da cloro»”.

Sul caso di Violetta Giuli Cordara, presidente di Animal and Nature Conservation Fund, ha dichiarato: “Siamo nel 2000. Non voglio neanche pensare che qualcuno le abbia potuto dare una bastonata durante l’addestramento, quelli sono metodi da età della pietra”…

Un modo per contrastare tutto questo è smettere di andare a visitare questi parchi…se non sono fonte di reddito questi animali verranno lasciati in pace.



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