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Dell’arte di tacere e di altre cose

Creato il 02 dicembre 2013 da Annaaprea55

Strano…più siamo connessi più nasce il desiderio di sconnessione, più ci avvertono dell’importanza della socialità digitale, più sentiamo il desiderio di isolarci. Nel rumoreggiare dispersivo di facebook, di twitter e dei nostri cellulari c’è qualcosa che, per contro, richiama un bisogno di silenzio.

GOOGLE Mi sembra quasi scandaloso parlare di silenzio su un blog che, per sua natura, dovrebbe rispondere alla leggi della chiacchiera fatta con l’obbligo della regolarità. Lo dicono tutti gli esperti no? Google “ha fame di contenuti”, e di contenuti indicizzabili, ottimizzabili, accessibili. Come se un contenuto fosse un oggetto generico e, di per sé (per il solo merito di essere un ‘contenuto’) interessante. Mi chiedo spesso perché nessuno, nella semantica del web, usi la parola argomento al posto di contenuto. Chissà.

IL LIBRO Nel frattempo ho scovato un libriccino delizioso il cui ‘contenuto’ mi sembra fornire non pochi spunti di riflessione. Il libriccino in questione ha per titolo L’arte di tacere (Lit Edizioni, settembre 2013, 5.10 euro), lo ha scritto alla fine del Settecento l’abate Dinouart, che fu predicatore, polemista e sostenitore, insieme con Voltaire e Rousseau, dei diritti delle donne.

L’ARTE DEL SILENZIO Cosa dice Dinouart? Intanto dice che esistono vari tipi di silenzio: un silenzio prudente, quando si sa tacere opportunamente;  un silenzio artificioso, quando si tace per sorprendere coloro che ci dichiarano i loro sentimenti senza raccontare loro i nostri; un silenzio compiacente, quando non vogliamo contraddire l’interlocutore; un silenzio spirituale; un silenzio stupido, quello  degli stupidi appunto; un silenzio dispregiativo; infine un silenzio politico, quando si tace per convenienza.

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GUIDA ALL’ARTE TACERE I principi costitutivi  del silenzio esposti dell’abate Dinouart  sono tanti, ne indico alcuni in ordine sparso:

  • Si deve smettere di tacere solo quando si abbia qualcosa da dire che valga più del silenzio.
  • C’è un tempo per tacere come c’è un tempo per parlare ma il tempo per tacere deve essere, nell’ordine, sempre il primo.
  • Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezza e imprudenza, ma parlare quando si dovrebbe tacere, è segno di leggerezza e indiscrezione.
  • Esistono delle maniere di tacere senza chiudere il proprio cuore, di essere discreto senza essere cupo e taciturno, di nascondere alcune verità senza coprirle con menzogne.

L’ultimo principio, il più interessante, il più vero, il più spirituale è questo:

“L’uomo non è mai tanto padrone di sé quanto lo è nel silenzio: quando parla egli sembra perdersi al di fuori di sé e dissolversi nel discorso al punto da appartenere meno a se stesso che agli altri”.

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CONTENUTI E CONTENITORI Siamo portati a pensare che tacere e parlare siano due direzioni contrapposte ma non credo…penso piuttosto che appartengano allo stesso piano dell’essere, forse si tratta di riconoscere le differenze delle due modalità, allora si può recuperare il silenzio come atto comunicativo, rivestire cioè le parole di silenzio. Per evitare, dice sempre l’abate Dinouart, “che la smania di pubblicare generi sciocchezze”. Devo starci bene attenta.



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