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Della crescita (con moderazione)

Creato il 29 aprile 2012 da Antonio
Della crescita (con moderazione) Tempo fa in auto lungo l'autostrada ascoltavo una trasmissione alla radio in cui un paio di commentatori discutevano del favore dei mercati nei confronti dei paesi europei e dicevano che la Gran Bretagna è più affidabile dell'Italia perché quando il governo inglese dice che verrà ridotta la spesa pubblica (leggi licenziamenti in massa di lavoratori "in eccesso" nel settore pubblico) sicuramente lo farà, mentre per l'Italia questo proposito è più difficile da realizzare!
Oggi è più "affidabile" un paese che sa tagliare le sue "risorse", ovvero licenziare i lavoratori, anziché pensare a come farli produrre, questo nonostante i continui peana sulla crescita e la produttività.
Dal Governo non manca giorno che arrivi una invocazione di crescita, ci dicono che bisogna rilanciare la crescita, che bisogna fare qualcosa per la crescita, insomma questo mantra della crescita è l'assillo continuo di una squadra di "esperti della crescita economica". E che si fa per questa benedetta crescita? Persino Napolitano, che non mi sembra mal disposto nei confronti dell'esecutivo, tempo fa parlò di "invocazioni quotidiane, a volte un po' fastidiose vacuamente polemiche" a proposito del continuo riferimento alla crescita senza che vi fossero azioni concrete. Non vorrei mettere zizzania, ma secondo me il capo dello Stato si riferiva al Governo. D'accordo, ci sono vincoli europei, pareggio di bilancio, rigore e tutta quella roba lì, va benissimo. Tralascio il fatto che in queste stronzate ci si sono avvitati gli stessi personaggi che adesso in Europa non sanno come diavolo fare per dare impulso alla famigerata crescita ma è possibile che non venga in mente uno straccio di idea per far circolare i soldi che ci sono? Esperti di economia, sacerdoti del neoliberismo, cultori del capitalismo e neanche un'idea su come far ripartire l'economia? Qualche idea adesso sta circolando in Europa, forse perché la Merkel si sente isolata dalla svolta francese o forse perché ha realizzato che se crollano i paesi europei che importano merci dalla Germania crolla anche la Germania che esporta merci in quei paesi. I rapporti economici sono questioni complicate, non sempre vengono colte al volo le conseguenze!
Io non sono certo un cultore della crescita economica, anzi mi pare che il termine crescita sia intrinsecamente insensato se non accompagnato da opportuna qualifica e confini. Da biologo penso che se qualcosa cresce rispettando dei limiti, dei confini, allora è una cosa buona, se invece cresce senza rispettare dei limiti allora molto probabilmente stiamo osservando delle cellule tumorali in rapida moltiplicazione, si chiama metastasi e solitamente non è affatto una cosa buona. Quei limiti nella società si chiamano diritti, nell'ambiente si chiamano entropia. Diciamo - per farla breve - che mi sono convinto che una rigorosa qualifica al termine crescita possa contribuire a correggerne le storture, una qualifica che faccia volgere la crescita economica in crescita della qualità della vita, che sia rispettosa dell'ambiente e dei rapporti sociali. Ma noi biologi siamo gente semplice, vagamente velleitaria, ci occupiamo di esseri viventi, solitamente vestiamo anche male, non siamo come gli economisti, gente rispettabile, seria, intellettuali di rango. Noi possiamo fare analisi semplici e proposte naif.
Da inesperto in economia mi sono chiesto se non fosse possibile mettere in movimento i soldi disponibili per stimolare la crescita. Allora mi sono fatto l'idea che tentare di sbloccare il credito delle banche potesse essere un buon volano per la crescita. Il bello dell'idea è che i dati direbbero che la strada si può percorrere se si "derogasse" alla teoria che le banche hanno natura di impresa che trovano nella profittabilità la condizione della propria esistenza (teoria divenuta legge con le riforme bancarie degli anni '90), ma quando i dati non sono compatibili con la teoria quasi sempre sono i dati che hanno la peggio!
Ad ogni modo sappiamo che le banche italiane non concedono credito, la chiamano stretta creditizia ma credit crunch fa più paura, sappiamo che ricevono liquidità dalla BCE a tassi vantaggiosi in misura anche maggiore delle banche di altri paesi europei. "Gli interventi sono stati decisi dalla BCE soprattutto con l’intento di contrastare la restrizione creditizia", come dice Carlo Milani, invece buona parte della liquidità è stata dedicata all'acquisto di titoli di Stato, operazione che potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio. Al di là della pur non trascurabile speculazione bancaria sulla differenza tra tasso di interesse con cui le banche ricevono i soldi dalla BCE ed interessi garantiti dai titoli acquistati, diciamo che l'acquisto di titoli di Stato è un'operazione che può dare benefici sul debito perché questo resta in Italia e può essere svantaggiosa per l'esposizione delle banche al rischio insolvenza, insomma un bel loop. In economia ce ne sono tanti, anche in biologia ci sono tanti loop ma solitamente sono meccanismi autoregolativi e funzionano a feedback negativo (e per una bizzarria della lingua si tratta di una cosa positiva): una ghiandola produce un ormone, la concentrazione dell'ormone nel sangue aumenta e raggiunta un certo livello la ghiandola smette di produrre l'ormone, quando la concentrazione dell'ormone diminuisce la ghiandola ricomincia a produrre l'ormone e così via, in modo da mantenere pressoché costante la concentrazione dell'ormone nel sangue, questo è il feedback negativo. In economia invece si trovano spesso feedback positivi che sono cose negative, sono i fenomeni di autoamplificazione, ad esempio una disponibilità economica consente un investimento per accrescere la disponibilità economica e così via. Regola del feedback positivo è "se le cose vanno bene andranno sempre meglio, se le cose vanno male andranno sempre peggio", la prima parte della "regola" eccita gli economisti come adolescenti alla loro prima esperienza sessuale e spesso non gli basta l'intera vita per scoprire la seconda parte e accorgersi che non può essere separata dalla prima! Scherzi a parte, ci sono tanti economisti capaci di pensare molti li trovate nel sito Sbilanciamoci!.
Insomma, mi sono chiesto perché il Governo non interviene sull'erogazione di liquidità come è intervenuto sulle pensioni e sul lavoro? Tutto sommato questi tre ambiti non possono essere del tutto indipendenti, sembrano tre vertici di un solo triangolo: finanziamento, lavoro, pensione. Il finanziamento attiva l'investimento che permette di creare lavoro e il lavoro ha la sua naturale conclusione nel periodo di pensionamento. Allora perché intervenire due vertici del triangolo ignorando il terzo? "Perché altrimenti si violerebbero le regole del libero mercato", risponderebbero i guru dell'economia e della finanza neolib. Qualcuno, meno aduso alle regole del libero mercato e poco avvezzo alla sobria compostezza della retorica politica, risponderebbe con "e sti cazzi" ma probabilmente chi ha maggiore pazienza potrebbe trovare tempo e argomenti per comunicare che le "regole" del libero mercato non sono leggi fisiche, che la loro "violazione" in realtà altro non è che la manifestazione di un differente paradigma cognitivo, che le "regole" del libero mercato non hanno uno straccio di dimostrazione della loro efficacia e così via, ma probabilmente questi sono argomenti che convincerebbero gente semplice, come i biologi, non gli economisti, gente dall'eloquio assai più raffinato!
Eppure di cose da fare nel settore bancario ce ne sono tante. Tutti nel governo parlano di riforme ma nessuno propone una riforma del sistema bancario. Ad esempio si potrebbe introdurre una separazione netta tra attività finanziarie ed attività commerciali delle banche. Niente di nuovo, si tratterebbe di una riforma di roosveltiana memoria, smantellata alla fine degli anni '90. Magari quella riforma potrebbe essere rispolverata dal Governo, anzi, pare ci sia un disegno di legge al riguardo presentato dal senatore Peterlini ma nessuno ne parla.
L'ho già detto, non sono un esperto in materia bancaria ma mi piace pensare che una serie di interventi  sui meccanismi di credito che leghino l'erogazione di fondi alla creazione di lavoro nel rispetto dei diritti e della sostenibilità ambientale potrebbe sbloccare le energie per una crescita che sia più attenta alla massimizzazione della qualità della vita e meno attenta alla massimizzazione dei profitti. Sono appunti frettolosi e disordinati, scritti di getto durante una sosta in autostrada qualche settimana fa. A mio avviso le attività finanziarie devono essere minoritarie, marginali, con una soglia imposta dallo Stato. L'attività finanziaria e quella commerciale non devono comunicare mai, in nessun caso. Le risorse di una attività non finanziano mai l'altra, gli eventuali  guadagni possono muoversi solo in un verso, dall'attività finanziaria a quella commerciale. La finanza deve avere un fine, come dice la radice del termine, il fine della finanza non deve essere guadagnare ma finanziare altre attività. E' necessario prevedere quote per prestiti che finanzino progetti che creino posti di lavoro e, strettamente connessi a questi, mutui per scopi privati. I tassi dei prestiti per i progetti sono differenziati in relazione al quoziente di lavoro (capitale umano) a fronte dell'investimento in capitale finanziario ed in base al potenziale di creazione di valore aggiunto. I progetti devono rispettare rigorosi standard di ecocompatibilità, il mancato rispetto ne pregiudica l'erogazione. Una quota significativa dei prestiti, a tassi inferiori a quelli dedicati per progetti ad alto potenziale produttivo, deve essere dedicata a progetti non strettamente produttivi, due esempi su tutti: sistema sanitario (con alta componente preventiva e non solo curativa) e tutela del patrimonio paesaggistico, artistico e culturale. I progetti devono essere vagliati e monitorati dall'inizio alla fine con attività di rigorosa e trasparente rendicontazione soggetta a verifica da parte di controllori pubblicamente riconosciuti e certificati.
Posso immaginare che la cura non sarebbe indolore per le banche. Qualche tempo fa l'associazione bancari ha lamentato la proposta di azzeramento delle commissioni per i depositi, poverini! Poiché le lamentele dell'associazione bancari era "sintomo di un grande disagio nel settore bancario", Passera dixit, la proposta è immediatamente rientrata! Ad ogni modo un governo dovrebbe considerare che questo paese ha una vocazione al risparmio da parte delle famiglie più elevato di ogni altro paese in Europa e forse al mondo, nonostante la crisi stia intaccando quel risparmio. Nel 2007 la ricchezza finanziaria detenuta dal sistema bancario in Italia era più di otto volte il PIL. Non mi sembra un dato irrilevante, magari il governo potrebbe farlo pesare quando le banche manifestano il loro "disagio".


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