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Denver Nuggets: nessun motivo per disperarsi

Creato il 26 luglio 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Capolinea. O meglio, primo capolinea. Con la partenza del GM Ujiri, di coach Karl e di Andre Iguodala, Corey Brewer e Kosta Koufos a Denver termina ufficialmente un ciclo che aveva fatto tornare i Nuggets ai piani alti della Western Conference. Ora l’obiettivo è ricostruire, con la consapevolezza di avere comunque una buona base da cui partire.
Partiamo appunto da chi è rimasto: Ty Lawson arriva da una stagione molto positiva, scollinando addirittura oltre i 20 punti di media a partita nei playoffs contro Golden State, e avrà anche per quest’annata le redini della squadra. Javale McGee con coach Karl aveva un minutaggio limitato, che sicuramente crescerà data la partenza di Koufos e per lui ci saranno notevoli responsabilità sotto le plance (non solo su Shaqtin a fool). Per Danilo Gallinari la situazione si fa più complessa: senza Iguodala potrà prendersi più tiri e più isolamenti anche spalle a canestro, ma bisogna tenere sotto controllo i progressi del legamento crociato infortunato per stabilire quando e come potrà rientrare in campo. Il primo violino in attacco rimane comunque Danilo, assieme a Lawson. Poi, “the manimal” Kenneth Faried, pronto ad una stagione da protagonista e da possibile All Star. I mezzi atletici rimangono spaventosi, e c’è solo da curare quel tiro dalla media che è stato spesso discontinuo durante la scorsa stagione. Avrà più spazio (almeno fino al ritorno di Gallinari) anche Wilson Chandler, eterna promessa che deve ancora sbocciare definitivamente.

Il neo GM Tim Connelly ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per trovare i nuovi “pezzi” della scacchiera di Denver e riportare tranquillità in un ambiente scosso dal licenziamento di coach Karl e dalla firma di Iggy a Golden State. Il posto in panchina è stato colmato da Brian Shaw, giovane ma con tanta esperienza NBA, sia da giocatore che da assistente allenatore ai Lakers prima e ai Pacers poi: corteggiato da una decina di franchigie, ha alla fine scelto le montagne del Colorado per iniziare la carriera da head coach. Successivamente è stata la volta dei giocatori: i nuovi arrivati nella “mile- high city” rispondono ai nomi di JJ Hickson (che non rientrava più nei piani di Portland), Randy Foye (da Utah) e Nate Robinson, non trattenuto dai Bulls e firmato con un biennale da poco più di 4 milioni di dollari. Sapranno integrarsi nei meccanismi di Denver?
Foye è una guardia ordinata, che ha sempre dato il suo apporto statistico, da Minnesota all’ultima esperienza con i Jazz, e potrebbe anche coprire l’eventuale vuoto lasciato da Andre Miller, insoddisfatto della dirigenza dopo il licenziamento di Karl, che potrebbe partire. Destano più preoccupazioni Hickson e “Kryptonate” Robinson: il lungo proveniente dai Blazers potrebbe avere problemi di minutaggio e di coabitazione con Faried, mentre l’ex Bulls dovrà ancora una volta adattarsi ad essere il terzo o quarto violino di una squadra, avendo davanti Lawson, Gallinari e anche McGee, partendo dalla panchina.

L’ambiente dei Nuggets, abituato ultimamente a molte vittorie e soddisfazioni, non vorrebbe che questa fosse una stagione di transizione, ma se i “nuovi” non dovessero integrarsi al meglio, la Northwestern Division potrebbe essere più ardua del previsto, con Portland e Minnesota pronte a scavalcare Denver per un posto nei playoff.


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