Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dagli amici di Federsupporter.
I dati circa l’affluenza alle urne per le elezioni amministrative del 26 e 27 maggio scorsi dicono che, rispetto a una, già bassa, affluenza nazionale del 62,38%, l’affluenza relativa alle elezione del Sindaco di Roma si è attestata al 52,80%.
Vale a dire circa 10 punti percentuali in meno del già basso dato nazionale.
Ciò premesso, su “Il Messaggero” di ieri, 28 maggio, a pag. 3, si poteva leggere che l’attuale Sindaco di Roma, On. Alemanno, ha, tra l’altro, dichiarato “Ho sottovalutato l’impatto del derby” e “La passione sportiva e lo scarso appeal della politica sui cittadini hanno tenuto molta gente lontana dalle urne”.
Peccato che il Sindaco Alemanno sia l’ultimo che può legittimamente “rimpiangere” l’impatto del derby sulla affluenza alle urne.
Nonostante, infatti, egli avesse pubblicamente espresso forti riserve e perplessità in ordine alla coincidenza del derby con la prima giornata elettorale per l’elezione del Sindaco di Roma, poi, in sede di commento del Decreto emesso il 15 maggio scorso dal Presidente della Sezione III quater del Tar del Lazio, a seguito di ricorso del Codacons, aveva definito la conferma della data del derby il 26 maggio e l’inizio dello stesso alle ore 18,00 come una decisione “ragionevole”.
Non solo, ma l’Avv. Andrea Magnanelli, Capo dell’Avvocatura del Comune, nel commentare la successiva ordinanza del 21 maggio scorso, assunta in sede collegiale dalla Sezione III quater del Tar del Lazio, confermativa della data di svolgimento del derby il 26 maggio con inizio dalle ore 18,00, affermava “Siamo contenti che sia stato a questo punto confermato giorno e orario della partita da parte del Tar. Ulteriori spostamenti avrebbero solo creato confusioni tra i cittadini e i tifosi. Quindi a questo punto bene così. Ritengo che non ci saranno problemi per la concomitanza con la giornata elettorale.”
Come si può, dunque, constatare, le parole di ieri del Sindaco di Roma appaiono come “lacrime di coccodrillo”.
Peraltro, non ci sarebbe voluto molto per capire che l’incidenza del derby sull’astensionismo dalle urne, poi puntualmente verificatosi in termini, come si è visto, macroscopici, sarebbe andato a particolare detrimento proprio della parte politica cui appartiene il predetto Sindaco, posto che è storicamente comprovato che l’astensionismo nuoce maggiormente a quei partiti meno ideologizzati e con uno zoccolo duro di elettori meno fidelizzato.
Ne consegue che chi è “cagion del suo mal pianga sé stesso”.
Un’altra vittima illustre della concomitanza tra il derby e la prima giornata di voto a Roma è la memoria depositata dal Ministero dell’Interno al Tar del Lazio, sempre a seguito del ricorso del Codacons.
In tale memoria, infatti, si poteva leggere che “I cittadini romani non subiscono alcuna compressione del diritto di voto per effetto dello svolgimento, nella stessa data, delle elezioni comunali, dalla finale della Tim Cup 2013, atteso che il diritto di voto, oltre che nelle stesse ore in cui si giocherà la partita, potrà essere esercitato in ogni altro momento in cui le urne sono aperte nelle giornate di domenica 26 maggio e lunedì 27 maggio 2013”.
Laddove, ancora una volta, non bisognava essere degli “scienziati” o degli “indovini” per ragionevolmente presumere, secondo l’id quod plerumque accidit, che la concomitanza tra i due eventi, stante l’assoluta eccezionalità e inusualità del derby del 26 maggio (per la prima e, forse, unica volta, in circa 90 anni, le due squadre romane si giocavano contemporaneamente un importante trofeo nazionale, l’accesso all’Europa League e il primato cittadino), avrebbe comportato una inevitabile e significativa “compressione” del diritto di voto dei cittadini romani.
“Compressione” puntualmente avvenuta e in misura ragguardevole.
Così come il rinvenimento e il sequestro da parte delle forze dell’ordine di veri e propri, nonché impressionanti, “arsenali” (asce, mazze, bastoni, lance rudimentali, picconi, rastrelli, ordigni esplosivi, razzi), l’arresto di 9 persone per aggressioni e danneggiamenti, rendono, persino un po’ patetica, l’evocazione di quel clima e quell’atmosfera idilliache e bucoliche di cui all’ordinanza collegiale del 21 maggio scorso della Sezione III quater del Tar del Lazio.
In quella parte dell’ordinanza, cioè, in cui si rinviene un accostamento tra la giornata del 26 maggio, concomitante quel po pò di derby e l’elezione del Sindaco di Roma, con la città posta, in pratica, “in stato d’assedio”, e una normale, piacevole e spensierata “scampagnata fuor di porta”.
Naturalmente non esiste, perché non può esistere, essendo una probatio diabolica, la prova del fatto che, anche ove non vi fosse stata quella concomitanza, l’astensione dalle urne, nella dimensione in cui si è verificata, vi sarebbe stata ugualmente.
Ma se tale prova non si può dare sul piano fattuale, si può, però, pervenire alla prova contraria sul piano logico, mediante l’utilizzo di dati ed elementi sintomatici, tali da rendere più che probabile che la concomitanza tra il derby e la prima giornata di voto nel Comune di Roma, abbia, viceversa, inciso, in maniera fortemente negativa, sull’affluenza alle urne, pur potendo residuare in proposito qualche ragionevole dubbio.
Ben si può dire, dunque, alla luce di quanto avvenuto, che l’iniziativa del Codacons avrebbe meritato maggiore attenzione, maggiore approfondimento e serietà di valutazione in tutte le sedi, invece, come è stato, di essere liquidata con sufficienza, supponenza, superficialità, fastidio e perfino con qualche irrisione.
In ogni caso, abbandonando l’aplomb del professionista e indossando le vesti del tifoso, non posso che ribadire, non me ne vogliano gli amici romanisti, che domenica 26 maggio 2013 resterà, per me e per sempre, un “beautiful”, anzi “wonderful and unforgettable day”.
(Avv. Massimo Rossetti, Responsabile dell’Area Giuridico – Legale)