Magazine Diario personale

Di candele, biglietti e lattughe

Da Doppiogeffer @DoppioGeffer
Quando si è studentesse universitarie pendolari e con orari di merda, si cerca di affrontare la giornata fuori casa con tanto spirito di iniziativa e con una borsa piena di tutto ciò che riteniamo essenziale: penne, quaderni, libri, portafoglio, lettore MP3 per ascoltare un poco di musica, caramelle per l'alito, medicinali per la gastrite e/o il mal di testa, assorbenti, lima per le unghie, gel igienizzante, ombrello, agenda per segnare gli appuntamenti, abbonamenti per i mezzi pubblici, candele, forchette....
Sì, avete letto bene. Candele e forchette.
Signori e signore, voglio condividere con voi due avvenimenti da me recentemente vissuti. 

Scienza e paranormale, caos e caso, Adam Kadmon e Mago Otelma, Gastone e Paperino....tutto può descrivere quanto sto per raccontare. Siete quindi pronti a rimanere a bocca aperta?
Storia 1: "Studiamo insieme".
Era una mattinata tranquilla, fatta di sveglia presto, treno pieno come una scatola di sardine e tempo a mentula canis. La sottoscritta, mezza addormentata e mezza scazzata, stava percorrendo una delle vie principali di Catania per raggiungere la casa della propria collega, fermandosi giusto un momento per acquistare due lattine di Sprite nella prima putia (aka: bottega alimentare) a portata di mano.
<<Bene, così per pranzo facciamo qualche bel ruttino perchè con la giornata di studio che si prospetta ci vuole...>>
pensai una volta uscita dal negozio con la mia spesa tra le mani.
Così, giunta che fui a casa della collega e fatta per la seconda volta colazione nel giro di tre ore, ci accingemmo a organizzare il tavolo da lavoro; portatile acceso, fotocopie impilate con meticolosità, quaderni aperti sulla prima pagina, calcolatrici ben in linea con le righe della tovaglia plastificata e un litro di acqua a testa per "smaltire il grasso in eccesso".
<<Hai visto che meraviglioso sole che c'è fuori?>>
mi domandò la mia collega (che per comodità chiameremo P.)
<<Già...eppure il meteo portava pioggia!>>
risposi io con sguardo vago e assonnato.
<<Sarà... comunque dai, iniziamo che dopo dobbiamo cucinare!>>
aggiunse lei con fare convinto.
Dunque, con quella carica in più dovuta al caffellatte, ci mettemmo in moto calcolando elettroni acquistati e ceduti, pressioni e volumi, angoli ed energie...fino a quando, nel pieno del lavoro (cioè dopo circa mezz'ora) non accadde l'inaspettato: UN BLACKOUT.
<<Oh cazzo, è andata via la luce!>> 

esclamò P.
<<Sarà mica partito il salvavita?>> 

domandai quasi in automatico.
<<E' una casa per studentesse fuori sede, già è tanto se abbiamo una camera!>>

continuò lei mentre dall'esterno i vari antifurti delle case vicine si univano in un coro poco angelico.
<<Niente, mi sa che è saltata in tutto il quartiere...>>
conclusi come solo Capitan Ovvio sa fare.
<<Se tra mezz'ora non torna andiamo a chiedere informazioni alla signora del primo piano che sa sempre tutto di tutti.>>
finì lei sempre meno propensa allo star lì con i libri davanti.
Un po' per inerzia e un poco per voglia di levarsi la materia dal groppone, continuammo a studiare sfruttando la luce solare che filtrava dalle finestre aperte insieme a gli odori della città e a gli antifurti canori. Alle nostre spalle, una vecchia stufa con annessa bombola a gas.
<<Senti P., la mezz'ora è passata!>>
le dissi al quarto esercizio.
<<Hai ragione...andiamo a chiedere informazioni!>>.
Scendemmo le ripide scale parlando del più e del meno, fino a quando non incontrammo la suddetta vicina. Questa, con fare di superiorità in quanto "vera coinquilina e non studentessa che chissà cosa non fa in quella casa promiscua dove estranee vivono insieme", mi guardò dall'alto in basso per capire chi fossi fino a quando non fu disturbata dalla domanda di P.
<<Anche da lei manca la luce?>>
chiese con educazione la mia collega.
<<Ca cettu no?! Manca a luci e l'acqua e mi dissi a signora da palazzina C ca mancanu fino e quacciu.>>
rispose altezzosamente la vecchia con un dialetto marcatissimo.
<<Come l'acqua?! Noi dobbiamo cucinare!>>
esclamai terrorizzata all'idea di non poter tirare lo sciacquone alla prossima pipì.
<<Chi c'haiu a diri? S'accatta i cosi belli ie fatti!>>
consigliò con fare odioso quella vecchia demedda.
A seguito di tale orribile notizia, io e P. risalimmo in casa sua mogie mogie; niente acqua, niente luce....e fino alle quattro del pomeriggio!
<<Beh, alla fin fine è giorno e fuori c'è sole...il problema luce non è poi così grave!>>
dissi a P. cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno. Purtroppo però non avemmo tempo di metter piede dentro casa che il cielo si oscurò; il sole aveva infatti nascosto i suoi raggi dietro le nuvole cariche di pioggia. Insomma, eravamo senza acqua e senza luce. E dovevamo studiare.
<<Ci vorrebbero delle candele! Ne hai?>>
chiesi alla mia collega.
<<No! Che me ne faccio delle candele?>>
ribatté lei ormai incazzata.
Com'è e come non è, cercammo comunque di portare a termine il nostro lavoro da studentesse sfruttando sia la debole luce della stufa a gas che quella solare ormai intermittente a causa delle nuvole, aspettando l'ora del pranzo.

<<Bene, e mo' come la laviamo l'insalata?>>
si domandò P.
<<Non lo so... anzi, se puoi pure dirmi come fare per tirare l'acqua in bagno te ne sarei grata.>> 

aggiunsi io con la vescica pronta a scoppiare.
<<Mi sa che dovremo usare l'acqua delle bottiglie.>>
concluse la mia amica ormai rassegnata.
Per abbreviare il racconto vi dirò soltanto che nell'ora successiva ci ritrovammo a lavare l'insalata con l'acqua frizzante e che il bisogno primario della minzione divenne un vero e proprio lusso (ovvero: puoi andarla a fare solo se stai realmente scoppiando).
Le nostre mani, sporche di chimica e di trucioli di matita, non furono lavate, infettando così piatti, bicchieri e forchette; le lattine di Sprite messe religiosamente in frigo eran una brodaglia calda senza alcuna bollicina frizzantina che aiutasse la digestione, e la confezione da sei bottiglie s'era ridotta a una sola bottiglia nel giro di pochi minuti. Finito che fu il lauto pasto, ormai stanche e stremate da tale situazione, un solo pensiero incombeva nella nostra mente; come cavolo laviamo i piatti?
<<L'acqua torna alle quattro, ma a quell'ora siamo a lezione..>>
<<Già...e dopo io torno al mio paesello....>>
<<Già... e poi è rimasta gran parte del cespo di lattuga ancora integro...>>
per cinque minuti calò un silenzio carico di stanchezza fino a quando non fu rotto dalla trovata della mia collega.
<<Sai che ti dico? Che i piatti e le pentole posso stare, ma la lattuga no.>>
<<Quindi?>>
<<Quindi me la riporto a casa.>>
Arrivammo in facoltà stanche e incazzate. E con una lattuga ancora sporca di terra in borsa.
Storia 2: "Dov'è la fregatura?"
Il giorno dopo il blackout, avevo ben due ore di lezione. Quindi, una mattinata persa tra viaggi ed attesa mezzi con tanto di prof che si presenta con la sua mezz'ora accademica di ritardo.
<<Bene, vediamo se abbiamo capito la lezione dell'ultima volta!>>

disse mentre scriveva una formula alla lavagna
<<Vediamo se sapete risolvere questa.....LEI!>>
Ci guardammo tutti intorno per capire di chi stesse parlando.
<<Sì, lei in prima fila!>>
Eravamo cinque persone in prima fila.
<<Lei con il golfino blu.>>
L'avevo solo io sebbene si notasse di più il segno del cuscino ancora impresso sul viso.
<<Allora, ecco si dovrebbe porre l'inverso della potenza e derivare rispetto a....>>
incredibile ma vero, riuscì a rispondere correttamente. Il prof mi disse "brava", io mi sentì un genio indiscusso e meritevole di una laurea solo per esser riuscita a risolvere quella formula senza aver studiato e con solo sei ore scarse di sonno sulle spalle, e la lezione riprese fino alla sua fine. Uscita dall'aula, con la mia borsa a tracolla e un libro da studiare sottobraccio, andai verso la metro dove riuscì a beccare la coincidenza.
<<Minchia che culo!>> pensai tra me e me.
Nel giro di 15 minuti ero già in stazione e dovevo solo comprare il biglietto per il treno che sarebbe partito da lì ad un'ora. Mi misi dunque in fila e attesi diligentemente il mio turno poichè non avevo fretta. Ma, al momento del mio turno, una signora ben vestita e dall'accento straniero mi sorpassò tutto d'un tratto.
<<Ma tu guarda sta grandissima.....>> 

pensai nella mia testa.
Stavo per rimproverarla della sua ingente maleducazione dicendole peste e corna, quando lei iniziò a sbraitare contro Trenitalia giacchè aveva perso il treno precedente per pochissimo ed era dunque costretta a prendere l'Intercity per giungere a destinazione il prima possibile.
<<Guardi che l'Intercity costa di più...>> 

le disse la dipendente FS.
<<Non mi interessa, io ho fretta! Si tenga questo biglietto e mi dia quello nuovo.>> 

urlò la signora.
<<Non posso prendere il suo biglietto! Se lo conservi per il prossimo viaggio , altrimenti lo regali a qualche sua amica che deve andare da lì a qui...>>
<<No, le mie amiche non usano i treni!>>
<<Guardi, ne faccia quello che vuole....>>
La signora, con la valigia a lato e il nervoso in corpo, prese il suo biglietto Intercity, mandò a quel paese l'addetta FS e si girò verso di me.
<<Tu dove devi andare?>>

<<Io? Io scendo tre fermate prima della sua...perchè?>>
chiesi stupita.
<<Tieni, ti regalo il mio vecchio biglietto!>> 

disse porgendomi il biglietto non convalidato.
<<Grazie ma lasci almeno che le paghi...>> 

balbettai imbarazzata per quel gesto inaspettato.
<<No no, è un regalo. Non si pagano i regali. Buon viaggio!>>
e se ne andò suoi tacchi verso il binario da dove l'Intercity stava per partire. 

Ero riuscita a rispondere correttamente ad una domanda a bruciapelo del prof e avevo guadagnato un biglietto del treno gratis.
Io, che non son mai stata una tipa fortunata, ero riuscita ad avere due colpi di culo  buona sorte nella stessa giornata e a poche ore di distanza.
<<Bon, si dice che non c'è due senza tre quindi ora o trovo un biglietto vincente della lotteria o incontro Cesare Cremonini.>>
ovviamente non è successo, ma in compenso il mio fidanzato m'ha fatto trovare 
per pranzo non uno ma ben due primi piatti, concludendo così una mattinata fortunata con una scorpacciata di risotto alla marinara e bucatini alla amatriciana

Nel giro di due giorni ho provato l'ebrezza della fortuna e la consuetudine della sfortuna; un blackout e un waterout, un biglietto gratis e una bella figura in facoltà....una settimana strana, che non m'ha permesso di dedicarmi al blog o alla mia persona. Una settimana strana che è quasi finita, per fortuna.


Pochi minuti fa, messaggio su WhatsApp.
"Ohi, lunedì studiamo in aula studio così non ci dovrebbero esser rischi blackout! Io porto da mangiare però tu portati una forchetta! Anzi, porta anche i piatti di plastica per tutte...e delle candele che non si sa mai!".

Lunedì incomincerò la settimana studiando tutto il giorno e con la borsa piena di: portafoglio, gel igienizzante, fazzoletti, gomme da masticare...forchette, candele, piatti di plastica....
aspetto solo di incontrare Cesare Cremonini con un cespo di lattuga in mano.

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