Magazine Diario personale

Di foto, torture e novelli Edipo

Creato il 05 maggio 2014 da Pontomedusa @Pontomedusa

cameraUno degli inviti che mi terrorizzano di più è “la serata per guardare le foto”.

Funziona così: i tuoi amici vanno a fare un viaggetto di tre giorni e scattano 872 fotografie. Una volta, almeno, i costi delle pellicole e dello sviluppo ti limitavano: adesso, invece, con le fotocamere digitali, il numero di fotografie fatte può facilmente tendere all’infinito. Il problema è che questi amici ritengono che siano tutte stupende. Tutte. E che è assolutamente indispensabile che i loro amici e conoscenti le vedano tutte. TUTTE.

Dunque, invitano gli amici con una scusa qualunque, come bere una cosa dopo cena. Ovviamente, si tratta di una subdola trappola. Da notare che non li invitano mai tutti insieme, ma a piccoli gruppi, sia per moltiplicare il loro piacere sadico nel mostrare le fotografie più volte, sia per evitare che le vittime gli ospiti si distraggano chiacchierando tra loro.

Appena i malcapitati entrano in casa, i Fanatici delle Foto bloccano tutte le vie di uscita: sbarrano porte e finestre, se necessario anche la presa d’aria della ventola del bagno cieco. Poi, schierano tutti di fronte allo schermo ultrapiatto da 72 pollici e cominciano la tortura.

“Questi siamo noi di fronte al castello di Cìppirimerlo, questi siamo noi di fianco al castello di Cìppirimerlo, questi siamo noi dietro al castello di Cìppirimerlo, questi sono due che passavano per caso davanti al castello di Cìppirimerlo, questo è il portone del castello di Cìppirimerlo…”
Sono passate già due ore, e ancora non sono state esaurite le angolazioni del castello di Cìppirimerlo. Chi implora pietà, chi supplica per avere almeno un bicchiere d’acqua.
E i padroni di casa che, garruli, cinguettano: “Abbiamo persino comprato un’altra memory card mentre eravamo lì!”
A questo punto, gli amici perdono ogni speranza…vorrebbero chiamare le persone care per dirgli almeno addio, ma i cellulari sono stati requisiti all’inizio della serata, sempre per evitare distrazioni.Non resta che rassegnarsi al fato tristo e crudele, aggrappandosi al pensiero che potranno sempre cavarsi gli occhi a unghiate, per morire almeno senza avere davanti le immagini agghiaccianti del castello di Cìppirimerlo (che sono anche un po’ mosse).


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