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Di matrimoni nell’antica società

Creato il 04 novembre 2011 da Cultura Salentina

di Paolo Vincenti

matrimonio

Dote, matrimonio e famiglia. Approfondimenti a margine di una carta dotale uggianese di fine ‘700, per la collana Autorinediti, è l’ultimo libro di Vincenzo D’Aurelio, pubblicato nel 2010. E’ lo stesso autore a spiegare, dopo alcuni Ringraziamenti, nella sua Introduzione, che “questo saggio nasce in seguito alla lettura di un capitolo matrimoniale rogato in Uggiano la Chiesa in provincia di Lecce, verso la fine del Settecento”.  L’istituto della dote è scomparso dal nostro ordinamento italiano nel 1975 ma permane ancora a livello di tradizione in molte famiglie del sud Italia.

Di fatto però ha perso quell’importanza che rivestiva una volta quando, nel matrimonio, la donna era il soggetto economicamente più debole oltre che socialmente più svantaggiato, e ciò rendeva la dote una risorsa preziosa proprio per la donna, poi moglie e madre, che, grazie a questo istituto oggi desueto, acquistava un minimo potere contrattuale nei confronti del marito, poi capofamiglia e padre. Nel libro, che riporta una prefazione di Cosimo Giannuzzi, D’Aurelio si intrattiene lungamente, ad apertura di trattazione, sugli aspetti generali nella cultura salentina e meridionale del matrimonio, “dal dovere procreativo all’unione d’amore”, e quindi sulla dote e sulla “famiglia, come organizzazione dinamica” e sulla “dote nuziale, come elemento economico e strumento di controllo sociale”.

Quindi, entrando nel merito della sua trattazione, passa ad analizzare esattamente il documento che ha dato l’abbrivio alla pubblicazione del presente lavoro: la carta dotale del 1784 rogata dal notaio Benedetto Maschi a Uggiano La Chiesa il 24 gennaio dello stesso anno. “Charta Dotalis, et Consignatio Dotium Prò Francisco Pisino”: così è scritto su questo documento la cui copia originale, ci fa sapere l’autore, “è conservata presso l’Archivio di Stato di Lecce nel fondo Archivio Notarile alla serie Protocolli Notarili di Uggiano La Chiesa del Notaio Benedetto Maschi. Corrispondente alla segnatura 113/4, Anno 1784, 24 gennaio, carte 4-12”, ed è anche riportata in Appendice. L’autore poi passa ad inquadrare il caso di questa carta dotale nel contesto socio-economico di Uggiano La Chiesa del ‘700 e quindi a presentare le famiglie degli sposi, Francesca D’Aurelio e Domenico Pisino. Facile capire che si tratti degli antenati dello stesso autore, per il quale preziosa fonte di approvvigionamento delle notizie infatti è stato il proprio archivio personale, che, attraverso l’albero genealogico della famiglia e vari documenti notarili rinvenuti,  aveva già dato la stura al D’Aurelio per la pubblicazione del suo precedente testo: “Della famiglia D’Aurelio: storia di una genealogia salentina” (Ed Boepen 2008).La bibliografia che ha fornito la base per questo lavoro di ricerca, come si può immaginare, è molto consistente, comprendendo, oltre ai testi a stampa e a pubblicazioni di carattere storico anche recenti, i documenti conservati nei vari archivi parrocchiali, comunali, notarili e di Stato di Lecce.

D’Aurelio analizza la composizione della dote, soprattutto nel corredo che ne rappresentava la parte più consistente, anche se non in senso prettamente economico. Molto approfondita e accurata l’analisi sociologica condotta dall’autore su questo vero e proprio status symbol (in quanto spartiacque, discrimine fra famiglie povere e famiglie benestanti dell’antichità) che era il corredo, e sul suo confezionamento attraverso la tessitura delle stoffe e l’arricchimento del ricamo. E ci sembra così di entrare nelle case di queste famiglie  della nostra passata civiltà e ammirare queste penelopi salentine intente nel loro lavoro quotidiano, un lavoro fatto di pazienza,  capacità tecnica e passione, sorrette da  speranza di un domani migliore, nonché legittima aspettativa di fare un maritaggio onorevole e duraturo. D’aurelio passa in rassegna i capi che componevano questo corredo e quindi gli accessori femminili ,quali anelli, coralli, perle, di varie quantità e qualità, a seconda della condizione economica della famiglia dotante, la cassa di abete nella quale era riposto il corredo, la “caldara” per la cucina, il “saccone” (una specie di materasso riempito con foglie di mais), poi i tessuti pregiati come, oltre al cotone e alla lana, il lino e la seta, spesso arricchiti con ricami, pizzi, orli, e ancora le coperte, le tovaglie e gli strofinacci, i capi di abbigliamento e via fino agli oggetti più desueti come le pietre preziose, in molti casi usate soprattutto per il loro alto valore simbolico. E così il lavoro di D’aurelio diventa un vero e  proprio saggio di antropologia culturale, avvalendosi, come fonti, di importanti testi pubblicati in questa materia. Dai capitoli matrimoniali di Francesca D’Aurelio si arriva a farsi un’idea della condizione economica e sociale della famiglia della sposa e, per esteso, anche della società uggianese del XIX secolo. A chiusura della trattazione, l’autore propone anche un Dizionario con i termini più ostici usati nella carta dotale.

“Questo studio”, come scrive bene Cosimo Giannuzzi nella prefazione, “ha il merito di collocare un aspetto della cultura in un’ottica di interdisciplinarietà. D’Aurelio valuta tutti gli aspetti economici, storici, sociologici, giuridici, simbolici della dote al fine di spiegare compiutamente questo sistema, le regole di trasmissione e della proprietà dei beni”.  La dote, nelle sue ampie diffuse sopravvivenze presso le famiglie del Sud e del nostro Salento, per quanto espressamente vietata dalla legge, è un retaggio culturale che identifica fortemente la nostra società, ancora per certi versi arcaicizzata da un punto di vista del costume matrimoniale e famigliare. Il fattore economico, non più discrimine nelle famiglie moderne, rappresentava invece un’arma a doppio taglio, soprattutto nelle famiglie più arretrate dei secoli scorsi, laddove poteva essere  motivo di orgoglio da parte della famiglia della sposa per aver contribuito “con onore” al contratto matrimoniale,  ma anche piccola riserva, minimo avamposto, nelle mani della moglie, di fronte allo schiacciante e preponderante potere economico del marito. Il presente saggio era stato precedentemente pubblicato, nel formato e-book, sul sito on line “Cultura Salentina”, rivista telematica di pensiero e cultura meridionale, con la quale D’Aurelio collabora attivamente. Questo studio sulla dote merita di essere letto. Come scrive ancora Giannuzzi,  “i temi affrontati consentono di affermare che [questo] è un contributo sistematico importante per la ricostruzione di un aspetto poco noto del contesto culturale salentino”. E noi siamo assolutamente d’accordo.

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