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Di padre in figlio. Luca de Filippo, una vita per il Teatro.

Creato il 03 dicembre 2015 da Postik @postikitalia

di Gianpaolo D’Elia.

Il braccio, protettivo, sulle sue spalle di bambino. Sette anni sono pochi per avvertire il peso di un’eredità, se poi l’eredità si chiama Eduardo de Filippo, sette anni sono decisamente troppo pochi.

Tuttavia in quel momento Luca si sarà sentito protetto. Due braccia sicure possono fare tanto, possono abbracciarti e darti serenità, anche se di fronte hai il pubblico esigente dell’Odeon di Milano. Due braccia possono sollevarti e farti sentire al di sopra di tutto e tutti, anche della paura: “Perché non ti sei truccato?” “E dopo mi trucco”. Così risponde Eduardo alla domanda ingenua di un bambino; ma in quel momento è solo il papà di Luca e Luca, almeno in quel momento, lo avrà sentito per un attimo soltanto come il suo papà. La risata che proviene dalla platea è liberatoria un po’ per tutti, per gli attori e per il pubblico.

Ma Luca non si è accorto di nulla, forse, appena emozionato, si sarà sentito “grande” in quel mondo costruito dai “grandi”. La scena rievocata, famosa, è quella del debutto sulle scene di Luca De Filippo in occasione della rappresentazione di “Miseria e Nobiltà” al teatro Odeon di Milano; ci siamo divertiti ad immaginare le sue sensazioni, qualche pensiero. Magari invece, in quegli attimi immortalati per sempre, Luca non ha pensato nulla di tutto ciò; magari, dietro il suo sorriso un po’ impertinente, nasconde solo la curiosità di tastare con la lingua il vuoto lasciato dai denti che gli sono caduti, perché Luca, non dimentichiamolo, ha solo sette anni.

E poi? Poi gli anni sono volati via, è volata via una vita dedicata soltanto al teatro, al suo lavoro. Al teatro di Eduardo, certo, ma non solo; si confronta e dialoga con disinvoltura anche con i classici del teatro europeo, Beckett, Molière, Pirandello.

Non possono mancare nella sua lunga carriera anche il cinema e la televisione, ovvio, ma quella di Luca De Filippo è soprattutto una intensa storia d’amore con il teatro. Non poteva essere altrimenti. Sono passati tre giorni dai suoi funerali e tanto, anche troppo, è stato detto; qualcuno ha anche detto che lui, in fondo, non avrebbe voluto fare l’attore. Non sappiamo se sia stato davvero così, poco importa. Sarebbe solo l’ultima ed inutile conferma del suo straordinario talento di attore; perché ce ne vuole davvero tanto, di talento, per riuscire a fingere così bene per una vita intera.

Gianpaolo D’Elia

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