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di shopping online e bikini zebrati

Creato il 21 giugno 2012 da Wakarimasen.org

OK, avrei dovuto scrivere bikini a righe bianche e nere a zig-zag ma era troppo lungo.

di shopping online e bikini zebrati
Bikini a zig-zag della Roxy

Prologo: qualche tempo fa sono stata contattata dal reparto marketing di un noto online shop con la proposta di provare il loro servizio e recensire l’esperienza sul mio blog.

In realtà al posto di questa brevissima intro c’era un lunghissimo paragrafo in cui spiegavo in quale modo questo bikini a zig-zag ben si presta a soddisfare il mio bisogno irrazionale e compulsivo di fare shopping online, ma sto cercando di diventare più concisa e stroncare sul nascere le mie tipiche divagazioni.

Fine del prologo. Dicevamo:

di shopping online e bikini zebrati

Oltre al costume suddetto, irresistibile per i colori, la foggia e la marca che personalmente adoro (come testimoniato già 4 anni fa in questo post sullo shopping alle Hawaii), ho ordinato un paio di ballerine, altro componente base del mio guardaroba. Con questo non voglio dire che il bikini sia un componente base del mio guardaroba. Insomma, mi sono limitata ad acquisti utili e coscienziosi. Dopotutto c’è la crisi.

di shopping online e bikini zebrati
Ballerine di plastica ecopelle e tela

La navigazione tra le varie categorie del negozio online è piuttosto semplice e intuitiva, dettaglio apprezzabile dato che un sacco di gente là fuori sembra del tutto ignara delle necessità del consumatore medio e crea delle UI (interfacce utente) assolutamente non usabili, non intuitive, piene di bug, che fan solo venir voglia di dar fuoco al product manager (o di spegnere il computer, in assenza di un nome e cognome su cui scaricare le proprie frustrazioni). OMG sto divagando di nuovo! >.<

Comunque, l’e-shop è facile da consultare e in quattro e quattr’otto son riuscita a identificare alcuni articoli interessanti filtrando per marca, taglia, colore (!!) e prezzo.

Prevedibilmente, mi sono innamorata del bikini di cui sopra a prima vista, ben conscia del fatto che con le mie uber tette probabilmente sarebbe stato più saggio provarlo dal vivo, ma grazie ai miei meccanismi di razionalizzazione tremendamente efficaci mi sono detta che avrei sempre potuto fare un reso, valutando così anche questo aspetto del servizio. Temo che nel test psicologico di personalità OCEAN sarebbe l’ultima iniziale a fregarmi: N for Neuroticism. Oops.

Michael:  Chi arriverebbe in fondo alla giornata senza due o tre sane razionalizzazioni. Sono più importanti del sesso!
Sam:  Oh andiamo… niente  è più importante del sesso.
Michael:  Ah sì? Reggi una settimana senza razionalizzare?

– dialogo da Il Grande Freddo

La procedura di registrazione e acquistoè veramente semplice e indolore (per una volta… potrei fare un’altra digressione sull’incubo di ordinare qualcosa su fnac.it ma ve la risparmio). Ho apprezzato particolarmente la possibilità di pagare con PayPal, visto che odio dover riscrivere ogni volta il maledetto numero della carta di credito. Ah, le spese di spedizione sono gratuite!

L’ordine mi è arrivato nel giro di 2-3 giorni. Nel mio caso – se devo proprio dirvela tutta – ho ordinato dal sito francese dato che, per chi se lo fosse perso, mi sono trasferita in Francia. L’unica cosa che cambia è il corriere utilizzato: in Francia Colissimo e in Italia Bartolini. Nel pacco c’erano tutte le istruzioni su come restituire la merce in caso di tette troppo grosse taglia errata o altro, dettaglio molto utile visto che mi sono accorta immediatamente che indossando il bikini a zig-zag di cui sopra avrei attirato troppi sguardi di maschi repressi con evidenti complessi freudiani irrisolti (chissà, per i più disturbati magari simili a quelli del caso clinico di Dora che ho purtroppo dovuto studiare al liceo) (l’ho scritto perché ho l’assoluta certezza che i maschi repressi non leggono questo blog). By the way, Freud era un becero sciovinista e io lo odio. Team Jung Forever.

Come avrete capito tutto quello che so sulla psicologia l’ho imparato sfogliando riviste femminili di bassa lega nella sala d’attesa del dottore… sentitevi liberi di correggere le puttanate che temo di aver scritto.

Rendere il bikini striminzito è stato un pezzo di torta (*). Visto che avevo già buttato via le istruzioni per il reso allegate (in un attacco di riciclaggio e ordine acuto), ho pensato di cercare sul sito… Ho scritto ‘reso’, cliccato Cerca e come per miracolo mi sono ritrovata nella pagina con le istruzioni per i resi! Confesso che ci sono rimasta di stucco, pronta com’ero a dover scovare il link rilevante in un elenco disordinato di risultati. Se c’è una cosa che apprezzo è un ottimo servizio clienti. Come technical writer, un unico appunto: le procedure è meglio formattarle come lista numerata (prima 1, poi 2, etc.). In ogni caso, ben fatto!

Insomma ho seguito la procedura guidata sul sito, stampato l’etichetta per il reso e appiccicato il tutto sull’imballaggio originale (perché sono tremendamente environmentally correct e accendo la lavastoviglie dopo le 8 di sera per lavare il mio bento di Gucci edizione limitata con cui ho portato il pranzo in ufficio a base di ingredienti bio e km zero comprati da Eataly in via Montenapoleone, e  con con i miei #apiccolipassi salvo l’ambiente dall’inevitabile distruzione – wow! merito il Nobel per l’effetto emetico). Sì, mi rendo conto di essere stronza, maleducata, antipatica, ingrata, saputella e decisamente insopportabile. Grazie. La verità è che sono invidiosa e ho il pene piccolo.

Poi ho delegato la consegna del pacco al corriere ad un’amica disoccupata, dato che essendo environmentally friendly non ho la macchina ed essendo terminally lazy non avevo la benché minima voglia di svegliarmi 10 minuti prima e andarci io.

Nel giro di un paio di giorni ho ricevuto un’email da Zalando, in cui mi si informava che il reso era arrivato e il rimborso su PayPal (istantaneo!) era stato effettuato.

Comprerei di nuovo? Volentieri! Anche perché il servizio clienti e la procedura di reso semplice e gratuita mi hanno decisamente convinta.

(*) “pezzo di torta”, c’est à dire, “piece of cake”. È un’espressione idiomatica inglese che vuol dire una bazzecola, un gioco da ragazzi. Una roba facile. L’ho tradotto letteralmente perché alcuni traduttori lo fanno, anche per grosse case editrici. Ho pensato di allinearmi per sentirmi una traduttrice importante e di pregio.

P.S. Purtroppo mi rendo conto che per abbreviare il titolo ho finito con l’allungare il post. Oops ^_^


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