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Di trame politiche e canore italiane: bene Grillo e Renzi, ma “fuori!” gli autori del festival. Non dal blog, dalle balle. E sulle perle Stagno – Jannacci.

Creato il 19 febbraio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

imagesdi Rina Brundu. Non mi riesce di scrivere che le consultazioni in streaming tra Grillo e Renzi siano state un fallimento. Forse si sono concluse con un niente-di-fatto, del resto, annunciato, ma a mio avviso hanno fornito un raro elemento probatorio sostanziale a supporto della tesi che questa nazione forse sta cambiando davvero. Lentamente, ma sta cambiando.

E se questa nazione sta cambiando lo dobbiamo anche a Grillo. Lo dobbiamo alla sua determinazione a non offrire la minima chance alla vecchia modalità di fare-politica; lo dobbiamo alla sua determinazione a togliere l’aria ai marpioni di stato, ai baroni interessati, ai professionisti del politichese in senso lato.

Ne deriva che se si guarda al capo del M5S da una simile prospettiva non si può fare a meno di ammirarlo: magari se ne sta fregando dei must-do di legislatura, di sicuro sta ignorando i diktat europei, per certo non sta risolvendo i problemi dell’immediato (del resto quella tipologia di problematiche urgenti sono sessanta anni che non le risolve nessuno), però potrà dire, in  un giorno che speriamo non troppo lontano, di avere lottato come un leone per regalarci un’Italia migliore. Una prima in assoluto per il nostro Paese (e non solo per il nostro), laddove il motto nel background è sempre stato “Meglio una gallina comprata con i soldi pubblici oggi che un uovo comprato coi miei risparmi domani”.

renzigrilloBene anche Renzi che col suo “Grillo, esci fuori dal blog!” ha mostrato altra tempra rispetto a quella circospetta della vecchia dirigenza PD. Ottima anche la sua capacità di non perdere la calma, di incassare, di stare allo scherzo, di chiedere la parola con fermezza e di chiudere senza cincischiare una volta raggiunto lo stallo. Again, non mi riesce di scrivere che le consultazioni in streaming tra Grillo e Renzia siano state un fallimento.

Viceversa non ho difficoltà a scrivere che la prima serata del tanto atteso festival della canzonetta nostrana – anche quel momento-televisivo immagino sovvenzionato con molti dei soldini pubblici di cui sopra – è stata un vero e proprio flop, una delle più disastrose che si ricordino a memoria-digitale. Da quella sorta di incomprensibile quanto incredibile-ma-vera anteprima piffiana (puffiana?); al sipario che non funzionava; alla palpabile indifferenza di pubblico e presentatore verso il destino di chi non ha trovato altro modo per dare visibilità alla sua disperazione del minacciare gesti estremi; all’imbarazzante retorica faziana sulla bellezza; all’imbarazzante retorica scritta di Massimo Gramellini; alla povertà delle prove offerte dagli ospiti stranieri riciclati (anche quando si è miti della musica, se l’assegno sborsato per pagare la tua performance è sostanziale, la stessa performance deve essere sostanziale e non può risolversi nella “presenza”); alla Littizzetto lontana agni luce dalla migliore Luciana Littizzetto; niente e nessuno è parso immune dalla Sindrome del disastro-totale.

Nel panorama lugubre mi hanno così colpito-strano due lampi due perle: la voce coltivata da vero professionista dell’etere (di quelli che purtroppo non abbiamo più!) del mitico Tito Stagno e i volti scanzonati, sorridenti e bonari dei due Jannacci: Enzo, il padre scomparso quasi un anno fa e Paolo, il figlio.

O per dirla con Renzi: “Fuori gli autori di Sanremo!”, non dal blog… dalle balle!

Featured image, Enzo Jannacci. Seconda immagine, screenshot dallo streaming Grillo-Renzi.


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