Magazine Diario personale

Di tutte le ricchezze

Da Iomemestessa

Mia nonna paterna, vedova a 40 anni, con 7 figli da crescere negli anni ’50, era povera, non indigente, ma povera sì. Per rendere l’idea, quella povertà che ti consente di mangiare tutti i giorni con regolarità, e poco altro.

Poi, col boom economico ed i figli che crescevano, le cose andarono molto meglio per tutti e per alcuni di loro anche molto meglio in senso assoluto. Ma nessuno ha mai dimenticato da dove veniva. E tutti si son sempre ben curati di ricordarlo ai propri figli. Così, come memento mori.

Per mia nonna, che pure portava in giro con buona grazia una discreta gerla di sfighe, l’unica cosa veramente biasimevole era rifiutare aiuto agli altri, in parole o opere. Non pensate ad afflati religiosi, giacché non era il tipo. E neppure a militanza politica. Lei tagliava corto: ‘il cuore, se non lo usi, si secca.’ Era una donna coraggiosa e dai capelli rossi, che attraversò la vita facendolo lavorare tanto quel cuore (che infatti finì malato assai).

Mio nonno materno, anche lui vedovo e con una bambina da crescere prima dei 40 anni (sì, in famiglia siamo un po’ sfigati, in effetti, ma non è contagioso) era un contadino comunista. Comunista negli anni ’30, non dopo l’8 settembre. Era introverso, reso così un po’ dalla natura, un po’ dalla vita. E mi ha cresciuta, un baby sitter un po’ fuori ordinanza che ricordo con infinito affetto. Che la nonna non c’era e quella che c’era aveva il cuore malato e, quando la conobbi io, ultima di una stirpe di nipoti, pure qualche anno di troppo.

Sosteneva, il nonno, che nella vita contavano due cose. Studiare. Ed essere giusti. ‘Il resto viene da sé’, diceva. Comunista, non demonizzava il denaro. Che riteneva una comprensibile aspirazione. Purché guadagnato nel rispetto degli altri, e di se stessi. E senza mai dimenticare gli ultimi. Perchè anche quelli che non ce la fanno hanno diritto ad una vita degna. Non al lusso, ma a una vita degna, sì. Sarebbe stato un socialdemocratico, forse. O forse no. Sarebbe rimasto comunista uguale. Aveva visto troppe ingiustizie, in quel piccolo mondo antico, per accettare compromessi.

In ogni caso, a casa nostra, il rispetto (ferreo) di almeno 8 dei 10 comandamenti, non aveva alcun tipo di ascendenza religiosa (si poteva transigere sul non avere altro Dio, che a casa nostra ciascun poteva credere in quel che più gli aggradava, o, più spesso, in nulla, e sulla santificazione delle feste, che comunque avveniva, avendo tutti un forte senso della convivialità) e affondava le proprie radici in un sentimento di etica e decenza da cui era inimmaginabile prescindere.

Pensavo a queste cose, nei giorni scorsi, durante le vacanze notoriamente fancazziste altrove descritte (ma a far niente e a leggere e ascoltare musica, escon fuori pensieri ammucchiati chissà dove, che in fondo avevano solo bisogno di uscire dal sottoscala della mente).

Pensavo, soprattutto, al disagio, crescente, che provo nel muovermi in un ambiente sempre più aggressivo, sempre meno pietoso (come già detto una pietà che discende dalla pietas, il sentimento che, con l’amore, per me muove il mondo), sempre più privo della pur minima empatia. Intendo quella vera, non quella di facciata che molti ci ammanniscono condita da faccette di circostanza.

Viviamo anni senza misericordia, per carità ne son più che mai conscia, ma mi pare che troppi vi si trovino perfettamente a loro agio.

Il rinforzo negativo quotidiano, è immenso. Faccio esempi tratti dall’attualità, perchè questo è un blog, è un concetto per essere condiviso deve essere noto e riconoscibile anche agli altri, ma potrei attingere senza difficolta dalle piccole storie ignobili con cui quotidianamente mi confronto.

A fine anno, una ragazza si è permessa di dire che lei era ancora viva (e pensante) grazie anche alla sperimentazione su animali. La cosa più graziosa che le è stata detta, coincideva con ‘meglio che crepi tu, che un povero criceto indifeso’. Che sarebbe, intendiamoci, una affermazione indegna, anche se questa ragazza fosse sana, ma che, stanti le sue condizioni di salute, diventa oggettivamente di una ferocia atroce. E che apre, già che ci siamo, amplissimi interrogativi su cosa faccia la Polizia Postale a parte apparire in tv per ammonire i nostri teneri virgulti sui pericoli di Internet, che io, potendo, a questi, poco poco, gli avrei mandato a casa la Digos (almeno si cagavano sotto e la prossima volta la moderazione se la applicavano da sé).

Volevo farci un post. Poi mi si è mangiata l’ispirazione, e dopo era tardi.

Nel frattempo, inizia l’anno. E si scopre che uno, non è padrone di farsi sanguinare in santa pace un aneurisma cerebrale, che qualche mentecatto comincia a scrivere ‘speriamo che crepi’, ‘fuori uno’, ‘finalmente una bella notizia’, e via discorrendo.

Che anche qui. Voi non so, ma a me non frega niente se Bersani è un politico, o un emerito sconosciuto. Mi spiace umanamente per lui, per la sua famiglia, gli auguro un felice decorso e possibilmente una pronta guarigione, soprattutto, senza strascichi.

Indipendentemente dal giudizio politico che di lui si possa avere (il mio, per esempio, è, come minimo, perplesso) è una persona, con una vita, una famiglia, dei sentimenti. Non mi risulta sia implicato in scandali, ma anche così fosse, non la considero una ragione per augurare morte o malattia a qualcuno. Se è per quello, auguro lunga vita pure a Silvio B. Magari, potendo, non da presidente del consiglio (ma questi son gusti si sa).

E non son così convinta di questa storia dei troll che infestano i forum. Un dieci per cento di loro, forse, lo sono. Ma gli altri son il tuo vicino di casa o di scrivania. E quando sento dire che questo Paese deve rinnovarsi, deve rifondare le proprie istituzioni, deve darsi nuove regole, non posso esimermi dal pensare che, in realtà, è proprio la comunità che si è degradata ed abbrutita. E sinceramente, più la guardo, e la ascolto, questa compagnia di giro, e più il disagio cresce. Perchè siamo di fronte ad una devastante crisi economica, senz’altro, ma ad una ancor più devastante crisi morale.

E mentre tutti invocano una soluzione alla prima, nessuno pare disposto a prendere misure nei confronti della seconda.


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