Magazine Diario personale

Di urbani, villani e quieto vivere

Creato il 19 maggio 2014 da Pontomedusa @Pontomedusa

urban

Urbano una volta significava educato, era l’opposto di villano: come a dire che chi abitava in città era garbato e cortese, mentre chi stava in campagna non sapeva comportarsi come si deve.

Evidentemente le città, o i cittadini, sono cambiati, perché adesso invece sono chiamati Urban certi giuovini che vanno in giro come degli scappati di casa, con la vita dei pantaloni alle ginocchia, che gridano, dicono le parolacce e ascoltano musica a tutto volume dai cellulari.
Una volta la ascoltavano da certi radioloni che si portavano sulla spalla, poi un po’ tutti ci siamo evoluti grazie ai walkman e alle cuffiette, quindi il perché debbano ascoltare gli MP3 in vivavoce per me rimane un mistero.
L’unico motivo plausibile è la pura intenzione di rompere il cazzo disturbare la gente.
E che musica, poi: gli Urban ascoltano Black Music. Ora io dico, nei decenni la cultura dei neri americani ci ha dato il gospel, il soul, il funk: e io proprio nell’era dell’hip hop dovevo nascere?? Mannagg.

La campagna, invece, ormai è popolata da laureati che fuggono dalla vita frenetica della città per darsi al downshifting, che da regolamento prevede che si coltivi il proprio orto (e cento punti in più se si usano i metodi bio), che ci si muova solo in bicicletta, e che si faccia il pane in casa nel forno a legna.
Mandano i figli alle scuole steineriane, che però si trovano in città, e quindi i Neo-Villani sono costretti a cedere e abbandonare la bicicletta per prendere la macchina. Certo, potrebbero usare i mezzi pubblici, ma correrebbero il rischio di incontrare gli Urban con gli MP3 hip hop che escono a palla dal cellulare. In quella situazione, sarebbe difficile non diventare villani in senso lato, e allora per amore del quieto vivere il downshifting va a farsi benedire.


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