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Di Vittorio – Il silenzio dei diversamente innocenti

Creato il 24 novembre 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1
Di Vittorio – Il silenzio dei diversamente innocentiIl tappeto sotto il quale sono state nascoste negli ultimi anni le magagne contabili della Di Vittorio comincia a manifestare evidenti segni di scoliosi. Sembra un cammello dalle gobbe piene ormai incapace di trattenere l'afflato della verità; l’ultima, in ordine di tempo, è che "c’è del marcio in Danimarca"; ma è chiaro che siamo solo all’inizio.
La sensazione è che se la Procura avrà tempo e risorse per approfondire la questione, nessuno ne uscirà vivo, perlomeno, per quanto riguarda la questione degli auspicati rientri economici dei soci finanziatori; e non solo, forse.L’epilogo, ormai si è capito, ha origini lontane e riguarda quel periodo in cui nella Fidenza rossa da bere andava di moda convertire i metri lineari in metri cubi, “usando i soldi degli altri” (ndr: in vernacolo fidentino c’è un’espressione colorita che rende molto di più l’idea). Il risultato è stato un vero e proprio filotto di operazioni andate storte, connesse all’adesione ad un considerevole numero di società partecipate (tra le altre, Polis Spa)dedicate ad attività non proprio di scopo mutualistico che hanno inventato i villaggi del gusto, i risto-bar-discoteca e tanto altro, cioè, attività tipicamente d’impresa (alias, a rischio imprenditoriale) che di cooperativo ha poco o niente; di certo una visione che non avevano immaginato quei 69 fidentini che il 18 ottobre 1970 si riunirono nella Sala del Consiglio Comunale di Fidenza per dare vita alla Cooperativa d’abitazione a proprietà indivisa Giuseppe di Vittorio.È stupefacente, (ndr: ma forse no!) a distanza di qualche anno, notare le analogie intercorse tra le politiche espansionistiche che hanno caratterizzato le scelte urbanistiche dell’ente comunale di riferimento e quelle della cooperativa Di Vittorio, che hanno lasciato sul campo, come risultato, parecchie incompiute su entrambi i versanti.Ma le notizie drammatiche che tolgono da qualche tempo il sonno ai 650 soci della cooperativa sembrano associate anche ad un altro postulato: pare che i soci della Di Vittorio, a un certo punto, non siano (stati) tutti uguali davanti alla cooperativa.Perché? Molto in breve, in presenza di un finanziamento soci eseguito per la prima volta o rinnovato alla suascadenza, è indispensabile che la cooperativa valuti se lo stesso possa (oppure poteva) essere considerato anomalo o meno, perché da queste considerazioni derivano due conseguenze:1) quei prestiti sociali non possono (potevano) essere restituiti a semplice richiesta ai soci se non sono stati prima soddisfatti gli altri creditori sociali;2) in caso di fallimento della cooperativa, il rimborso del prestito che sia stato effettuato dalla società al socio nell’anno precedente la dichiarazione di fallimento è privo di effetti con la conseguenza che tali somme vanno restituite alla cooperativa entrando a far parte della massa fallimentare.Quindi, se i finanziamenti effettuati/rinnovati dai soci alla cooperativa sono avvenuti in un momento in cui risultava manifesto un eccessivo squilibrio tra indebitamento e patrimonio sociale, oppure una situazione finanziaria nella quale sarebbe stato più opportuno approvare un aumento di capitale invece che un finanziamento, la restituzione a semplice richiesta del finanziamento non sarebbe consentita.Ciò significa che quando la cooperativa presenta ingenti debiti non soddisfatti deve prima trovare le risorse adeguate a soddisfare i creditori. Solo quando i creditori della cooperativa sono stati soddisfatti, la cooperativa stessa può rimborsare i finanziamenti ai soci. Quindi, il finanziamento del socio concesso (o rinnovato) in una situazione di eccessivo squilibrio fra indebitamento e patrimonio netto della cooperativa esce dalla disponibilità del socio stesso e non può essere restituito fino a quando non vi sia stata soddisfazione dei creditori sociali.Il motivo della postergazione del socio finanziatore al creditore della cooperativa, cioè  è da attribuirsi alle maggiori informazioni di cui dispongono i primi sull’andamento della cooperativa rispetto ai secondi ed al fatto che il rimborso dei prestiti sociali viene gestito internamente dalla cooperativa.Se è vero, come sostenuto da recente stampa, che quando la Di Vittorio era già di fatto tecnicamente in default, cioè a fine estate 2012, un piccolo nucleo di soci Di Vittorio ha chiesto ed ottenuto l’immediata restituzione del proprio finanziamento pari, complessivamente, a 1,5 milioni di euro, è evidente che chi ha autorizzato la restituzione di quella cospicua somma deve aver depositato in cooperativa idonee relazioni in grado di garantire che quei finanziamenti fossero fisiologici e non patologici rispetto alla sussistenza o meno di una eventuale situazione di eccessivo squilibrio della cooperativa stessa.Oltre a quelle, ci saranno anche, nei verbali della cooperativa, idonee argomentazioni che hanno convinto, presumibilmente, le stesse mani – il mese successivo – a congelare i conti di tutti gli altri soci finanziatori negando loro le richieste di rimborso.In questo preciso momento storico (fine estate 2012) nasce la diversità tra i soci finanziatori della Di Vittorio e ladifferente strategia messa in atto dal socio “informato” che è riuscito a recuperare il finanziamento, rispetto a quella – passiva - del socio “disinformato” che in tempi più recenti si è visto crollare il mondo addosso. I primi, appena ottenuto il riscatto delle somme dalla cooperativa, sono diventati cellule silenti nonché astuti doppiogiochisti con avvitamento carpiato, perché la tattica del tempo che passava giocava, appunto, a loro favore, per i motivi che spiegheremo più avanti; i secondi, dovevano essere semplicemente rassicurati per un po' di tempo (un annetto) sul fatto che prima o poi sarebbero arrivati “i nostri” della cooperazione bolognese a metterci una pezza con qualche garanzia che avrebbe coperto la restituzione dei finanziamenti a tutti quanti.Non interessa in questa sede trattare delle eventuali responsabilità, civili e, soprattutto, penali, degli amministratori di una società - non pubblica - che dispongono la restituzione “accelerata” di finanziamenti sociali; quello che, invece, si vuole evidenziare è che rispetto a quei soci liquidati velocemente nell’estate 2012, l’opzione tra il concordato (e il tempo che passa per arrivare alla sua approvazione) e l'istanza di fallimento non è stata neutrale poiché nel secondo caso i rimborsi dei prestiti ai soci eseguiti nei 12 mesi precedenti la dichiarazione di fallimento sarebbero andati in “revocatoria”, cioè restituiti alla massa fallimentare.Ma ormai è fatta. I 12 mesi sono passati ed è andata a finire che gli attuali soci finanziatori della Di Vittorio si sono convinti ad andare davanti al giudice delegato del Tribunale di Parma per la votazione di una proposta di “concordato in continuità aziendale”. La proposta di concordato con continuità aziendale prevedeva, con decorrenza 2015-2020, di restituire solo il 46% circa dei 12.636.890,00 di euro di credito sociale ai soci finanziatori. Ma la data dello scorso 7 ottobre è saltata. Forse dicembre.I bene informati sapevano fin da subito che con un patrimonio negativo non c’è giudice delegato al mondo che ti autorizzi alla continuità.Se poi il commissario giudiziale ritiene di dover informare la Procura (giugno 2014) di quello che emerge dalla contabilità della Di Vittorio vuol dire che anche lui ha scoperto chi c’era in Danimarca.Se così fosse, i 12.636.890,00 di euro di credito sociale, semplicemente, non ci sono più. Game over.I nomi sono un dettaglio da ludibrio che eventualmente farà l'Autorità competente; i soci finanziatori rimasti oggi, i nomi li conoscono già. Da alcuni riferimenti temporali emersi in recenti articoli di stampa si intuiscono probabili scambi incestuosi tra amministratori locali e vertici della cooperativa di quegli anni che per ora non sono confermati.Siamo ormai a fine novembre e il prossimo mese di dicembre non sembra riservare notizie positive per i soci finanziatori della cooperativa.Anzi, no, una notizia positiva c’è: i soci liquidati nella calda estate del 2012, il prossimo mese di dicembre potranno dedicarsi con serenità ai preparativi del Natale; Autorità permettendo.(Armando Altrecose)
p.s. La prossima puntata verrà dedicata alla annunciata pandemia-bufala di cui all'art. 37 della legge n. 865/1971.
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