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Dialetto umbro: è annatu préci o è jitu préci

Creato il 05 ottobre 2015 da Berenice @beneagnese

Uno dei modi di dire più usati nella vulgata del territorio spoletino e della Valnerina, espressione del variegato e multiforme dialetto umbro, è 'annatu préci' o 'jitu préci' che significa è andato a male, è finito male, è ridotto in rovina.

'Vidi de non mannà préci sti cillitti che tòcca pelalli e pulilli' si usa per dire 'provvedi subito a pulire e mondare la cacciagione altrimenti si guasta'; l'incitazione vale anche per la frutta, il pesce e ogni altro tipo di alimento fresco che se non ben trattato e consumato nei tempi giusti deperisce;

'spénni e spénni so jiti préci', in italiano sta a significare che alcuni spendendo e spendendo senza controllo sono andati in rovina o, meglio, 'so jiti per aria';

infine, quando si dice che 'unu ce mette l'ale pe annà préci', significa che una persona con i propri comportamenti sembra fare del tutto per finire male e accelerare la decadenza.

Da cosa trae origine il detto?

Da un evento storico e da un luogo geografico.

Nel 1328 un forte terremoto, ricordato come uno dei più devastanti del Medioevo, colpì la cittadina di Norcia di cui faceva parte il castello di Preci (oggi Comune autonomo) con danni elevatissimi e molte vittime. Preci fu rasa al suolo.

Da quella volta, il ricordo del funesto e straordinario avvenimento entrò nel linguaggio popolare per dare immediatezza al significato di un concetto e diventò parlata comune.


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