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Dialoghi filosofici presso l’orinatoio

Da Ludovicopolidattilo

Dialoghi filosofici presso l’orinatoioMarcel Duchamp, Fountain, 1917/1964; sculpture; glazed ceramic with black paint (38.1 cm x 48.9 cm x 62.55 cm); Collection San Francisco Museum of Modern Art

Pochi sanno il pene organo incline al dialogo. Pochi, d’altra parte, gli si rivolgono intenzionati a dialogare. Sulla superficialità del suo proprietario nulla c’è da aggiungere a quanto noto. Egli riserverebbe al proprio pene soli due adempimenti. All’uno dei quali si rinuncerebbe pure se si potesse e apparecchiature elettromedicali supplissero senza ingombro eccessivo e scomodo. Ma qui si vuol dire che il pene di suo, scevro del proprietario, ambirebbe a ben altro e di più. Al “dialogo filosofico” occorre dire e si dice. Ma l’occasione è rara e, sottratto il bavaglio di intimi attillati, il pene si guarda intorno anelando interlocutori. Tre i canditati. Uno: la tazza del cesso nelle più disparate varianti e configurazioni. Gelido alveo ceramico poco incline a discorrere. Passiamo oltre. Due: la vagina. Ove (di rado) appaia si pensa solo a fare bella figura e più si pensa a farla meno bella la si fa. Di parlare lasciamo perdere pertanto. Consideriamola piuttosto argomento che interlocutore. Tre: altro pene scorto di lato e profilo quando almeno due proprietari sostino innanzi altrettanti orinatoi ancorati a muro necessariamente verticale. Ci siamo! Ecco che dalle due uretre parallele la parola sgorga più copiosa dell’urina e d’assiomi, inferenze e conclusioni, si satura l’aria della ritirata. Allora il pene discorre coll’omologo temporaneamente sguainato sino al guizzo finale della cerniera lampo che ammutolisce e spiace. Quanto ascoltai nella circostanza descritta trascrivo fedele, sperando guidi i più alla saggezza che il cervello maschile ha rinunciato suo malgrado a coltivare e quindi delegato, da quando tutto il sangue maschile è andato a finire, suo malgrado, altrove.

Sulla creazione

Pene di San Tommaso d’Acquino: L’uomo non può stabilire alcunché circa l’origine del mondo basandosi sul proprio raziocinio, poiché queste tesi riguardano l’ambito della fede e innanzi alla fede la ragione è costretta ad abdicare, l’uomo può solo rifarsi alle verità rivelate. Quanto esse affermano va posto così: l’universo ha inizio dalla creazione divina. La sua struttura è gerarchica: al vertice Dio, al di sotto di Dio troviamo gli angeli, un gradino più in basso l’uomo, al di sotto dell’uomo troviamo gli animali. Essi non possono avere sensazioni come hanno gli uomini. L’uomo può pertanto servirsi di loro a suo piacimento “per nutrirsi e vestirsi”. Dire come tu dici che esseri privi di discernimento siano progenitori di esseri senzienti e dotati di raziocinio è illogico oltre che contrario alla Scrittura. Le due schiere sono quanto di più distinto, lontano e incompatibile abiti il creato. Gli uni mangiano, copulano e defecano. Gli altri contemplano l’Opera divina.

Pene di Charles Darwin: Sacrosanto. Se trascuriamo incidenti di percorso come Danny de Vito, Lassie e il fatto che stiamo pisciando, il tuo ragionamento mi sembra ineccepibile.

Sul piacere e la sua misura

Pene di Gandhi: La sgrollata non deve eccedere per intensità e numero di occorrenze la necessità oggettiva. Colui che trasgredisse indulgerebbe in piaceri preclusi all’asceta.

Pene di Rocco Siffredi: Mahatma il suo elefante è quello parcheggiato fuori.

Sull’amore

Pene di Keith Richards: Discernere chi nutra nei nostri confronti sentimenti autentici e puri nel mezzo di un’orgia improvvisata presso stanze d’hotel sature di groupie preliminarmente lisergizzate in grado di proporre e gestire con un certo successo corsi di nuoto stilelibero/rana/dorso/farfalla a patto di sostituire all’acqua una medesima quantità di vomito di rockstar, mi appare – a rifletterci – arduo.

Pene di Mick Jagger: Corcordo mio sodale. Non v’è dubbio che nella cerchia cui si appartiene a qualità si debba privilegiare quantità, amplesso a sentimento, guaire cacofonico ad armonioso sonetto. Ove smargiasso io debba mostrarmi per coerenza e inerzia non avrò modo alcuno per rivelarmi sensibile a bellezza interiore, pur privilegiandone per natura mia. Ciò mi è cagione di dolore che mai si attenua. Ora, tuttavia, dissertare cessi. Si liberi dunque la prossima infornata di sbarbe che il pisciar bastò.

Sull’arte e il bello

Pene di Man Ray: Il momento è favorevole dammi retta. Quelli comprano qualsiasi cosa. Se dicessi loro che la mia scarpa è un’opera d’arte la berrebbero immediatamente e scucirebbero qualsiasi cifra per infilarsi la mia scarpa in una teca nel salotto di casa e farla vedere agli amici pieni di grano che ogni tre parole una è “vernissage”. E questi non vorranno essere da meno e si compreranno due scarpe, tre scarpe, tutte le scarpe mie usate, tutte le ciabatte, le infradito e se finissero le calzature pure le mie mutande messe due giorni si comprerebbero. Qualsiasi carabattola va bene. Non gli frega di un accidente. Svuotiamo i ripostigli e le cantine e spacciamolo per avanguardia. Potremmo chiamarlo ready-made. Tanto per fare emergere il concetto. Il concetto fa. Pensaci. Pure questo pisciatoio può diventare arte se lo stacchiamo dal muro, lo firmiamo, lo datiamo e lo mettiamo sul piedistallo.

Pene di Duchamp: Non funzionerà mai.

Su macrocosmo e microcosmo

Pene di Gulliver: Non ritenete si debba privilegiare ciò che è immane a discapito di ciò che è minuto. Gli eventi ragguardevoli che istorici e annalisti enumerano, testimoniano della forza della quisquiglia, della rilevanza dell’esiguo, del potere decisivo del pulviscolare. Taluni speculatori ipotizzarono addirittura una corrispondenza tra le forme, messe a sistema armonico e coerente, che il cosmo riempiono e fanno, colla miniatura dell’essere umano, così simile al cosmo stesso nella configurazione e nella sostanza da essere nominato addirittura “microcosmo”. Rifletti sulla corrispondenza che ti propongo. Egli è grossolano come materia bruta e insieme divino come sostanza celeste. Possiede dunque in sé tutto ciò che va variando da un polo all’altro di questa dicotomia. Cosa ci impedisce di essere concordi su questo?

Pene di lillipuziano: Curioso che l’eclissi in corso abbia avuto inizio quando sei uscito fuori tu.

Sulla religione

Pene del Cardinale Timothy Dolan (ex arcivescovo di Milwaukee, attuale arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti): Nego quanto mi si attribuisce. Nego di avere chiesto nel 2007 al Vaticano il permesso di spostare circa 57 milioni di dollari in un fondo fiduciario per proteggere questo denaro da eventuali ricorsi legali e richieste di risarcimento presentati da vittime di abusi sessuali da parte dei sacerdoti dell’acidiocesi. Si taratta di attacchi vecchi e tesi a screditare la mia immagine. Nego che il Vaticano – nonostante le carte pubblicate in questi giorni affermino il contrario – si sia mosso rapidamente per accogliere questa fantomatica richiesta. Non ci vollero affatto anni – come scrive il New York Times – per la rimozione dei preti che si sapeva coinvolti in casi di abusi sessuali su minori. Nego – nonostante sia suffragato dalle carte menzionate – siano 42 i sacerdoti coinvolti. Quando fui arcivescovo di Milwaukee, dal 2002 al 2009, andò tutto a meraviglia.

Pene di Jeff Anderson (avvocato di oltre 500 vittime di abusi sessuali perpetrati in Wisconsin da preti pedofili): Amen.

Sul significato dell’esistenza

Pene del Capitano James T. Kirk: Con tutta la sua logica lei non è in grado di trovare uno straccio di spiegazione alla nostra esistenza.

Pene del Signor Spock: No. A quella dei terrestri no.

Sulla morte

Pene di Lamech: Padre, perché sfogli la Bibbia in quel modo forsennato?

Pene di Matusalemme: Cerco il punto in cui entra in scena un dannato urologo figlio mio.



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