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Diario dalla petroliera: Capodanno coi ‘pirati’ del CNT

Creato il 04 gennaio 2012 da Cassintegrati @cassintegrati

Stanno lottando soli. Abbandonati dai sindacati, che volevano farli firmare, hanno occupato la petroliera “Marettimo Mednav” che loro stessi hanno costruito nel Cantiere Navale di Trapani: 20 operai vivono senza luce da più di un mese. Una lotta estrema e simbolica nel porto siciliano fatta da uomini coraggiosi, testardi, che a vederli sembrano davvero dei lupi di mare: ”Non possiamo arrenderci, non possiamo”, dicono questi nuovi naufraghi del lavoro. “Non riuscirete ad affonderci!”. L’isola dei cassintegrati segue e racconta la protesta attraverso i diari dalla petroliera occupata. Questa è la testimonianza di Mario Minarda, che ha passato l’ultima notte del 2011 assieme a loro.

Diario dalla petroliera: Capodanno coi ‘pirati’ del CNT

#TamTamTrapani

GIORNO 36 - ”Sabato 31 dicembre 2011 ho vissuto forse una delle sere di San Silvestro più belle e intense della mia vita. Lontano dai fugaci frastuoni passatempo, dalle solite fumisterie elettroipnotizzanti, dagli artifici consueti ed eccessivi che caratterizzano in una isteria collettiva e omologante tutto quanto. Quest’anno ho deciso di “festeggiare” la fine dell’anno in un posto davvero particolare.

Credo sia stata più che altro una festa dell’ascolto, e della tentata comprensione. Una sorta di abbozzata solidarietà, che però mi ha insegnato tanto.

Mi trovavo infatti a bordo della nave petroliera Marettimo Mednav, nel porto di Trapani, in compagnia degli operai della C.N.T. (Cantieri Navali Trapani), che in questo momento con ogni mezzo e ogni sforzo stanno cercando di resistere, occupando per protesta l’intera imbarcazione.

Dopo la forzosa cassa integrazione che dal luglio 2011 li vorrebbe costringere verso una virtuale mobilità dagli effetti purtroppo concreti ,dagli orizzonti incerti e alquanto precari, hanno deciso di continuare ad oltranza la loro disperata sollevazione. Come se non bastasse, per concludere l’anno in bellezza, sono stati licenziati in blocco il 23 dicembre, senza alcuna possibilità di appello. Motivazione? L’invadente crisi economico-finanziaria?

No! Semplicemente un imprenditore che gioca furbescamente a fare il Marchionne del caso (garantendosi l’appoggio valente dei vari Azzeccagarbugli di turno), che ha deciso di punto in bianco che non li vuole più. Nonostante il lavoro non mancasse affatto. (Lo stesso sta accadendo alle lavoratrici OMSA e Golden Lady. NdA)

Dico la verità: forse eravamo un po’ titubanti all’inizio, io e i miei amici, all’idea di dovere trascorrere la vigilia del primo gennaio più in autostrada che in altri posti, però poi, presi da un auto-imposto spirito di iniziativa solidale, ci siamo avventurati con macchine fotografiche e telecamera. Volevamo documentare infatti un capodanno “diverso” pur stando in mezzo a gente “normale” che si ritrova a lottare per difendere il posto di lavoro. Già, il lavoro. Proprio come recita inesorabile quel primo articolo della Costituzione: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul…»

Chissà se il Presidente della Repubblica ieri sera pronunciando il suo bel discorso infiocchettato di fine anno, oltre alla parola sacrificio, si sarà ricordato di quella paroletta magica, misteriosamente scomparsa da qualche tempo nel nostro paese, scritta proprio in questo articolo per ribadire il diritto fondamentale di noi cittadini.

Gli operai, quei grandi uomini semplici dal cuore immenso, individui pieni di umiltà e dignità che ho visto ieri sera su quella nave se ne sono ricordati eccome.

E tentando di spiegarci l’inspiegabile, cioè come sia potuto accadere tutto ciò, tra furbizie e inadempienze sindacali, i metalmeccanici ci mettevano a nostro agio, sorseggiando un po’ del nostro zibibbo per farci piacere, offrendoci i favolosi dolci preparati dalle loro mogli, parlando con le lacrime agli occhi dei loro figli. Insegnandoci cosa significa sul serio lo stare assieme.

Credevo di essere in un altro mondo, in un altro pianeta. In uno spazio pieno di rabbia , tristezza, ma anche ostinazione e coraggio. Siamo stati davvero bene a chiacchierare con loro, senza quasi nemmeno sentire lo scoccare della mezzanotte e i botti.

Me ne sono andato felice, rientrando nel mondo reale che in maniera assordante e indiferente festeggiava… sentendomi spaesato.

Grazie ragazzi, tenete duro!”

di Mario Minarda (sostenitore degli operai CNT)
(3 gennaio 2012)


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