Magazine Economia
“Fiat, dopo l’annuncio di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese, ha constatato pure l’esigenza di chiudere lo stabilimento di Pomigliano D’Arco.
A questo punto si poneva per noi però un problema politico.
Era troppo oneroso per l’azienda assumersi la responsabilità della dismissione di due stabilimenti in Italia.
Abbiamo quindi pensato di far assumere al sindacato l’onere del futuro di Pomigliano.
Abbiamo posto una serie di condizioni durissime e inaccettabili per le Organizzazioni Sindacali, incassando contemporaneamente l’appoggio del Governo, che per ragioni politiche sue aveva tutto l’interesse a mettere in difficoltà soprattutto la CGIL, e la solidarietà di Confindustria che vedeva nella destrutturazione sindacale una vittoria.
A questo punto avevamo tutte le carte in mano.
Qualcosa è però andato storto. Le condizioni che noi consideravamo inaccettabili non lo erano evidentemente per i sindacati e la rottura dell’unità degli stessi non ha comportato il raggiungimento del nostro obiettivo di chiedere Pomigliano scaricando su di esse la responsabilità.
A quel punto eravamo in un angolo e allora abbiamo rilanciato, facendo votare i lavoratori che ancora hanno accettato condizioni inaccettabili, e non ci è rimasto che scaricare sulla minoranza dissenziente la responsabilità della dismissione.
Obiettivo raggiunto per Fiat, per Confindustria che si confronterà con Organizzazioni Sindacali divise e litigiose, e per il Governo il cui primo obiettivo era indebolire la CGIL.”
N. B. Quella sopra non è una vera dichiarazione di Marchionne, ma solo una verosimile dichiarazione frutto di fantasia
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