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Creato il 16 gennaio 2009 da Ragno21

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Ormai è passato qualche mese e, con l’anno nuovo, è tempo di bilanci. Svastica (ed. King Komix 2008), il noir che segna l’esordio nel fumetto di Cristina Spanò e Valentino Sergi, ha ricevuto un favorevole riscontro da parte della critica. La strada è ancora lunga, ma questo è sicuramente un buon inizio. Riportiamo di seguito alcuni spezzoni delle recensioni ricevute, a mò di rassegna stampa. Ricordate che i due volumi sono ordinabili in fumetteria, o dal sito www.tespi.it (al prezzo scontato di 5€ cad.).

Una città non precisata, un anno non precisato tra gli anni ’70 e ’80. Storie di vite misere e disperate interrotte brutalmente, persone assassinate barbaramente; unico elemento comune, una svastica disegnata col sangue sul luogo dei delitti. Complimenti all’autore dei testi per come ha saputo rendere partecipe il lettore delle vite dei personaggi, e per come ha saputo spiazzarlo. Un racconto crudo, dai toni dimessi, popolato da un’umanità con poche speranze e troppi sogni. I disegni di Spanò sono sporchi, grotteschi, eppure espressivi [...]

Ettore Gabrielli - Lo spazio Bianco 10/11/08
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[...] I simboli sono oggetti molto potenti.
Ad essi sono legate in maniera indissolubile la maggior parte delle emozioni umane. C’è chi ha teorizzato l’esistenza di una sorta di “deposito universale” di simboli archetipici cui l’umanità intera attingerebbe continuamente. E in effetti si può constatare come moltissimi simboli abbiano assunto da tempo immemore valenze universali (labirinto, scudo, ali…).
Ma c’è un simbolo che, a seconda della latitudine, assume caratteristiche non solo diversissime, anzi opposte: la svastica.
Benefico simbolo solare e di rinascita nelle culture orientali fin dall’antichità; simbolo di orrore supremo, male assoluto, nell’occidente contemporaneo. La stessa parola “svastica” pone l’interlocutore in uno stato di tensione guardinga.

Un fumetto che s’intitola semplicemente Svastica non può presupporre, ne’ probabilmente lo desidera, uno stato di “neutralità”.
Questo titolo scuote e impone non-neutralità da parte di chi scrive e disegna, non-neutralità da parte di chi legge.

STORIA

Valentino Sergi, giovane autore esordiente (classe 1985, già prolifico giornalista pubblicista e autore di racconti) sceglie di narrare una storia che racchiude in se’ crudissime e riconoscibili realtà, speranze di cambiamento, umanissime e commoventi da un lato, drastiche e definitive dall’altro – fragili umanità contro delirii di purificazione totale.
L’autore sceglie di raccontare la sua storia con un linguaggio nel quale mescola abilmente elementi spazio-temporali e in tal modo definisce intensità, invece che luoghi e tempi immediatamente identificabili. Vediamo insieme vecchie Giuliette della polizia e moderni cellulari, vechie sagrestie e prostitute-schiave, atmosfere Anni 70 e il triste qui-ed-ora dei rigurgiti neonazisti.

Un cenno alla storia: la detective Silvia Rontini indaga su una serie di delitti efferati che hanno come unica traccia una svastica tracciata dagli assassini col sangue delle stesse vittime. Mentre i mass media riconducono gli “assassini della svastica” al movimento neonazista Rifondazione Nera, la Rontini ipotizza un qualche collegamento tra le vittime e che l’ideologia politica non sia il primo ne’ l’unico movente degli assassinii…

I personaggi, le speranze e i sogni (sempre infranti), i deliri di purificazione e la banalità del male, le descrizioni tutte, possiedono grande intensità, commovente in certi tratti, ad esempio nella storia d’amore tra Stefano e Andrea, storia nella quale l’intensità diviene lancinante in quanto, senza pelose correttezze politiche, viene mostrata un’impossibilità di felicità causata da un male antico e in realtà banalissimo: l’odio nei confronti di chi non si allinea allo stile di vita imposto.

La narrazione riesce nell’impresa di far immedesimare il lettore, di appassionarlo e farlo restare col fiato sospeso, nonostante Sergi scelga di non addentrarsi mai troppo in profondità: il dettaglio, l’inquadratura, sono quasi sempre mostrate in un modo che non scava minuziosamente ne’ suggerisce soluzioni, perché le soluzioni – cioè le emozioni e le loro sfumature – sono appannaggio privato di chi legge.
Ciò non significa, come accennato più sopra, una neutralità dell’autore – i temi e i personaggi stessi sono tutt’altro che neutrali – ma una precisa e vincente scelta narrativa.
Il finale di Svastica, inaspettato e pagante un certo debito a una famosa opera di Alan Moore, lascia il lettore spiazzato (ma, ancora una volta, non neutrale).

Sergi è giovane e qualche leggerezza (pochissime in verità) è presente, ma la qualità generale è buona e la storia nel complesso funziona così bene che quelle poche leggerezze quasi non si notano, e comunque vengono perdonate volentieri.

DISEGNI

Cristina Spanò, cui ci uniamo alle congratulazioni per la recentissima laurea, è l’autrice dei disegni di Svastica.

E’ stata molto difficile una scelta di immagini, necessariamente poche e purtroppo non ad altissima definizione – per limiti internettiani – a corredo di queste righe: oltre alle indispensabili copertine, che restano comunque il primo e molto importante “biglietto da visita” di un’opera a fumetti, si avevano a disposizione una, due, massimo tre immagini (per una mera questione di spazio-web, s’intende). Ebbene, ci si ripete, la scelta è stata davvero dura, perché lo stile di Spanò è, come dire, in perenne movimento. Movimento che par quasi di vederlo, sinuoso certe volte, durissimo altre; ma è un disegno che non sta mai fermo.
Qui ci si vuole sbilanciare, e allora lo si dica che Cristina Spanò ha una cosa per la quale c’è chi ucciderebbe: uno stile.

Da quanto scritto sino a qui non è difficile immaginare che da queste parti qualcuno si è quasi innamorato dello stile di Spanò…
Il segno è sporco, cose e soprattutto persone vengono disegnate crudamente – e talvolta dipinte crudelmente – con tratti duri e taglienti, anche se la disegnatrice mostra di essere capace anche di tratti morbidi , ove necessitino.
Il disegno di Spanò è in movimento e va da immagini in controluce e ad effetto a sagome potenti e cupe, forse – e vuole essere un complimento – memori di certe lezioni mattottiane, fino a spazi espressionisti con prospettive distorte e una generale spietatezza descrittiva molto efficace.
La disegnatrice riesce bene a descrivere graficamente l’indeterminatezza spazio-temporale della storia coi suoi paesaggi “espressionisti” e il taglio particolare e cupo degli interni. Lo storytelling è ricercato e funziona, così come funziona, funziona anzi benissimo, la caratterizzazione dei personaggi, protagonisti o comparse che siano: spietatezza nel descrivere le debolezze, quasi una fisiognomica della miseria umana, ma anche dell’amore e soprattutto della sua mancanza.

Anche per Spanò vale il discorso fatto per Sergi: il tutto funziona benissimo, quindi certe piccole, lievi ingenuità giovanili vengono felicemente coperte dalla buona qualità dell’opera. C’è spazio di miglioramento, ma comunque il livello raggiunto è già di per se’ affascinante e convincente.

La sinergia tra scrittore e disegnatrice funziona e sarebbe molto interessante vederli all’opera nuovamente insieme.

Segnaliamo inoltre che Svastica ha vinto il primo premio del concorso I corti di carta illustrati indetto l’estate scorsa dalla casa editrice Tespi e ha avuto un buon riscontro nella recentissima Lucca Comics 2008.

Orlando FuriosoFumetti di Carta 20/11/08
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[...] Suddiviso in due parti ben distinte, Svastica svela nella prima l’inconsueto punto di vista delle vittime, e nella seconda una meticolosa indagine thrilleggiante che porterà a svelare ogni mistero. L’intento ingannatore è quindi quello di provare una compassione che sfuma in rabbia, e la struttura della trama, ben calibrata e ottimamente gestita, centra il bersaglio.

La vicenda è snella e lineare, molto semplice per caratterizzazione dei personaggi e motivazioni omicide. I protagonisti non offrono psicologie troppo complesse, e nemmeno l’assassino, nonostante il lungo e interessante spiegone finale di cui si fa portavoce, si discosta più di tanto da un classico profilo megalomane. Ma ciò non è un problema. Non mancano i colpi allo stomaco e, oltre a questo, Svastica è chiaro, asciutto e veloce. [...]

Simone CoràMidian 30/12/08
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