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Die hard – Un buon giorno per morire

Creato il 13 febbraio 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Anno: 2013

Durata: 97′

Nazionalità: USA

Genere: Azione

Regia: John Moore

Distribuzione: 20th Century Fox

Uscita: 14/02/2013

Una nuova avventura del detective John McClane è sempre è un bel vedere per qualsiasi appassionato del genere action, ed arrivato alla quinta esperienza cinematografica il noto personaggio interpretato da Bruce Willis, verso i sessanta ma sempre in forma, stavolta divide la scena con sangue del suo sangue; infatti in Die hard-Un buon giorno per morire a fargli compagnia c’è suo figlio Jack (all’anagrafe John McClane Jr.), interpretato per l’occasione dalla star televisiva Jay Courtney (il telefilm Spartacus) e l’azione si sposta niente poco di meno che in Russia, dove il rampollo del nostro eroe si troverà ben presto nei guai tra terroristi ed esplosioni .
Ovviamente papà John non può starsene con le mani in mano, quindi accorso in aiuto di suo figlio si avventurerà anch’egli in una rocambolesca caccia al cattivo che ha fatto di lui il temprato indistruttibile “duro a morire”.

Al quinto capitolo è ovvio che una saga deve pur sapere trovare qualcosa di nuovo, giusto per stuzzicare la curiosità di chi ama e non ama la serie Die hard, e presentare alle masse il figlio di McClane, dopo averci fatto conoscere nel quarto capitolo la figlia Lucy (che anche qui appare interpretata nuovamente da Mary Elizabeth Winstead), sembrava essere una mossa azzeccata se non doverosa.

Solo che Die hard-Un buon giorno per morire oltre a questo guizzo nulla aggiunge alla saga, anzi a veder bene le cose toglie molto di ciò che era stato fatto finora con gli altri quattro film; innanzitutto il confronto col cattivo di turno è ridotto in malo modo, anzi proprio non c’è nessun battibecco tra McClane e la sua nemesi (elemento che caratterizzava l’intera serie), poi la presenza di Willis è meno incisiva del solito, il quale fa presenza sfoggiando quel suo sarcasmo ormai noto nel character e nulla più, andando così un po’ scemando lo spessore del suo personaggio più noto, ed infine il lasso di tempo in cui è ambientato il film non è più limitato, ma comprende anche momenti al di fuori della situazione principale descritta (l’incipit presenta due/tre scene fuori dal contesto).

Insomma, per chi questa serie l’ha amata deve poco gioire alla visione di questo Die hard-Un buon giorno per morire, perché il regista John Moore, che sulla carta non è proprio una garanzia (sua la colpa di aver diretto l’adattamento cinematografico del videogame Max Payne), non si concentra sui suoi personaggi e gioca al rialzo con sequenze d’azione, sì spettacolari (l’inseguimento per le strade di Mosca avrà pochi eguali in futuro), ma che in fin dei conti numericamente non sono neanche molte (ce ne saranno tre, di forte impatto, ma nel complesso della trama anche fin troppo ingombranti), giusto il tempo di occupare quell’ora e mezza di durata (altra pecca di questo capitolo, quando gli altri film duravano all’incirca due ore intense).

Come a voler raggirare lo spettatore tipo di Die hard con esplosioni e botti fini a se stessi, quando invece la serie, nata nel 1988 con l’indimenticato Trappola di cristallo di John McTiernan, è molto più che questo; è azione che mescola sapiente sviluppo dei suoi protagonisti, come a renderli reali in contesti al di fuori del veritiero.

Ma Die hard-Un buon giorno per morire proprio non se lo ricorda tutto ciò, butta giù giusto qualche messaggio sulla famiglia e la sua importanza, senza sviluppare neanche troppo il rapporto conflittuale tra McClane e il figlio Jack (almeno qua lo sceneggiatore Skipp Woods poteva far qualcosa di più), che si risolve tra qualche arrabbiatura e delle battute sarcastiche.

Per chi è in cerca di emozioni forti può anche andar bene, ma arrivata al film numero cinque sembra proprio che la saga stia dando qualche segno di cedimento.

Speriamo di sbagliare perché il “duro a morire” per eccellenza non merita questo epilogo.

Yippee-ki-Yay!

Mirko Lomuscio

 


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