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Dietro le quinte di Masterchef Italia: intervista a chi lavora per il reality

Da Lilimadeleine

Masterchef ItaliaDietro le quinte di Masterchef Italia: come funziona davvero il reality? Chi ci lavora? Come vengono fatte le riprese?

A un passo dall’attesissima finale di Masterchef 3 (di cui non so nulla perché non ho Sky, se non che una certa Rachida pare sia il personaggio dell’anno), ho intervistato uno degli chef che lavorano nella produzione del programma, Massimiliano Mezzanotte.

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Vi ricordate dell’intervista a Luca, ex compagno di classe che aveva provato a partecipare al primo step di selezioni di Masterchef? Ora ci addentriamo ancora di più tra i meandri del programma.

Chef Max (questo il suo sito), 39 anni, è il viso sorridente che i concorrenti trovano dietro lo sguardo di ghiaccio di Cracco, le sfuriate di Bastianich e i giudizi di Barbieri. 

Nato a milano, ha costruito la sua gavetta prima nei ristoranti meneghini, per poi esplorare il resto del mondo andando a lavorare come cuoco negli Stati Uniti. Un’esperienza che gli è valso il ritorno in Italia, 5 anni fa, come chef per ristoranti e hotel. Fino al talent culinario.

Sei dei tre giudici sappiamo tutto, pettegolezzi inclusi, tutto il resto del programma è meno noto .

Quindi, se Dante si affidava a Virgilio per scendere nei gironi infernali, noi andiamo con Chef Max dietro le quinte di Masterchef (più o meno lo stesso viaggio, no?), nuovo protagonista delle interviste di Lili Madeleine.

Come sei approdato al talent culinario più famoso del mondo?
E’ iniziato tutto a febbraio 2013, quando Lorenzo Boni, un vecchio compagno di cucina e chef di Benedetta Parodi, mi contatta per la Magnolia.

La casa di produzione del programma?
Sì esatto. Cercavano qualcuno che entrasse a far parte dello staff di produzione di Masterchef e così mi sono proposto: ho superato tutti i colloqui di selezione e ho fatto il mio ingresso in squadra.

Siamo a febbraio: poi cosa succede?
Si inizia coi casting per i concorrenti: Milano, Roma, Bari, di nuovo Milano. Migliaia di persone si presentano ai live casting per tentare di entrare in Masterchef. E con me lavorano a stretto contatto autori, produzione, redazione.

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E i giudici…
E i giudici, certo: mi ricordo l’arrivo di chef Barbieri a Roma, con conseguente felicità di tutti i partecipanti.

Tu con chi lavori?
Noi chef di produzione siamo in tre: lavoriamo con gli autori, ci sono centinaia di persone per assaggiare i piatti e fare domande tecniche.

Quindi il primo giudizio è vostro?
Sì, ma lo esprimiamo in segreto agli autori. Poi sono loro, insieme alla produzione, a valutare le schede e i video, in modo da arrivare ai 100 candidati che si presentano agli hangar.

E a quel punto?
Sono le loro ricette preparate in studio a dover convincere i giudici: hanno tutti a disposizione la stessa dotazione e lo stesso tempo, che viene cronometrato.
Chi fa un errore, seppur minimo, è fuori, anche se è bravo. Mi ricordo il piatto di un concorrente, che ai casting avevo giudicato essere molto bravo: purtroppo nella fase finale aveva messo troppo sale, quindi è stato eliminato.

In questo modo si arriva alla rosa dei 20 finalisti…
Sì e si inizia a fare sul serio.

In cosa consiste il tuo lavoro sul set esattamente?
Io, Lorenzo Boni e Miguel Casas, coaudiuvati dal fantastico Baroni, siamo i responsabili di tutto ciò che materialmente serve per realizzare una ricetta: approvvigionamento merci, controllo attrezzature, preparazione dispensa, prove ed esterne.
Tutte le prove sono assolutamente top secret: c’è un grandissimo lavoro della redazione, mentre la produzione si occupa di tutti i concorrenti per ogni spostamento all’interno e all’esterno della struttura.

Che tipo di rapporto hai coi concorrenti?
Uno chef di produzione deve essere professionale: occorre dare le stesse informazioni a tutti e controllare che abbiano a disposizione le medesime attrezzature. E’ anche un modo per evitare spiacevoli incomprensioni.
Quando non non si registra ci sono gli incontri con i concorrenti, durante i quali noi chef diamo informazioni pratiche e teoriche di cucina.
Ovviamente c’è il divieto assoluto di parlare delle prove, un punto sul quale non si scherza.

Come funziona la registrazione delle prove?
Quello che succede durante la registrazione rispecchia sempre quello che si vede in tv. Ogni prova viene registrata singolarmente nell’arco di una giornata: durante le riprese, nello studio girano più o meno un centinaio di persone, c’è un’organizzazione pazzesca per coordinare il tutto.
Quando la prova inizia non si può più tornare indietro, l’orologio gira e si ferma nello stesso momento per tutti.
Dopo le prime due o tre puntate la competizione si fa sentire: tutti vogliono vincere e portare a casa fama e soldi e la differenza di tecnica e capacità dei concorrenti si fa sempre più chiara.

Come sono i tre giudici, Cracco, Bastianich e Barbieri?
Sono tre professionisti che passano tante ore negli studi a contatto con noi dello staff.
Durante le prove, girano molto tra i banchi di lavoro e assaggiano sempre tutto in cottura, per avere le idee chiare di ciò che stanno preparando i concorrenti. Non è un caso, infatti, che si fanno sempre spiegare dai partecipanti cosa stanno facendo, dando anche dei consigli. 
Ogni giudice ha il suo modo di essere e di giudicare e questo lo si vede chiaramente.

E le puntate girate in esterna?
Per me significa portare cucine, attrezzature, cibo, beveraggio, luci, camere, un gran lavoro da parte di tutti: regista, autori, produzione, cameraman e tutti i titoli di coda che realizzano un programma in onda su Skyuno in prima serata.

 Autore: Oriana Davini

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