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Digito ergo sum: le beauty blogger

Da Oggimordo @OggiMordo
Faccio un collage dalle e-mail che riceviamo quotidianamente in azienda.
Buongiorno,
mi chiamo MissFarfallina/Makuppina/Cacchina, ho da qualche mese/recentemente/appena aperto un seguitissimo blog di cosmetica www.volevounnomeconmakeupmaquelliintelligentieranoesauriti.com, che vanta ben (!) 10/15/100 lettori fissi. Vorrei poter condividere con i miei lettori, per i quali sono un punto di riferimento costante della bellezza, il mio punto di vista suoi vostri prodotti, di cui sono fannissima. Pertanto, potete inviare i vostri prodotti a:

MissCaccolo,
via dalla lingua italiana 1
Paese dei Blush
C'è chi lo scrive in maniera più ricamata, chi più asciutta, chi è molto gentile, chi se la tira a più non posso, chi non ha evidentemente passato la terza elementare, chi è laureato in lettere e filologia romanza, ma il succo è sempre lo stesso: vogliono dei prodotti. Aggratisse
Premesso che io non sono nessuno, che non sono una beauty blogger, che in azienda non mi occupo dei blogger, care mie piccole Natalie Aspesi in erba, vorrei dirvi un paio di cosette:
Un blog non fa primavera. Tutti possiamo aprire un blog (anche io!). Tutti possiamo parlare di quello che vogliamo, inclusi i trucchi. Da qui ad andare a pretendere roba gratis, però, ce ne passa. Se le aziende regalassero prodotti a tutti quelli che semplicemente li chiedono, non ci sarebbero più prodotti da vendere. E le aziende non lavorano per beneficienza, fidatevi. Diciamo che noi riceviamo almeno una ventina di varianti al mese di questi messaggi. E io sono coglionabuona e spendo del tempo per navigarli, alcuni di questi. In certe aziende i messaggi inviati finiscono direttamente nel cestino senza passare dal via. Alcuni in azienda non sanno neppure come si scrive, blog. Vlog? Schlog? Conosco Responsabili Marketing che pensano che i blog siano una malattia intestinale.
Dicevo, le aziende non fanno beneficienza. Non esistono aziende con montagne di prodotti da regalare. Le aziende pagano per questi prodotti "omaggio" (pagano il prodotto al prezzo di costo, pagano un ufficio stampa che li distribuisca, pagano un persona che si occupa di monitorare i blog...), e quindi devono farli fruttare. Non regalerebbero nemmeno la carta intestata, se potessero (e ci sono aziende che lo fanno). SE si interessano a voi, è per la vostra capacità di comunicare a un pubblico (e non ai vostri 10 amici del cuore) un messaggio. Volete che un'azienda vi noti? Non siamo più nel 2005 quando le blogger erano 3 e la scelta era facile. I casi come Chiara Ferragni  e Clio sono praticamente unici (per fortuna, nel primo caso). L'attenzione di un' azienda va meritata. Come? Iniziate a scrivere cose decenti. Una foto del sacchetto della vostra marca preferita, non è una recensione. Un elenco degli acquisti di un sabato compulsivo di shopping, non è una recensione. L'elenco dei regali di Natale, non è una recensione. Una foto scattata in bagno dell'ultimo make-up che avete realizzato, senza citazioni dei prodotti e magari con i brufoli in bella vista, è solo una foto. Anche fatta male, in alcuni casi. Sedici post consecutivi di un'unica marca, non sono un blog di cosmetica. Sono il segnale che la marca vi sponsorizza o che vostra madre ci lavora..
Le recensioni di prodotti vanno argomentate, cercate di farlo in maniera originale. Qualche esempio?
Ho provato questo ombretto e poi ci ho corso la maratona di New York: è rimasto al suo posto/è crollato sulla mia faccia facendomi sembrare il clown del film "It".
Questo mascara è talmente waterproof che dopo una notte di sesso selvaggio, il mattino dopo lui non si è spaventato.
Citate sempre marca e prodotto, il numero/nome della tonalità, dove si compra e il prezzo, altrimenti chi vi legge e si incuriosisce, sarà costretto a googolare perdendo del tempo prezioso.
Non è necessario che parliate entusiasticamente dei prodotti: le aziende possono essere intelligenti, e accettare che qualcuno critichi i loro prodotti. Però "Fa schifo" non è una critica. "Questo rossetto è' talmente indelebile che non è più venuto via dai pantaloni del mio ragazzo facendmi fare una figura di merda fotonica quando siamo usciti dall'armadio" è già meglio.
Io impiego mediamente 10 secondi per valutare se un blog potrebbe essere interessante o meno (per me). Cosa valuto?
- il layout, la vostra vetrina. Andate in giro struccate? No? E allora truccate a dovere anche il vostro blog. Bocciati: font illeggibili bambineschi, colori da mal di occhi e, in generale, poca cura. Promossi: layout personalizzati con header elaborati ma fondi chiari che permettano una facile lettura. Credo che questa sia una regola universale a prescindere dal contenuto del blog.
- il numero di post e di follower/amici/lettori fissi. Non presentatevi a una azienda il giorno dopo avere aperto il blog. Scrivete, fatevi un seguito di, diciamo, 5000 follower e provateci. Alle aziende interessa la vostra capacità di diffondere un messaggio nella rete, non la vostra bella faccia.
- il numero di marche presentate. Qui arriva una nota dolente. Per potervi definire blogger di cosmetica, dovete averli provati, i cosmetici. Anche quelli cari. Eh già. Il mondo non è fatto per le poratche.
- la qualità della scrittura, il numero delle righe (le dida sotto le foto non contano) e i commenti ai prodotti. Sì, il bello di (alcuni) blog è che sono scritti esattamente nel modo in cui sarebbero pronunciati, riprendono il discorso orale. Ma questo non comprende il "cè", gli "okkei" e i "xchè". Come mi dissero una volta, "su internet c'è spazio, scrivi per esteso". E in italiano comprensibile, aggiungerei.
- la presenza di foto. Ma non quelle rubate ai siti ufficiali. E nemmeno le foto delle confezioni chiuse con il rimando a chissà quando per la recensione vera a propria. Fuffa, nient'altro che fuffa. Servono le foto del prodotto sulla vostra pelle, dei make up che avete realizzato, dei colori vicino ad altri colori anche di altre marche, per fare un confronto. Altrimenti vi ricordo che state rubando foto protette da copyright. (Il che di solito non importa, finchè non andate dalla marca a sventolare il vostro blog)
- se girate dei video, ASSICURATEVI DI SAPERE PARLARE IN ITALIANO. Ricordo a tutte che esiste una cosa che si chiama montaggio, che vi permette di tagliare i quaranta minuti di uhmmmm, ehmmm, mmmmm che di solito inframezzano le conversazioni. Preparatevi prima quello che volete dire. Nessuno pretende che abbiate la parlantina di Bonolis, ma, santo cielo! la gente vi deve ascoltare, non morire di noia tra un uhmmm e l'altro.
- altro consiglio per i video: le riprese delle vostre facce a distanza ravvicinata, con indosso il mollettone e la fascia di spugna sono serveramente sconsigliate. Severamente. Ho visto cose che mi hanno bloccato la crescita.
- i giveaway sono illegali, se non sono corredati di un regolamento depositato presso le autorità e di rispettive tasse pagate. Credo che il controllo sia molto debole, ma abbiate la decenza di non andare a pubblicare il vostro post sulla bacheca della marca. Il giorno che si incazza, vi manda a casa la finanza.
E per aggiungere il carico da cento, vi ricordo sempre che se un azienda deve scegliere se inviare dei prodotti a una giornalista di Elle, con una tiratura di, boh, 500.000 copie o a una blogger con meno di, boh 1.000 pagine viste, la scelta è presto fatta. E' vero che si tratta di due tipi di comunicazione diversa, ma l'impatto è ben differente. Ah, e "seguitissimo" non è un aggettivo sufficientemente indicativo del seguito che avete. Ci vogliono i numeri, che tutte le piattaforme di blogging vi dànno. Se i vostri numeri hanno 4 cifre, il mio consiglio è un po' di umiltà e senso della vergogna. Se una voce vi dice che forse non è il caso, ascoltatela per un po' e riprovateci quando sarete mature. Se non sentite la voce, è perché avete lasciato un cotton fioc nell'orecchio.
Digito ergo sum: le beauty blogger

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