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Dio esiste e vive a Bruxelles (2015)

Creato il 29 gennaio 2016 da Babol81
Sia benedetto il cinema d'élite e il passaparola tra colleghi! Senza questi due fondamentali elementi non avrei mai guardato Dio esiste e vive a Bruxelles (Le tout nouveau Testament), diretto e co-sceneggiato nel 2015 dal regista Jaco Van Dormael.
Dio esiste e vive a Bruxelles (2015)
Trama: Dio esiste, vive a Bruxelles e ha un figlia, Ea, che mal sopporta la cattiveria del padre verso la famiglia e l'umanità intera. Un giorno Ea manomette il computer del padre e scappa sulla terra, decisa a raggruppare sei apostoli da aggiungere ai dodici del fratello Gesù...

Dio esiste e vive a Bruxelles (2015)
What if God was one of us?, cantava Joan Osborne. La bella cantante lo vedeva come un uomo solitario, perso in un mondo incapace di riconoscerlo, anonimo come la maggior parte delle persone che incontriamo ogni giorno. Jaco Van Dormael alza il tiro e ci offre un'interpretazione meno poetica ma forse un po' più "veritiera" di un'entità superiore che si diletta a scatenare le peggio cose sulla sua Creazione: Dio è un uomo squallido, la versione belga di uno dei Fratelli Peluria, ha una moglie e una figlia che comanda a bacchetta e un appartamento che è la quintessenza della tristezza bassoborghese, è violento, sadico, cattivo e soprattutto vittima di una ristrettezza mentale insopportabile, tanto che il figlio Gesù ha preferito morire piuttosto che rimanere chiuso sotto il suo stesso tetto per l'eternità. Mentre la moglie (sì, Dio ha anche una moglie!) subisce le sue angherie in silenzio, annullandosi sotto gli epiteti che Lui le vomita addosso ogni giorno, la figlia Ea decide di mettere una pezza al lavoro quotidiano del Padre e di fuggire di casa, non prima di avere rivelato ad ogni singolo essere umano la data della propria morte. Come una novella Amélie (i riferimenti all'adorabile film di Jeunet sono molteplici), la piccola Ea si mette alla ricerca di sei apostoli, sei anime da aiutare, ognuno con la propria, grottesca storia che non vi sto ovviamente a rivelare e, aiutata da un clochard in veste di scriba, combina le tessere di quello che sarà il Nuovo Nuovo Testamento, un'arma di speranza con la quale contrastare lo strapotere del Divino Despota e migliorare non solo la vita dell'intera umanità ma anche e soprattutto la propria e quella di sua madre. Dio esiste e vive a Bruxelles è una commedia surreale fatta di tante intuizioni e scene esilaranti che nasconde tuttavia un cuore di amarissima ironia e spesso porta a riflettere non solo sulla stupidità umana (o Divina) ma anche sul proprio modo di intendere l'esistenza: la sceneggiatura porta all'attenzione dello spettatore moltissimi esempi di vite sprecate e rovinate da fobie, preconcetti, insoddisfazione e da tutte quelle piccole o grandi catastrofi che Dio o chi per Lui ama infilare nel nostro cammino verso la felicità facendoci diventare deboli ed insicuri, rendendo di fatto il film una tragicommedia molto meno "sciocca" di quello che sembrerebbe ad una prima analisi.
Dio esiste e vive a Bruxelles (2015)
Il titolo italiano come spesso accade è fuorviante: Dio, interpretato magistralmente da un abietto Benoît Poelvoorde, non è il protagonista assoluto della pellicola e spesso la sua onnipotenza va bellamente a farsi friggere, cosa che lo rende di fatto il fulcro comico del film. Piuttosto, la sceneggiatura si concentra sulla stesura del Nuovo Nuovo Testamento (come da titolo originale ed internazionale, ah ah) e il film è stato conseguentemente realizzato come un patchwork di eventi in tempo reale, flashback e intermezzi umoristici tenuti assieme dalla voce narrante della piccola Ea, che pare effettivamente leggere la genesi di questo nuovo libro sacro. Il risultato è che, nonostante la potenza dell'idea di base, non tutte le storie e i personaggi sono allo stesso livello qualitativo: alcune sfiorano la farsa (la Deneuve e il gorilla, un binomio imbarazzante...) mentre altre sono poco coinvolgenti (l'idea di un impiegato che segue uno stormo di uccelli è poetica ma non brilla particolarmente) e rischiano di stufare o scoraggiare quegli spettatori che magari si aspettavano una commedia ben più corrosiva. Stiano alla larga da Dio esiste e vive a Bruxelles anche coloro che odiano lo stile di Jeunet perché Van Dormael ricorre a molti dei "trucchi" che hanno mandato in sollucchero gli amanti de Il favoloso mondo di Amélie come la sottoscritta: personaggi che all'improvviso bucano la quarta parete, riprese in soggettiva con dovizia di ralenti o accellerato, coloratissimi effetti speciali che spuntano in maniera inattesa, animali canterini o sequenze che sfondano la barriera del surreale sono solo alcuni dei tanti "orpelli" presenti nel film. Personalmente, ho goduto di ogni singolo minuto speso in sala e di tutte le volte che le mie risate hanno lasciato il posto ad un lieve groppo alla gola e vorrei che venissero girate più pellicole come Dio esiste e vive a Bruxelles, fantasiose, ardite, ben realizzate e con una colonna sonora utilizzata non solo per creare atmosfera ma proprio come elemento indispensabile della trama. Peccato che i barbogi dell'Academy non l'abbiano capito e neppure la mala distribución italiana.
Dio esiste e vive a Bruxelles (2015)
Di Catherine Deneuve, che interpreta Martine, ho già parlato QUI.
Jaco Van Dormael è il regista e co-sceneggiatore della pellicola (inoltre è l'uomo che viene investito da un autobus). Belga, ha diretto film come Toto le héros - Un eroe di fine millennio, L'ottavo giorno e Mr. Nobody. Anche attore e produttore, ha 59 anni.
Dio esiste e vive a Bruxelles (2015)
La piccola Pili Groyne, che interpreta Ea, aveva già partecipato a Due giorni, una notte nei panni della figlia della protagonista mentre Yolande Moreau, ovvero la dea, era la triste Madeleine Wallace de Il favoloso mondo di Amélie. Francamente, Dio esiste e vive a Bruxelles è un film talmente particolare che non saprei cos'altro consigliarvi di guardare nel caso vi fosse piaciuto, quindi mi limito a dirvi cercatelo e... ENJOY!

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