Magazine Diario personale

Diranno non ti agitare che non serve a niente

Da Iomemestessa

E’ una riflessione che viene da lontano, e ogni tanto torna su, come la bagna cauda.

Però il senso ultimo di ciò che vorrei dire me l’han dato il post di ammennicoli sui vaccini, il post di ieri e i commenti collegati.

Non è che si parli di nuovo strettamente di vaccini (eccheppalle, sennò).

Argomento del giorno è quanto massicciamente il Sistema Sanitario Nazionale e tutto quel mondo più o meno ufficiale che gli vortica intorno caghi il cazzo al genitore moderno nei primi anni di vita della creatura.

Si comincia all’ora zero. Dove ho partorito io, almeno. Sei lì, ancora mezzo rincoglionita da una faccenda che sarà anche naturale, ma, insomma, discretamente impegnativa.

E da una nottata trascorsa con le contrazioni (per carità di Dio, c’è di peggio), dove non è che hai dormito tutto sto che.

Ti sei appena fatta una doccia e cambiata e ed esci un po’ sfatta dalla sala parto spingendo una specie di carrozzina con dentro l’infante, rosea, paffuta, pulita e profumata nella sua tutina in cui è stata inserita dopo aver cagato su suo padre (assertiva fin da subito, lei). Una sollecita ostetrica ti comunica che:

1. Noi pratichiamo il rooming-in 24/24

2. Quando piange la attacchi al seno. Lei si consola e favorisce pure la montata lattea

3. Buona giornata

Tu, rincoglionita dal parto, dalla notte insonne e per giunta pure primipara annuisci inconscia.

L’Uomo, primiparo pure lui, annuisce festante guardando il robino (in realtà un bel quattro chili poc’anzi fuoriuscito)

In camera ti attende la tua compagna di stanza. Che alle 11 della sera prima ha prodotto un bel maschietto dotato di ottime capacità polmonari e vocali (che mica son rimasta insonne solo per le contrazioni, eh). Il maschietto da questo momento prenderà il nome de il gemello.

Perchè se il rooming in ha in effetti una sua logica, occorrerebbe considerare anche le condizioni ambientali in cui viene praticato.

L’idea di fondo è stabilire da subito un contatto madre/figlio. Cosa lodevole. E far presente ai neo-genitori che in effetti quella paffuta creatura non è un cicciobello pulito, lindo, profumato, ma un esserino che piange, piscia, caga e ha fame (tutta roba che comunque la maggior parte della gente apprende con una certa rapidità pure a casa propria)

Le condizioni ambientali sono impervie. Quando un gemello tace piange l’altro. Io e l’altra puerpera siamo sull’orlo del crollo nervoso. La nana vive attaccata al capezzolo, non a scopo nutritivo ma al fin di farla tacere. Ah, già, perchè, dimenticavo, il ciuccio è verboten. Assolutamente. Senza se e senza ma. Manca solo che perquisiscano le nonne all’ingresso.

La nana perde vistosamente peso, e io avanzo il sospetto che forse sta cazzo di montata lattea non sia arrivata e mai arriverà. L’ostetrica mi gratifica del sereno sguardo madredemmerda di cui le sono ancor oggi grata. Fuck. Mia madre, che non fa l’ostetrica, ma è dotata di discreto spirito pratico, taglia corta. Non verrà (la montata). Non l’ha avuta tua nonna, non l’ho avuta io, non verrà a te (a dispetto di una quinta abbondante, ma si sa l’apparenza inganna). Si scoprirà che, sia esso culo o competenza aveva assolutamente ragione.

Nel frattempo, vivaddio, ci dimettono. Esattamente 36 ore dopo il parto. E con mio enorme sollievo. Perdiamo di vista il gemello. E i pianti si dimezzano. Almeno si lagna per conto proprio e non per empatia. Alle dimissioni, il calo ponderale è vistoso, ma il latte formulato è verboten assolutamente. Non sia mai.

Dopo due giorni, il calo ponderale incrementa. La nana, per dire, smette di cagare. Piscia ma non caga, perchè, povera, trattiene tutto quel poco che ingolla.

Andiamo al controllo. L’ostetrica nazi, pensando che io sia una rincoglionita totale, mi sequestra nell’antro oscuro e mi fa allattare davanti a lei, controllando che la allatti correttamente (no, perchè, sapevatelo, son cogliona). Mentre svolgo l’operazione, con suo grande fastidio correttamente, la informo che se non allattassi correttamente a quest’ora avrei ragadi più grandi del capezzolo, visto che ho passato gli ultimi cinque giorni con le tette in mano. Ci dimettono intimandomi di darle latte formulato ma non più di 30 gr. e il resto tetta, in attesa di una montata che ormai è evidentemente (ma non per lei) smontata.

Lo sguardo, manco a dirlo è sempre quello madredemmerda che non vuoi allattare per andarti a fare l’ape con le amiche. Io, nel frattempo, mi son ripresa dalle fatiche del parto, e ricambio lo sguardo madremmerda con il mio miglior sguardo mavaffanculo, e il giorno dopo mi reco dalla pediatra di base sempresialodata con cui mettiamo in piedi un allattamento misto che non mandi in neuro me e non faccia morir di fame la nana, che funzionerà egregiamente sino allo svezzamento.

A quel punto, prendo atto che, in effetti, il mantra della sanità pubblica è farci sentire madridemmerda. Se questo poi abbia una qualche influenza nell’incrementare le depressioni post-partum (in chi è predisposto, ovvio) non lo so, ma è lecito sospettarlo.

Passan due mesi, di relativa calma, e arriviamo alle vaccinazioni. Esavalente, meningococco, e quel che c’era. Concordo con la pediatra e ci aggiungono una robina che si chiama rotavirus ed è in realtà consigliato solo per chi va al nido, per gli altri facoltativo. La pediatra sostiene che una gastroenterite sotto l’anno da rotavirus implica una ospedalizzazione certa, e siccome ho parecchi amici che hanno dato in tal senso. Aderisco senza discutere.

Chiedo però al serivizio vaccinazioni di separare alcune somministrazioni, che mi pare un bombardamento eccessivo per un poppante.

Nuovo sguardo madredemmerda. Ma ormai sono avvezza e me ne fotto. Insisto. ‘Guardi che sono cose vitali’ ‘Sì che pospongo di 15 giorni’ ‘Le dico che son cose vitali’ Sì, lo so. Infatti non gliele faccio fare quando andrà all’università ma a distanza di quindici giorni l’una dall’altra, cazzo. Altro sguardo madredemmerda. Non mi smuovo e ottengo quanto desiderato. Credo di aver apposto più firme io di Michael Jackson sugli autografi, comunque.

Arriviamo all’anno e alla MPR. Morbillo, parotite, rosolia. Io ho fatto le prime due, la terza, con la sfiga che mi distingue, nisba. Le prime due le ho fatte senza troppi intoppi, cioè stando discretamente male, ma senza complicanze. La terza è sempre stata considerata una malattia minore (lo so, Economa, che non sei d’accordo). In più ai cagacazzo della medicina ufficiale s’aggiungono le cassandre della medicina non ufficiale che assillano con l’autismo. Che uno gli vien da dire minchia che ansia.

In generale, tentenno. Le abbiamo fatte tutti ste cazzo di malattie, e insomma siamo ancora qua. Però è anche vero che le complicanze soprattutto del morbillo non son poca cosa. Insomma son lì che m’arrovello e intanto si fa strada dentro di me una certezza: ovunque mi giri qualcuno ha lo sguardo madredemmerda.

Alla fine decido di pancia, e, sebbene non convinta e un po’ ansiosa, si vaccina. Tranne la varicella, che financo la pediatra ammette non essere il caso.

E qui, il paradosso. Mentre vaccino la nana, chiedo se posso vaccinarmi anch’io per la rosolia. Convinta d’averla fatta, ho scoperto in gravidanza che no, probabilmente s’abbagliarono con una quarta, quinta, sesta malattia.

Penso che, insomma, alla roulette della vita m’ha già detto bene una volta, ci fosse mai una seconda potrebbe anche non andare così.

Mi informo e mi dicono: ‘eh, ma no, non possiamo, è in età fertile’ Questa volta lo sguardo madredemmerda viene sostituito dallo sguardo vachetestadiminchia. Lì, deraglio. Lo so pure io che sono in età fertile, grandissima testa di cazzo. Altrimenti perchè cazzo mi vaccinerei contro la rosolia. Per proteggere la mia menopausa? E’ ovvio che prenderò le dovute precauzioni. La tizia si ammorbidisce. ‘Allora le faccio anche a lei l’MPR. Pagando s’intende’ ‘Ma io la M e la P me le sarei già fatte di mio, non è che c’ha solo la R?’ ‘No le faccio tutto’. Prendo tempo e mi consulto con medicodibase che a questo punto s’è rotto i coglioni pure lui. Acquisto la sola R in Svizzera. Me la faccio mandare (pagandola meno che in Italy, ça va sans dire) e lui me la inocula. Faccio i test anticorpali, sono immunizzata. Nei confronti della malattia e della marea di teste di cazzo che ci circondano.

Inclusi, non ultimi i plurimi pediatri omeopati, naturalisti, minchionisti, quelli che curano tutto con le erbe, l’alimentazione e madre natura. Quelli che l’antibiotico sia mai.

Quelli che son bravissimi anche loro a farti sentire madredemmerda.

Quelli che, riassumo di seguito:

- Han fatto diventare P. sordo dall’orecchio destro, che curare un’otite con l’antibiotico, sia mai. E poi si perfora il timpano, ma, signora mia, si sarebbe perforato uguale era predisposto. Ah, beh, allora.

- Quelli che han fatto finire B. intubata a quattro mesi, che i vaccini sono il male assoluto. E il DTP (difterite, tetano, pertosse) non si deve fare. Peccato che lei la pertosse l’ha presa sul serio, e quella è una malattia di merda anche da grandi (lo dico per esperienza diretta) ma da poppanti è una cianosi ed un’asfissia continua.

E l’elenco potrebbe continuare.

Comunque, come direbbe l’Uomo (che sta storia l’ho raccontata in io, perchè in noi non mi veniva, ma s’è smazzato lui pure ogni singola faccenda), l’importante è che tu ti alzi e ogni mattina ti ripeti come un mantra ‘madredemmerda’ ‘padredemmerda’. Così non la sbagli


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