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Dire grazie

Da Maestrarosalba
Dire grazieC'è una cosa del quale mi ero erroneamente convinta nei miei primi anni alla scuola Primaria, sarà che la mia prima classe, e per classe intendo i bambini, era stata particolarmente prodiga in riscontri, cioè nel dirmi come e quanto si era trovata bene al mio fianco, che ci ho impiegato altri cinque anni per capire, che non è vero che alla scuola Infanzia sono i genitori a ringraziare e che alla scuola Primaria lo fanno i bambini. Io su questa cosa mi sono enormemente sbagliata. La realtà è molto più variegata e purtroppo parecchio influenzata da mode e modi.
Per ringraziare non intendo affatto parlare di ringraziamenti materiali, sia ben chiaro, ma proprio di chi e come, perché i modi contano sempre,  pronuncia materialmente la parola "grazie" alla fine di un cammino insieme.
Ebbene neppure alla Primaria finiscono con il farlo i bambini, anche se potrebbero. Nella quasi totalità dei casi lo fanno ancora i genitori. E lo fanno a modo loro,  spesso non consultando i bambini, ma decidendo come piace a loro i modi con il quale esprimere la gratitudine per il lavoro svolto insieme. E allora vorrei dire ancora da qui, come sempre ho fatto in questi anni, quando ho parlato di qualcosa che mi stava a cuore anche in generale senza mai entrare nel merito dei fatti, anzi esprimendo a voce alta riflessioni che i fatti suscitano, che mi paiono comuni a tanti insegnanti,  ma so per certo a una grossa fetta di famiglie, come farò anche questa volta, sulla scorta di quanto mi raccontano tantissimi colleghi e sulla scorta, della mia, seppur breve e ancora immatura, esperienza. Io credo che a dieci anni, occorrerebbe lasciar decidere i bambini, occorrerebbe lasciare che trovino loro il modo di dire grazie se ne hanno voglia, perché non è neppure un obbligo a pensarci bene, perché a scuola Primaria ci sono stati loro per cinque anni e non altri, loro si sono misurati, ma anche "scontrati" con gli insegnanti, a loro quindi, e solo a loro, spetta decidere se ringraziare e come.
Occorrerebbe uscire dall'ipocrisia delle cose fatte per "visibilità" ai quali certi  modi eclatanti per dire "grazie" appartengono, più specchio, a volte, di ciò che si vorrebbe per se stessi, che di ciò che si vorrebbe davvero  fare per gli altri.
Dire grazie agli insegnanti è qualcosa che viene dal profondo, o che non viene per nulla. E in ogni caso non lo si può mascherare dietro nessun costoso regalo, ma neppure nel gesto più nobile, come la donazione, così tanto di moda oggi,  se non viene da dentro.  La cosa che è più preoccupante constatare è che proprio la scuola, luogo dove dovrebbe affermarsi l'alternativa alla realtà, proprio in funzione educativa, perché no,  diventa specchio di essa, facendosi cassa di risonanza di mode e costumi spesso discutibili, che poco hanno a che fare con il lasciare un buon ricordo di noi stessi.
Dire grazie attiene più alle cose del cuore che alle cose del portafogli. Anche sapersi salutare è un'arte, saper lasciare il segno del passaggio, un'orma lieve che senza affondare, rimanga come traccia dei ricordi dei cinque anni passati insieme.
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