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Disastro ambientale in sardegna. ma nessuno informa

Creato il 06 febbraio 2011 da Madyur
DISASTRO AMBIENTALE IN SARDEGNA. MA NESSUNO INFORMA
Lo scorso 11 gennaio una quantità che potrebbe andare da un minimo di 10mila litri fino a un massimo di 30mila di olio combustibile sono finiti in mare. L'incidente è avvenuto quando le tubature che trasportavano petrolio da una petroliera hanno improvvisamente ceduto causando la dispersione del liquido.

Che in un primo momento era finito a terra, ma rapidamente è caduto in acqua. La gravità della situazione è stata ampliata dal fatto che la falla non era visibile a occhio umano: improvvisamente i tecnici che stavano seguendo le operazioni hanno però notato che l'acqua blu del mare diventava nera. Disastro ecologico, dunque

Dopo alcuni giorni dall'avvenuto incidente, viene convocato un vertice alla sede del settore Ambiente della provincia di Sassari. Partecipano i responsabili della Provincia, quelli dei comuni di Sassari, Porto Torres, Sorso, la capitaneria di Porto Torres, l'Arpa e i dirigenti E.ON. Questi ultimi si dichiarano pronti a intervenire e promettono di fare tutto il possibile per ripulire la zona colpita al massimo nel giro di una settimana.

Cominciano però a montare polemiche : la E.On viene accusata dalla stampa locale di usare "gruppi a olio combustibile troppo vecchi", "tenuti in marcia a colpa di deroghe".

Una settimana dopo l'incidente non solo la situazione non è stata risolta come promesso, ma appare anzi peggiorata. Il Capo del Compartimento Marittimo di La Maddalena lancia l'allarme e dichiara lo stato di emergenza. Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano in quei giorni, il monitoraggio eseguito da alcuni tecnici dell'Ispra dice che "il grosso delle piccole chiazze di catrame sono già spiaggiate, mentre le ricognizioni sui fondali devono ancora continuare per avere una idea certa del livello di danno. Interviene anche l'Ente nazionale protezione animali: "Ci chiediamo quanti litri di petrolio siano ancora in mare, quanti abbiano soffocato la poseidonia, una pianta acquatica che provvede all'ossigenazione dell'acqua, e quanti animali marini siano morti in un'area tanto importante per la biodiversità e in particolare per i cetacei". Un altro problema è che gli stabilimenti della E.On si trovano a ridosso di un'area naturale protetta, spiagge bellissime ma anche un santuario dei cetacei.

L'opinione pubblica sarda è in subbuglio, ma intanto le notizie del disastro non ci arrivano. Intervengono i responsabili della E.On. "Non c'è mai stata una sottovalutazione dell'incidente" dicono. "Tutte le autorità sono state avvisate non appena si è avuta la percezione dello svernamento e le prime azioni antinquinamento sono iniziate immediatamente" dice Marco Bertolino direttore della centrale Fiume Santo coinvolta nell'incidente. Intanto, a venti giorni dall'incidente, l'inquinamento comincia a minacciare anche l'Isola della Maddalena, autentico paradiso naturale della Sardegna. Minacciato sarebbe anche il Parco Nazionale dell'Asinara

Adesso, a più di venti giorni dall'incidente, si sono mosse anche le autorità giudiziarie. Il responsabile dell'impianto E.On di Fiume Santo è finito nel registro degli indagati. L'oleodotto stesso è stato posto sotto sequestro così come la banchina dove era attraccata la petroliera. La marea nera intanto continua a muoversi, è stato segnalato catrame anche sulla spiaggia La Pelosa a Stintino. Interviene anche il ministro per l'Ambiente Prestigiacomo, assicurando di far ripulire entro un mese tute le spiagge coinvolte nell'emergenza.

Perché lil ministero dell'Ambiente non ha dichiarato lo stato di emergenza? La risposta della E.On è per adesso come dice un comunicato ufficiale, "l'aver ingaggiato due aziende specializzate e i migliori mezzi e attrezzature disponibili". Ha inoltre acquistato "due macchine di ultima generazione per gli interventi sugli arenili".


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