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Discordia

Creato il 25 novembre 2015 da Francosenia

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Da venerdì, i leader francesi sono passati dalla retorica della sicurezza e della prevenzione a quella della guerra.
L'antiterrorismo non è più il dispositivo che pretende di impedire gli attentati e scongiurare la guerra, ma è l'assunzione stessa della guerra. Le conseguenze di un simile cambiamento di paradigma sono immense. Si tratta di non lasciarsi paralizzare dallo stupore e cercare di comprendere quali saranno le conseguenze derivanti dagli attentati del 13 novembre.
Poco prima dell'11 settembre 2001, la rivista Tiqqun aveva pubblicato un articolo circa il concetto stesso di guerra civile. Lo stile è denso ed i riferimenti filosofici sono complessi, cionondimeno rimane un testo fondamentale per la filosofia politica del 21° secolo:

Non si tratta di una società che è in crisi, è una civiltà che è arrivata alla sua fine, e forse perfino oltre. Il modo in cui tutto diventa così problematico, in quest'epoca, ci racconta soltanto fino a che punto le ovvietà su cui si reggeva si siano volatilizzate. La politica è stata una di tali ovvietà, un'invenzione greca che si sintetizza in una equazione: avere una posizione, significa schierarsi, e schierarsi, prendere partito, significa innescare la guerra civile. Guerra civile, posizione, partito, in greco era una sola parola, stasis. E la politica, era l'arte di evitare la stasis.
Frugando fra le macerie della civiltà, abbiamo scoperto questo: non è la guerra civile che ci minaccia, che si è messa in marcia, ciò di cui si ode il rumore lontano che si avvicina. La guerra civile è quello che sta lì, sotto i nostri occhi, da tutta l'eternità. Non c'è affatto l'ordine e il disordine. C'è da sempre una pluralità di ordini, in un lotta più o meno regolata. E c'è, soprattutto, uno schermo di concetti nati morti che servono al solo scopo di mascherare questa lotta.
(dalla quarta di copertina di "Introduzione alla Guerra Civile" di Tiqqun)


fonte: lundimatin


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