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Discutere sul corpo

Creato il 18 settembre 2010 da Lucas
«Marcia ci mise una decina di giorni prima di cedere. Fu dopo il cocktail party e prima di un pranzo. Andarono a fare un sonnellino, con lei tra le sue braccia, erano una cosa sola, pensò Farragut. Sentiva sul viso la fragrante matassa dei suoi capelli. La udiva respirare fragorosamente. Quando si svegliò, lei gli toccò il viso e gli chiese: «Ho russato?» «Terribilmente,» disse lui. «Parevi una sega circolare.» «Ho dormito benissimo,» disse lei. «Mi piace dormire tra le tue braccia.» Poi fecero l'amore. Nella fantasia di Farragut un grande orgasmo era vincere una regata velica, era il Rinascimento, era conquistare un'alta montagna. «È stato bello, cristo,» disse lei. «Che ora è?» «Le sette,» rispose lui. «Per che ora ci aspettano?» «Per le otto.» «Tu il bagno lo hai già fatto. Adesso lo faccio io.» Lui la asciugò con un kleenex e le diede una sigaretta accesa. Poi la seguì in bagno e si sistemò sul sedile abbassato della tazza guardandola lavarsi la schiena con una spazzola. «Avevo dimenticato di dirti,» disse, «che Liza ci ha mandato una forma di Brie.» «Bene,» disse Marcia, «ma sai una cosa? Il Brie mi fa venire una diarrea spaventosa.» Lui si spostò i genitali e accavallò le gambe. «Strano,» disse. «A me provoca stitichezza.» Così era allora il loro matrimonio: non la cima della scalinata, non lo scrosciare delle fontane d'Italia, non il vento tra ulivi stranieri: ma un maschio e una femmina che, completamente nudi, discutevano dei loro intestini.»

John Cheever, Il prigioniero di Falconer, Garzanti, Milano 1978, pag. 21-22 (traduzione di Ettore Capriolo).

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