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"Disegni nuragici", non lettere di alfabeto

Creato il 10 dicembre 2011 da Zfrantziscu
di Massimo Pittau
Gentile Dott.a Aba Losi,1. In virtù della Sua specializzazione scientifica e universitaria in Foto-Biologia e Foto-Chimica, Lei sa molto meglio di me che nel linguaggio dei fisici e dei chimici ricorre continuamente il vocabolo (oltre che il concetto) di «atomo». Ebbene, in virtù della mia specializzazione scientifica e universitaria Le assicuro che nel linguaggio dei linguisti e degli epigrafisti ricorre continuamente il vocabolo (oltre che il concetto) di «fonema» (la cui trascrizione – come certamente Lei sa - si chiama «grafema», cioè “lettera di alfabeto”). Inoltre basta aprire un qualsiasi libro di linguistica e si incontra molto di frequente la distinzione fa il «significante» e il «significato»: il «significante» di un vocabolo – come ancora Lei ben sa – è il «complesso fonetico o fonematico» di cui esso è composto.Ciò premesso Le dico che ho letto con minuziosa attenzione il lungo testo che Lei mi ha mandato, dopo che Le avevo fatto la richiesta di mostrarci l’”alfabeto nuragico”. Ebbene, per il vero non con sorpresa, ho constatato che voi non fate mai riferimento ai “fonemi”, né ai “complessi fonetici”, né alle loro “valenze fonetiche”. E dunque agite come se, in una vostra pubblicazione di fisica o di chimica, non citaste mai l’«atomo» né le sue combinazioni né il suo comportamento.La conclusione l’avevo già anticipata a Lei: voi fate una grave confusione, nel senso che prendete i “disegni” che trovate nei reperti archeologici come altrettante “lettere dell’alfabeto nuragico”. Ed ne consegue che voi non fate per nulla epigrafialinguistica, ma, nel migliore dei casi, fate iconografia. Voi ancora prendete i “simboli” che trovate come altrettante “lettere dell’alfabeto nuragico”, per cui, nel migliore dei casi, fate simbologia non epigrafialinguistica.2. E allora io ritorno alla semplice ma essenziale richiesta: a) Ci mostri l'alfabeto nuragico con tutte e sole le sue lettere; b) Ci mostri la loro valenza fonetica, ossia come ciascuna di esse si pronunzia; c) Ci mostri qualche nastro o brano scritto in alfabeto nuragico; d) Ci indichi come effettivmente va pronunziato; d) Ci indichi il suo “significato”, ossia lo traduca in lingua italiana; e) Ci indichi qualche connessione con i 350 appellativi e 2300 toponimi protosardi che già conosciamo. 3. Io Le ho già obiettato che non ha alcun senso che voi facciate continui riferimenti ad altri alfabeti del vicino Oriente, quelli sumerico, aramaico, elamitico, paleocananeo, ugaritico, minoico, fenicio, ecc. Evidentemente a noi Sardi interessa soltanto quello che voi chiamate “alfabeto nuragico”. Lo sappiamo tutti che nel vicino Oriente c’è stato nel passato tutto un pullulare di alfabeti, l’uno derivato dall’altro, ma a noi Sardi interessa esclusivamente il nostro/vostro “alfabeto nuragico”. E fatecelo vedere una buona volta, lasciando completamente da parte tutti gli altri, soprattutto quelli che costituiscono – come ha riconosciuto anche Lei – altrettanti “alfabeti-guazzabuglio”.4. Franco Laner vi ha chiesto di sapere quali “epigrafisti” di professione erano presenti al vostro Convegno Internazionale tenuto per la seconda volta in un aula della Facoltà di Medicina di Sassari. Ed io, oltre a questi, chiedo di sapere il nome degli altri relatori “internazionali” o stranieri e il titolo delle loro relazioni.E infine Le chiedo un ultimo favore: mi dia risposte puntuali e sintetiche, come puntuali e sintetiche sono le mie richieste. Insomma non mi mandi più pagine e pagine dei vostri lunghissimi e innumerevoli interventi, dove si parla di tutto, fuorché dell’argomento che interessa veramente tutti noi Sardi: l’”alfabeto nuragico” appunto. Grazie anticipate e cordiali saluti

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