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Disoccupazione, Pil e manipolazione di massa

Creato il 05 ottobre 2014 da Zeroconsensus

pil

 

In questi giorni molti commentatori si esercitano nell’illustrazione della tesi secondo la quale gli USA sarebbero usciti dalle secche della crisi esplosa nel 2008 grazie ad una politica monetaria molto più lungimirante di quella europea.

Per suffragare questa visione portano all’attenzione i dati sulla disoccupazione e i dati sul Prodotto Interno Lordo americano. Per quanto riguarda il fenomeno della disoccupazione il dato sul quale focalizzano l’attenzione è il tasso di disoccupazione che vede una discesa del numero dei disoccupati al 5,9%. Ancora più straordinari sono i dati relativi alla crescita del Prodotto Interno Lordo che indicano una crescita pari al 4,6% su base annua.

Ma ad un’analisi un po’ più attenta questi dati sono in grado di reggere? Siamo sicuri che le cose stiano andando come ci vengono descritte da questi numeri apparentemente straordinari?

A modesto avviso di zeroconsensus, anche analizzando in maniera sommaria, e senza entrare troppo in tecnicismi, le cose non stanno esattamente come ci vengono descritti.

Per quanto riguarda la disoccupazione molto semplicemente ricordo che i dati sulla disoccupazione sono calcolati sulla base di diversi “filtri”. In particolare quello utilizzato per il calcolo del tasso di disoccupazione ufficiale è il cosiddetto U3 che considera “disoccupati” coloro che hanno perso il lavoro ma che ne hanno cercato uno nelle ultime 4 settimane. Coloro che nelle ultime 4 settimane non lo hanno fatto sono considerate persone “scoraggiate” e dunque sono espulse dalla statistica. Come si può capire il filtro è a maglie molto strette e tende ad escludere un numero molto elevato di persone. L’esclusione dall’insieme dei disoccupati – come è facilmente intuibile – comporta anche l’esclusione dall’ insieme delle persone che vanno a formare la cosiddetta ”forza lavoro” e dunque la base sulla quale viene calcolata la percentuale dei disoccupati.

Se andiamo a verificare le statistiche (dal sito governativo USA del Federal Boureau of Labor Statistics) sulla forza lavoro vediamo infatti che la forza lavoro americana continua a restringersi. Ecco il grafico:

disoccupazione

 

Se facciamo  un’analisi solo un po’ accurata vediamo che dal 2007 ad oggi il sistema economico USA ha creato sì, 1.085.000 posti di lavoro ma contemporaneamente ha espulso dalla forza lavoro ben 13.300.000 persone. Veramente troppi per credere che si siano tutti ritirati dal mercato perché diventati milionari e dunque possono godersi la vita in qualche isola caraibica per ricchi. Molto più credibile l’ipotesi che il “filtro” utilizzato sia a maglie troppo strette e non adatto a descrivere la profondità della crisi sociale americana.

Se andiamo a vedere i dati sul PIL americano che dovrebbe descrivere – secondo i corifei – la bruciante “ripartenza” americana anche qui abbiamo sorprese.

Innanzitutto il dato del 4,6% di crescita del PIL è frutto di assunto molto bizzarro e assolutamente infondato: la crescita del PIL annuale per raggiungere questo dato deve essere costante e uniforme per tutto l’anno. Infatti questa cifra è calcolata prendendo il dato calcolato sul trimestre precedente e moltiplicato per 4 (quattro sono i trimestri in un anno). Dunque una crescita sul trimestre precedente dell’1,15% diventa del 4,6% una volta annualizzata (ripeto, nell’ipotesi assolutamente non credibile che nei seguenti tre trimestri la crescita sia costante e uniforme).

Non basta. Se andiamo a vedere cosa accadde nel trimestre precedente vediamo che il dato diventa ancora più bizzarro e incredibile. Infatti nel secondo trimestre del 2014 la crescita americana non è stata una crescita…ma una decrescita: -2,9% annuo. In altri termini il PIL del primo trimestre USA (calcolato a sua volta sul PIL del quarto trimestre del 2013) era pari a – 0,725% che moltiplicato a sua volta per quattro era pari – appunto – a -2,9%.

A puro titolo di esempio se facciamo la media della crescita tra i due trimestri vediamo che è pari a 0,425% e facendo proprio l’assunto (comunque cervellotico e arbitrario) che la crescita sarà uniforme e costante nei successivi tre trimestri e dunque moltiplicandolo per quattro questa sarà pari ad uno striminzito +1,7%.  Chiunque può comprendere che un calcolo del PIL di questo genere è un puro gioco di prestigio che non ha assolutamente la funzione di descrive la realtà ma semmai di edulcorarla.

Se poi andiamo a considerare che negli USA le innovazioni sul metodo di calcolo del PIL  (SEC 2010), che non riguardano solo la facoltà di introdurre nel calcolo lo spaccio di droga, la prostituzione e il contrabbando, ma anche la riclassificazione delle spese in Ricerca e Sviluppo, le Spese Militari (che passano dalla voce “consumi intermedi” a quella “investimenti fissi”) e una nuova definizione di “scambi con l’estero” vediamo che, in USA, l’impatto sarà pari ad un + 3% ( si veda a tale proposito uno lo studio della CGIL “La nuova revisione dei conti nazionali: più illegalità, meno benessere” del 15/Settembre/2014: In particolare sulla base di quanto detto da Eurostat si osservi la tabella a pagina 7).

Insomma, a guardar bene il presunto boom della crescita USA rischia di essere solo l’effetto di una distorsione ottica (*).

In sostanza, sembra di essere di fronte ad una enorme manipolazione dei dati al fine di far credere che il sistema USA (e dunque la sua peculiare forma di capitalismo) sia in buona salute quando in realtà ha ancora di fronte a se un enorme crisi tutta da risolvere. “Troncare, sopire e manipolare” direbbe oggi il Conte Zio.

(*) La modifica dello schema Sec 2010 non dovrebbe impattare sull’aumento del PIL, ma sul valore del PIL in valore assoluto. Modificando comunque alcuni importanti “fondamentali” come il rapporto Deficit/PIL e il rapporto Debito/PIL.

 



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