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"disuguaglianza": cosa poter fare per (cercare di) annullare le disparita' esistenti?

Creato il 10 marzo 2016 da Alessandro @AleTrasforini

Quanti squilibri hanno finito per essere aumentati internamente ad un mondo che ha visto una crisi economica capace di perdurare con una devastante continuità?

Quanta parte dell'umanità ha livello globale ha risentito di questi anni difficoltosi, andando a raggiungere purtroppo livelli di precarietà strutturale e tali da rendere invalicabile qualsiasi soglia di esistenza dignitosa?

Dietro a queste domande si nasconde, imperante e ( pur)troppo incisivo, il concetto legato alla disuguaglianza. Quali sono i pilastri che hanno contribuito ( e stanno contribuendo, anche ad oggi) a rendere una serie di disuguaglianze strutturali e protese all'incunearsi in un mondo tanto complesso come quello attuale? Effettuare una trattazione sulle disuguaglianze esistenti in un contesto sferzato da una crisi socio-economica come quella attuale rischia di essere una missione tremendamente complessa ed intricata da svolgere. Troppi sembrano quindi essere i punti di potenziale criticità, moltissime sono le questioni di interesse sensibile a cui dover rispondere in un contesto reso enormemente difficoltoso.

Superate le fasi di definizione e descrizione dei fenomeni vincolati all'esistenza delle disuguaglianze, dovrebbe risultare opportuno esporsi anche sui metodi legati alla definizione di politiche e provvedimenti specifici legati alla mitigazione delle stesse. Cosa sarebbe possibile implementare in contesti statali o continentali per l'implementazione di politiche rivolte all'abbattimento delle disuguaglianze? Parte delle risposte a questa domanda è possibile trovarle dalla lettura del libro " Disuguaglianza - Che cosa si può fare?", scritto da Anthony Barnes Atkinson e pubblicato da Raffaello Cortina Editore. Il primo passo per verificare la fattibilità di specifici metodi atti alla risoluzione del problema riguarda la necessità di analizzare con la maggior obiettività possibile quale sia lo s tatus quo esistente in materia di società e squilibri economici.

A questo proposito, pertanto, la stessa opera illustra quale sia il quadro entro cui potersi ricondurre per la descrizione di fenomeni legati all'instaurarsi delle disuguaglianze in un contesto globale e tremendamente complesso quale è quello attuale:

"[...] La disuguaglianza è uno dei problemi più urgenti con cui ci confrontiamo oggi. Conosciamo la dimensione del problema [...] ma poco si è discusso di che cosa si possa fare al riguardo, a parte disperare. Secondo l'illustre economista Anthony Atkinson, possiamo fare molto di più di quanto immaginano gli scettici. [...]"

Sono spesso questi stessi scettici a frenare l'implementarsi del cambiamento, proprio perché poco votati alla realizzazione di politiche dedite a frenare il dipanarsi di squilibri e differenze su scala globale ed estesa. A questo proposito i passi da poter compiere sembrano essere imponenti:

"[...] Il punto non è semplicemente che i ricchi stanno diventando più ricchi, ma che non riusciamo a contrastare la povertà e che la rapida trasformazione dell'economia sta lasciando indietro la maggioranza delle persone. Se si vuole ridurre la disuguaglianza, non bastano le proposte di nuove tasse sui più abbienti per finanziare i programmi già esistenti. Occorrono idee originali. [...]"

E' proprio questa necessità di implementare e perseguire la realizzazione di idee originali che rende inevitabile la necessità di inseguire al meglio possibile schemi nuovi con i quali poter guardare al mondo circostante. Su questo fronte si muovono, pertanto, le trame e le argomentazioni perorate dall'economista in questione:

"[...] Atkinson raccomanda politiche innovative in cinque campi: la tecnologia, l'occupazione, i sistemi di sicurezza sociale, la condivisione del capitale e la tassazione.

E difende la validità di tali politiche a fronte degli usuali argomenti contrari e delle scuse addotte per l'inazione, ossia che un simile intervento farà contrarre l'economia, che la globalizzazione rende impossibile agire e che i costi per metterle in atto sono troppo alti.

Più che un semplice programma per il cambiamento, questo libro è una voce di speranza e di consapevole ottimismo sulle possibilità dell'azione politica. [...]"

Speranza e fiducia nelle possibilità dell'azione politica dovrebbero quindi essere caratteristiche essenziali con le quali guardare all'articolarsi potenziale del futuro, in virtù del fatto che dovrebbe proprio essere la politica a governare ( o quantomeno adoperarsi per migliorare) quel che viene genericamente identificato come res publica.

Se le conseguenze dell'eventuale azione sono incerte, quelle dell'inazione potrebbero essere molto più devastanti in termini ragionevolmente più certi e radicati nelle consapevolezze collettive.

Parte da questo assunto, infatti, la prefazione all'edizione italiana scritta da Chiara Saraceno.

Traendo spunto da una citazione del sociologo svedese Goran Therborn viene descritto un quadro di massima assai poco propenso a multilinguismi o biunivocità interpretative:

"[...] 'La disuguaglianza è una violazione della dignità umana; è la negazione della possibilità che ciascuno possa sviluppare le proprie capacità. Prende molte forme e ha molte conseguenze: morte prematura, salute cattiva, umiliazione, subordinazione, discriminazione, esclusione dalla conoscenza e/o da dove si svolge prevalentemente la vita sociale, povertà, impotenza, mancanza di fiducia in se stessi e di opportunità e possibilità della vita.

Non è quindi solo questione delle dimensioni del proprio portafoglio. E' un ordinamento socio-culturale che riduce le capacità, il rispetto e il senso di sé, così come le risorse per partecipare pienamente alla vita sociale.' [...]"

Su questi fronti si declinano pertanto i quadri di proposte riscontrati, anche se tarati maggiormente sul Regno Unito; tutto questo viene svolto in quanto risulta essenziale inquadrare nella giusta maniera la definizione e la descrizione delle proposte globalmente effettuate in rapporto al quadro complessivo esistente. E' la stessa Chiara Saraceno a palesare questa necessità, attingendo sempre alla medesima prefazione allegata all'opera:

"[...] Pur occupandosi di disuguaglianza negli esiti e non solo nelle opportunità, Atkinson non è un ingenuo utopista che vagheggia una società di uguali. Piuttosto ritiene che, smontando analiticamente i meccanismi che producono disuguaglianze eccessive o non giustificate da particolari meriti, sia possibile anche mettere a punto istituti, contro-meccanismi che riequilibrino almeno in parte i rapporti di potere.

Per questo le due parti del libro - quella analitica e quella propositiva in cui vengono illustrate dettagliatamente quindici proposte di policy - vanno lette insieme.

Se si condivide l'analisi ma non le proposte, o non tutte, si è sfidati a elaborarne di migliori, o più fattibili, o più adeguate a uno specifico contesto nazionale (molte delle proposte di Atkinson sono articolate in relazione al contesto istituzionale britannico). [...]"

Le sezioni in cui si articola e si definisce la presente opera sono esplicitamente definite, seguendo un quadro esplicitamente sintetico, mediante l'elenco di seguito richiamato:

  • Diagnosi e presentazione del quadro macro-economico esistente: disuguaglianze esistenti e cumulatesi, evoluzioni storiche e (dis)valori attribuibili a politiche sbagliate;
  • Proposte per l'azione concreta, dipanate su una specifica serie di temi ed argomentazioni: cambiamento ed innovazione tecnologica, evoluzione di politiche occupazionali e retribuzioni, condivisione di capitali e meccanismi di tassazione progressiva, estensione collettiva di forme di sicurezza sociale - adoperarsi per minimizzare l'estensione delle disuguaglianze esistenti;
  • Come adoperarsi in termini reali, valutando sostenibilità e fattibilità delle misure da intraprendere nel quadro generale: destreggiarsi nella miglior maniera possibile, tenendo presente quali siano gli ostacoli con i quali sia inevitabile destreggiarsi.

La necessità di definire e strutturare una visione alternativa parte dal presupposto che sia ormai irrimandabile il punto secondo il quale strutturare nuovi percorsi e nuove versioni della società circostante. La questione principale dalla quale iniziare a muoversi per strutturare un ragionamento serio parte dall'assunto secondo cui serve porsi domande finalizzate al potersi dare risposte adeguate sia al contesto che all'importanza delle tematiche attuali.

Cosa potersi attendere dalla lettura e dalla disamina sia del quadro di proposte che del contesto specifico? A tale questione risponde lo stesso autore, attingendo alla propria esperienza accademica:

"[...] mi è stato insegnato a chiedere 'Chi guadagna e chi perde?' da un cambiamento o da una misura economica. E' una domanda che oggi spesso manca nelle discussioni sui media e nel dibattito politico. Molti modelli economici presuppongono agenti rappresentativi identici che mettono in atto raffinati processi decisionali, in cui i problemi di distribuzione sono eliminati e non si lascia spazio a una considerazione della giustizia dell'esito risultante. [...]"

Nell'esercitarsi relativamente alla definizione di vincitori e sconfitti in tema di riforme economiche e miglioramenti sociali, pertanto, dovrà essere prioritario cercare di qualificare con piglio critico quali misure possano al contempo appartenere ad una ' diversa visione' ed essere adattabili ad un contesto statale specificamente differente da quello esplicitato dall'autore.

La sfida sembra essere tanto grande quanto grave è stata la crisi socio-economica sopportata in questi ultimi anni. A lettori, critici, detrattori e sostenitori le ulteriori sentenze.


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