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Dita, mai completamente dispiegate, anzi più sovente reclinate su se stesse, atteggiate in modo morbido, quasi fossero appoggiate su una superficie invisibile e non avessero energia o consistenza propria per dare slancio sufficiente alla mano intera. Dita che disegnano una specie di arco ondivago, come a tenere in mano qualcosa di ovale e tornito, come certe sculture di madonne che uno si chiede: ma non esistono quelle curvature di mani lì. E invece no, esistono e sono sempre intrecciate, nei vari angoli che formano col dorso, apparentemente senza peso. Dita a fuso che sostengono benissimo anche un anello a fascia larga, nobilmente ben accette da quelle misure e convessità che ne accentuano l'eleganza naturale e la delicatezza di movimenti e spostamenti. Dita di cui si intuiscono le proprietà tattili, che sembrano accarezzare le cose senza prenderle mai, pur sapendole contenere con disinvolta determinazione.