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"Divorzio e malattia. Esiste una correlazione?. Intervista per La Repubblica alla dott.ssa Katjuscia Manganiello"

Da Dott.ssa Katjuscia Manganiello - Pesaro


Intervista alla dr.ssa Katjuscia Manganiello per La Repubblica:
"Insieme in salute e malattia, ma non se a stare male è la donna. Le coppie nel giorno del matrimonio giurano di sostenersi reciprocamente per il resto della vita, ma soprattutto in quelle adulte i divorzi sono più frequenti in caso di malattia della donna. Questo è quello che accade in America e lo dice una ricerca dell’Università del Michigan presentata al meeting annuale della Population Association of America.."Secondo la sua esperienza questi dati sono veri anche qui in Italia, o nel caso che differenze ci sono?Attualmente, non sono in possesso di dati simili alla ricerca americana così da poter fare un confronto diretto ma posso riconoscere che anche in Italia è diffusa l’idea tradizionale che sia la donna a prendersi cura di un famigliare bisognoso piuttosto che l’uomo. Questo preconcetto, nel nostro paese, è in cambiamento tanto che ci sono sempre più uomini che assumono anche il ruolo di carengiver, con i figli, con le mogli o altri famigliari soprattutto quando il legame è costruito su un’autentica affettività.In Italia, inoltre, l’idea di abbandonare un famigliare in stato di bisogno non è socialmente accettata per questo è probabile che ci sia una maggiore resistenza a separarsi per motivi di malattia.
Stando a dati del sondaggio perché secondo lei la donna non riceve abbastanza attenzioni e cure dal partner, anzi viene lasciata sola. Mentre in caso contrario la donna si prodiga per il coniuge?
La donna impara fin dalla sua infanzia ad identificarsi nel ruolo di chi si prende cura degli altri. Sa che sarà lei ad occuparsi dei
figli, dei genitori e del marito quando ne avranno bisogno perché gli altri si aspettano questo da lei. Di solito questo ruolo è accettato senza compromessi, come una missione che non si può rifiutare ma nelle situazioni più equilibrate la donna si fa aiutare da altre figure famigliari e professionali, femminili o maschili che siano. All’uomo, invece, è attribuito un ruolo più sociale: si occupa del lavoro e delle relazioni tra l’interno e l’esterno della famiglia. E’ così più proiettato ad uscire dal nucleo famigliare per impegnarsi in questioni concrete lasciando che la donna si curi delle questioni emotive, educative e assistenziali.Negli ultimi anni, si nota però una lenta ma evidente controtendenza: gli uomini sono sempre più attenti alle cure della propria famiglia mentre le donne cercano anche un’affermazione sociale.
C'è un modo (o almeno un consiglio da dare) per prevenire questa situazione?

Creare dei legami affettivi autentici con il proprio partner basati sulla reciprocità, su una comunicazione chiara e aperta e su una divisione dei ruoli flessibile tale da consentire l’inversione dei compiti quando è necessario. Prima che la coppia si trovi ad affrontare una situazione di emergenza, deve sperimentarsi nella quotidianità, affrontando insieme piccoli e grandi imprevisti della vita, imparando che ogni partner è responsabile di quanto accade in famiglia, che di fronte alle difficoltà occorre chiedere aiuto, imparando a parlare dei propri stati emotivi ed affettivi per accrescere quella comprensione dell’altro che chiamiamo empatia. L’abbandono di qualcuno in difficoltà spesso è l’espressione della paura di non farcela da soli. Più si coltivano strategie e riflessioni sugli stati emotivi interiori e sulle loro conseguenze più cresce la consapevolezza delle proprie capacità ad affrontare situazioni difficili grazie anche all’aiuto degli altri. 
Nel caso la donna venisse lasciata per la sua malattia qual è l'atteggiamento giusto da adottare per reagire?L’abbandono è una ferita, un fallimento e di conseguenza non può che far interrogare la persona che sente di averlo subito sul valore della propria persona. Questo è un rischio alto che ha come conseguenza l’abbassamento della stima di sé, la depressione, la chiusura e la rassegnazione. Una donna malata e abbandonata potrebbe sentirsi schiacciata dalla delusione, dalla sofferenza e dalla solitudine. Il primo passo è farsi aiutare, condividere con altri i propri vissuti, sistemare le questioni pratiche (es. separazione, diritti, chi si prenderà cura di me, etc), ritrovare il senso della propria vita attraverso la ricerca della fiducia in sé stessi e la relazione con gli altri. Compiti difficili ma essenziali per ritrovare un sufficiente equilibrio interiore che consenta di affrontare la malattia e l’abbandono.
La presenza di figli può influire sulla scelta? E nel caso si arrivi al divorzio per questo motivo, quali i traumi sui figli?
Sicuramente la presenza dei figli tende a trattenere il partner nel nucleo famigliare. Il senso di responsabilità e di dovere aumenta e contribuisce a mantenere l’impegno famigliare. Anche il giudizio degli altri è importante nella scelta e quando ci sono i figli l’opinione comune condanna, a maggior ragione, l’abbandono del proprio ruolo. Se accade i figli, spesso, tendono ad assumere il ruolo di carengiver, abbandonato dal padre. Per cui possono farsi carico delle responsabilità di cura della propria madre sacrificando una parte di se stessi per adempiere a tali compiti. Oltre alle conseguenze legate alle rinunce si sommano anche quelle emotive di rabbia, frustrazione, sfiducia e delusione che si affacciano e continueranno ad affacciarsi durante le varie fai evolutive della vita dei ragazzi. Se i figli sono piccoli vivono un doppio abbandono quello del padre che esce fuori di casa e quello della madre malata che non può più occuparsi di loro. In questo caso il mantenimento di relazioni significative tra padre e figli è assolutamente necessario per una crescita equilibrata dei bambini.
In una coppia l'insorgere di una malattia è un momento di...?
Forte emergenza che sottopone la coppia ad un elevato stress psicofisico. La scoperta di una malattia invalidante è un vero e proprio shock che impone alla coppia di rivedere tutto il loro progetto di vita insieme. Le aspettative, i desideri, lo spirito vitale sono temporaneamente bloccati dal pensiero “che cosa accadrà ora?”. Fantasie depressive e catastrofiche possono affacciarsi alla mente dei due partner e per questo ritrovarsi a negare la malattia o a non accettarla. Dopo questo periodo di confusione, la coppia funzionale, riesce a trovare il modo per parlarsi, per confidarsi le paure e per raccogliere le energie necessarie ad affrontare gli eventi. Ecco che in una situazione di questo tipo si possono scoprire risorse che non si conoscevano che aiutano a sostituire la paura con la forza ed il coraggio di andare avanti insieme. 
Dott.ssa Katjuscia Manganiello – Psicologa Psicoterapeuta Pesaro Urbino MarcheStudio di Psicologia e Psicoterapia – via Guido Postumo, 8 / 61121 Pesaro Urbino Marche
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