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Django Unchained (Quentin Tarantino, 2012)

Creato il 15 gennaio 2013 da Sommobuta @sommobuta
Django Unchained (Quentin Tarantino, 2012)Il dottor King Shultz, dentista tedesco e cacciatore di taglie, intercetta un carico di schiavi e libera Django, divenendo suo maestro e mentore. Insieme andranno a caccia di pericolosi criminali per intascare le loro taglie, e decideranno di intraprendere un viaggio avventuroso che li porterà a Candyland, una delle piantagioni più importanti del paese, dove viene tenuta schiava Broomhilda, moglie dello stesso Django.
Riusciranno i due a liberare la donna?
[L’articolo non contiene spoiler, quindi potete stare tranquilli]
Quentin Tarantino lo si aspettava al varco da secoli, soprattutto perché da secoli va spiattellando a destra e a manca di essere cresciuto con gli “spaghetti western”, di avere in Corbucci e Leone praticamente due padri putativi, e di considerare il western uno dei suoi generi preferiti in assoluto.
Perciò un westerna made in Tarantino lo si attendeva.
Il risultato? Una "trollata" bella e buona.
Una trollata intelligente.
Django Unchained (Quentin Tarantino, 2012)Schiavitù...o morte!
Si parla di schiavitù e schiavismo, ti viene spiattellata in faccia e senza filtri la questione razziale americana (e non è un caso che la pellicola sia ambientata due anni prima della Guerra Civile), con i "negri" trattati come venivano realmente trattati: peggio degli animali.
C’è poco del “western” classico, e fatti i dovuti tributi a questa e a quella pellicola, a questo o quel personaggio, a questa o a quella situazione, non c’è molto dello “spaghetto western”. C’è però Tarantino al 100%, con una storia di redenzione e vendetta. Una storia che va maturando in crescendo, che parte in modo lento, prendendosi i suoi tempi, fino ad arrivare alla scoppiettantissima mezz’ora finale, in un tripudio di suspance, tensione, colpi di scena, sparatorie (queste sì da “spaghetto western”), splatter, perculate ed esplosioni, tutto portato all’eccesso, al ridondante, per dare allo spettatore quello che probabilmente si aspettava vedendo la pellicola.
Lo dico sin da subito: tra tutti i film di Tarantino questo Django Unchained è probabilmente quello che m’è piaciuto “meno”. Ma è un mio limite, perché non amo moltissimo il western. Questo però non vuol dire che non mi sia piaciuto. Anzi: è un filmone divertentissimo, che ti tiene incollato per due ore e mezza, e ti diverte tantissimo. Ed è un film che aspettavo con trepidazione tanto che non sono riuscito a resistere, non sono riuscito ad aspettare sabato per andare al cinema, e me lo sono guardato piratato in lingua originale (ciò non vuol dire che non andrò in sala, anzi...).
Questo perché adoro Tarantino, adoro la sua estetica e adoro il suo modo di fare cinema, che si rivela divertente perché dalle sue pellicole trasuda il fatto che lui stesso è il primo che si diverte.
Django Unchained (Quentin Tarantino, 2012)Django e...Django!
Quando nel film partono quelle colonne sonore stranotissime, quando i personaggi ammiccano o pronunciano alcune delle parole più famose degli spaghetti western (come accade negli ultimi minuti) non si può fare altro che alzarsi (mentalmente) in piedi e tributargli i canonici 92 minuti di applausi.
Una piccola nota personale: se anche Tarantino fosse stato un regista mediocre, bisognerebbe ringraziarlo a vita per aver scovato (chissà dove) Christoph Waltz. Il suo dottor Shultz è sontuoso, gigantesco, irresistibile (epicissimo il suo carretto!). Sicuramente il personaggio migliore, assieme a quello interpretato dal sempreverde Samuel L. Jackson.
Insomma, con ‘sto Django Unchained si va a botta sicura.
Non perdetevelo.
Poi magari fatemi sapere che ne pensate, se andate a vederlo.

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Ps: non c’entra nulla con l’articolo. Mi scuso con voi se ultimamente il palinsesto del blog è molto ballerino e gli articoli non rispettano la cadenza classica. Pur avendo una valanga di articoli già scritti, spesso dimentico di “programmarli”. Questo perché la vita “reale” occupa il suo doveroso spazio. ;)

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