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Domande

Creato il 25 febbraio 2016 da Sveva

Ho sempre provato un certo fastidio per la domanda che mi sono sentita rivolgere più spesso negli anni precedenti l'adozione: "Quando farete un figlio?". La prima volta mi fu rivolta di ritorno dal viaggio di nozze, con l'abbronzatura ancora fresca di vacanza e una vita da giovane sposa ancora da iniziare. Sorrisi, pensando che non sarebbe mancato molto perché un figlio era la cosa che più desideravamo io e mio marito. Era la naturale prosecuzione che ci aspettavamo. I mesi passarono e la domanda ci veniva fatta sempre più spesso, il nostro desiderio di avere subito dei figli era noto a molti e le domande di conseguenza venivano da sé. Domande che accolsi con disinvoltura nei primi mesi ma che diventarono sempre più pesanti con il passare del tempo. Mi infastidivano e mi innervosivano sempre più. Abbozzavo risposte fredde e di circostanza. Mi sembrava che qualcuno mi stesse prendendo i tempi come in una corsa alla quale non mi ero resa conto di partecipare. E cosi arrivò il nostro primo Natale da sposati, ricordo perfettamente di aver pensato che il Natale successivo saremmo stati sicuramente in tre, che avremmo scartato regali per il nostro bambino e festeggiato felici. Era un'idea in cui mi cullavo, mi ripetevo che sarebbe stata solo questione di tempo e presto anche noi avremmo detto ad amici e parenti: "Aspettiamo un bambino".

Finito l'inverno arrivò la primavera, la peggiore della mia vita, una primavera che gelò i nostri sogni. Da quel momento in poi ogni qualvolta mi veniva posta quella maledetta domanda, il mio cuore sanguinava, le viscere si aggrovigliavano e la testa cercava una risposta di senso compiuto. Spesso rispondevo che avremmo avuto un figlio quando qualcuno dall'alto avesse deciso che era il nostro momento, invece avrei voluto solo sputare tutta la rabbia che avevo dentro e zittire l'interlocutore curioso.
Dalla generica domanda si passò ai consigli, alcuni sensati, altri quasi da stregoneria ed infine alla frase che credo la gente dica per riempire un vuoto che diversamente non saprebbe come riempire: "Vedrai che quando non ci penserai più rimarrai incinta". La peggior frase che si possa dire a chi desidera ardentemente un figlio. Perché è impossibile non pensarci, non svegliarsi con in testa quel pensiero che non ti abbandona mai, non pensare al verdetto di quel medico che con aria tanto disinvolta ti ha comunicato che in maniera naturale tu e tuo marito non potrete avere figli. Il peggio viene quando a dirti questa frase sono le persone a te più care, quelle a cui dovrai prima o poi dire che non è una questione di pensarci troppo ma di un oggettivo impedimento analizzato scientificamente. Nella mia mente rimbombava quella sentenza ogni qualvolta mi veniva detto di non pensarci. Avrei voluto gridare una volta per tutte di smettere di dirmi quella stupida frase, di smettere di parlare, di dare consigli idioti e anche di parlarmi. Mi sarei chiusa nel mio silenzio e nel mio dolore.

Le uniche persone che non mi chiesero mai nulla direttamente ma so per certo che avevano capito tutto furono le mie nonne: una so che da Lassù mi guarda e l'altra oggi è una splendida nonna bis alla quale si illuminano gli occhi ogni volta che mio figlio la guarda e le sorride.

La saggezza degli anziani per me è anche questa: lasciare che le cose accadano, guardarle evolversi rimanendo in silenzio.


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