“ in omaggio a un maestro d’eccellenza e a tutti i maestri d’umanità che il mondo civile ignora e disconosce”
Ho avuto in questi giorni la piacevolissima scoperta di sentire parlare, e non solo via web, dell’opera di Don Giorgio De Capitani; potrebbe essere definito un nuovo esempio di prete scomodo o di prete non allineato allo standard del genere e del relativo ambiente clericale. Nella scuola dove lavoro gli insegnanti ne sono entusiasti, ovviamente non posso generalizzare, mi riferisco solo a un certo genere di docente, quello che non si formalizza, che non ragiona con i paraocchi, che si sente figlio del suo tempo e che vive la propria religiosità con uno spirito critico, aperto ed interiore.
Mi è subito sorto spontaneo il parallelismo con altre espressioni passate o attuali di apostolato controverso; a tal proposito mi vengono in mente Don Lorenzo Milani, il prete di Barbiana, e don Andrea Gallo, il prete dei carcerati e degli ultimi, fondatore della comunità di San Benedetto.
Entrambi questi tre esempi solitari (ma non troppo) ed eccellenti di fede cristiana meritano qualche parola specifica e tutta la nostra attenzione per quello che hanno saputo e sanno fare e trasmettere, per quello che hanno lasciato e lasceranno dopo di se’ in eredita’ al prossimo che hanno amato e che amano con tutto loro stessi, nonostante le avversità del tempo e del luogo in cui hanno operato ed in cui si trovano ad operare.
Vorrei versare la mia attenzione non tanto sugli articoli qui allegati che parlano già di per sé in modo ampio della materia che trattano, ma su quello che potremmo definire il loro travagliato rapporto con le autorità di competenza; non entrerei subito nel merito diretto di Don Giorgio e di don Andrea, essendo questi ancora viventi e dunque con una realtà aperta e passibile di evidenti modifiche che potrebbero maturare nel tempo e nella comunità; rimandando queste osservazioni che meritano adeguata considerazione per il loro impegno civile ad un altro articolo specifico, vorrei qui invece spendere due parole sull’esperienza di Don Lorenzo che purtroppo è passato alla storia come un sacerdote che tutto sommato è stato più apprezzato dalla gente comune che non dalla sua stessa specie…
Leggendo le epistole intercorse tra l’interessato ed alcuni suoi superiori, sembra che la posizione più o meno ufficiale della Chiesa verso questo nostro pastore di anime è stata volta, come si può immaginare, sostanzialmente alla conservazione di un equilibrio e di un’immagine di sé stessa che sapesse dare un colpo al cerchio ed un colpo alla botte.
Ossia,
“Io Chiesa, madre di tutti i miei figli, non posso esiliare nessuno di essi, ma per il bene di tutti e dei molti, devo preoccuparmi delle pastorelle smarrite e di quelle che si potrebbero smarrire; di conseguenza, non posso avvallare atteggiamenti critici e polemici che possono gettare confusione sugli incerti che non mi amano per il loro dubbio o che possono alimentare dissensi nei certi che già non mi riconoscono.
Se tutto questo può costare il pianto, il senso di abbandono, lo scoramento e la sofferenza di uno dei miei più speciali ministri, questo fa parte dell’economia generale che guarda al meglio per i più al costo del libero sacrificio dei pochi.
Del resto, questi Interpreti speciali della bontà evangelica sanno che questo è il prezzo che loro devono pagare; a loro già consola l’amore dei loro poveri, dei loro ultimi che senza esitazione alcuna accorrono alle loro membra, pienamente fiduciosi e sereni nello stare vicino al loro maestro…
Che poi questo maestro è di fatto anche maestro appartenente alla santa Chiesa, la stessa Chiesa non lo dimentica e non vuole dimenticarlo.”
Può sembrare quello che è, un discorso cinico e feroce, ma questa è la legge politica che immancabilmente si ripete nella storia e che viene messa in atto sia dallo Stato che dalla Chiesa, ossia dalle Istituzioni che hanno i loro interessi di lunga memoria da tutelare e da garantire per il bene stesso delle generazioni (così loro dicono) che verranno dopo le nostre.
Insomma, per dirla in breve, gli uomini si amano, la Chiesa e lo Stato si possono solo rispettare, e non sempre.
Questa è la sola magra verità.
no all’ignoranza