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Don't be Afraid of the Dark, di Troy Nixen (2010)

Creato il 21 novembre 2011 da Psichetechne
Don't be Afraid of the Dark, di Troy Nixen (2010)
Sally Hurst, ragazzina introversa e solitaria, è appena giunta a Rhode Island per vivere con suo padre Alex e la sua nuova fidanzata Kim, presa un'antica casa del 19esimo secolo, che stanno restaurando. Mentre esplora la magione labirintica, Sally scopre una cantina nascosta, cui nessuno era mai giunto prima, eccetto il primo proprietario della casa. La ragazzina lascerà libera, senza volerlo, una razza di creature abitatrici del buio, dovrà convincere Kim e Alex della verità di questa sua scoperta...

E' presto detto che una pellicola prodotta e sceneggiata da Guillermo del Toro si fa guardare molto volentieri, soprattutto per capire meglio "dove vanno" l'immaginario e la poetica di questo interessantissimo regista. Ma questo, tanto atteso "Don't be Afraid of the Dark" non l'ha girato lui, bensì il suo protetto Troy Nixen, che si aggira nei labirinti fauneschi dell'immaginario deltoriano, cercando di non schiacciare i piedi al maestro, omaggiandolo, ma tentando anche di dire qualcosa di personale. Ci riesce? La mia risposta è assolutamente no, che potrei anche esprimere con il noto proverbio: "la montagna ha partorito un topolino". Monumentale è infatti l'allestimento scenografico, costituito principalmente da una enorme casa ottocentesca, ripresa in lungo e in largo in uno stile che fa sommessamente (e pateticamente) l'occhiolino al kubrickiano "Overlook Hotel". Ma qui non c'è traccia di alcuno "shining", c'è solo una bimbetta neanche tanto simpatica che a differenza dei suoi coetanei non ha paura di nulla, tantomeno di cantine muffose e oscure abitate da orridi animaletti schifosi e aggressivi, alla faccia di ogni ragionevole teoria del trauma infantile. La nostra Sally è inoltre incastrata all'interno di una sceneggiatura molto stantia e polverosa, che la vede edipicamente rivaleggiare con la nuova, bella, formosetta fidanzatina di papi, che naturalmente stravince su di lei in fatto di seduzione femminile, il che naturalmente rende Sally invidiosa e cattiva al punto da diventare inconsapevole medium verso l'aldilà dei mostriciattoli mordaci, i quali rappresentano il suo stesso odio. Originale, vero? Scherzi a parte, ci pareva in verità di aver già visto lo stesso canovaccio narrativo in "Coraline" (2009), di Henry Selick, ma Nixen non sembra affatto curarsene, tirando dritto per la sua strada, che considera probabilmente molto originale. Non così risulta però allo spettatore, che, memore di "Coraline", si aspetta che da un momento all'altro Sally sia risucchiata (finalmente!) dalla bocca del forno in cantina, ed entri nell'altro mondo fantastico, abitato da mostruose creature dai volti familiari. Ma non accade neppure questo, e l'unica sequenza interessante rimane quella dell'attacco a Sally da parte dei mostriciattoli rattiformi, nella grande biblioteca. Ben poca cosa tuttavia, e soprattutto scarsamente perturbativa dei nostri animi avvezzi a ben altre bombe emotive. I genitori di Sally sono poi praticamente l'antitesi di Jack e Wendy di "The Shining"; sono cioè due marionette legnose e inespressive al massimo grado dell'umana possibilità di rappresentazione, e per questo facciamo loro i complimenti. Peccato però che non dovevano qui interpretare delle marionette tipo Pinocchio, e a un certo punto uno pensa che abbiano sbagliato set, quantunque il buon Nixen li riprenda comunque col suo teleobiettivo. Un gran pasticcio, insomma, una fricassea di luoghi comuni condensati in 99 minuti di pura noia pseudo-neogotica, intinta per qualche secondo in una salsina à la Del Toro, il cui aroma cinematografico si disperde subito, non appena addentiamo il boccone. Ci domandiamo quindi come mai il grande chef Del Toro abbia desiderato così ardentemente porre il suo imprimatur su una pellicola così poco comunicativa, espressiva, perturbativa. Personalmente tale domanda rimane un grande mistero inglorioso per Del Toro, e fallimentare per Nixen. Discorso affine va fatto per l'utilizzo dei "mostri", che sono di una banalità a dir poco sconcertante, e, piuttosto, molto simili ai folletti che fanno i cassieri nella Banca di Harry Potter (vi ricordate? sì, quelli col naso adunco e con gli occhialini): ciò che di meno "mostruoso" si possa mai vedere in un film. Il regista ce li mostra poi col contagocce, e solo a circa tre quarti di pellicola riusciamo a scorgerne la faccia, che sembra un "bu-bu-settete" da scherzetto di Halloween abbandonato in soffitta da qualche bimbetto annoiato dalla noiosa provincia americana che lo circonda. Come avrete ormai capito bene, il film non si fa apprezzare da nessun punto di vista, neppure da quello della colonna sonora (di Beltrami e Sanders), nè da quello della fotografia (di Stapleton), che insiste sui toni acidi, forse per imprimere vanamente un senso di decadenza ottocentesca alla Dorian Gray ad una storia che non ne sente proprio la necessità. "Don't be Afraid of the Dark", film molto deludente e poco credibile. Sconsigliato. 

Regia: Troy Nixen Soggetto e sceneggiatura: Guillermo del Toro, Matthew Robbins Fotografia: Oliver Stapleton Montaggio: Jill Bilcock Musiche: Marco Beltrami, Buck Sanders Cast: Guy Pearce, Katie Holmes, Bailee Madison, Alan Dale, Julia Blake, Nicholas Bell, Edwina Ritchard Nazione: Australia, USA Produzione: Gran Via, Miramax Films, Tequila Gang Durata: 99 min.

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