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Don’t stop believing, il Loffio alla Gamescom

Creato il 08 agosto 2010 da Loffio

Don’t stop believing, il Loffio alla Gamescom.

Se il mondo del giornalismo fosse una palude, il giornalismo videoludico sarebbe il punto dove le industrie farmaceutiche vengono a scaricare i liquami tossici. Non c’è giorno che non mi dia del coglione per aver deciso di insistere su questa strada lastricata di stronzi, miseria e bugie, ma se il cuore non ha fermato Julian Ross, cosa volete che sia qualche incidente di percorso?

A voler essere sinceri però non è tutta colpa ne del mio sconfinato amore per realtà migliori di questa, ne della mia scarsa inclinazione ad lavoro “normale” se proprio dobbiamo puntare il dito, la colpa è tutta di Zzap e TGM.

Durante la cosiddetta “golden era” del giornalismo videoludico italiano, un periodo a cavallo tra gli anni ’80 e ’9o in cui scrivere di “giochini” era non solo un lavoro divertente, ma anche abbastanza redditizio, il sottoscritto divorava ogni mese pagine e pagine di recensioni, anteprime, voci di corridoio. A pensarlo ora sembra impossibile, ma immaginate un mondo senza internet che vomita informazioni 24 al giorno, Zzap prima, e TGM poi, erano la Bibbia, erano l’unico modo per sapere dove spendere mesi di suppliche, paghette e macchine lavate, e quando arrivavi all’ultima pagina non sapevi cosa ti aspettava il mese dopo. Magari quel gioco che aspettavi era già uscito, magari l’avevano cancellato, magari ritardava, senza contare che le recensioni erano fatte almeno un mese prima dell’uscita sul mercato, quindi dopo aver letto meraviglie di un titolo ti dovevi crogiolare nell’attesa, magari telefonando al tuo negozio di fiducia, il quale ti rispondeva sempre “ripassa la settimana prossima”

Tra tutti gli articoli i miei preferiti erano (e lo sono tutt’ora) quelli dedicati alle grandi fiere, niente solleticava la mia fantasia come questi enormi carrozzoni sfavillanti in cui i grandi nomi del settore presentavano le novità del settore. Erano il paese dei balocchi, un Natale che dura tre giorni, la terra promessa, e avrei venduto mia madre pur di essere un giornalista del settore, il membro di una casta privilegiata che veniva pagata per dirmi dovrei avrei speso i soldi di mio padre da li a qualche mese e che era in grado di trasmettermi tutta la magia e l’entusiasmo che si provano quando si partecipa a questi eventi.

Col passare del tempo la mia voglia di diventare giornalista videoludico (e non) è cresciuta per molti altri motivi, ma alla base di tutto c’è sempre stato quel ragazzino che sfogliava TGM seduto per terra, sognando di essere ad una di queste fiere, fianco a fianco con i vari Gallarini, Gaburri, Silvestri, Raffo, Duspa, ToSo ecc.

Più di dieci anni dopo sono qui, a fare i preparativi per il GamesCom di Colonia, che seguirò dal 16 al 21 con i colleghi di Eurogamer.it, con le mani che tremano, cercando di capire cosa chiederò nell’intervista ai Media Molecule (quelli di Little Big Planet) o come evitare l’infarto quando verrò invitato all’evento di Halo Reach.

E’ strano e bellissimo trovarsi improvvisamente di fronte ad un proprio sogno di gioventù, qualcosa che pensavi di aver lasciato in un cassetto chiuso tanti anni fa (perché anche se ho tenuto duro tutti questi anni, non è che ci sperassi più molto). E’ come ritrovare il tuo amore delle elementari e scoprire che, non solo è bella come la ricordavi, ma ti ha pure lasciato il numero di telefono in tasca, è come partire dal campetto con le buche e ritrovarsi a San Siro.

E hanno voglia i miei colleghi a dire che “alla fine è solo una faticata che mi eviterei volentieri” o a raccomandarmi di “stare tranquillo, non è niente di che”, ne riparliamo quando sarà la ventesima fiera della mia carriera, fino a quel momento lasciatemi assaporare il raro evento di un sogno che diventa realtà.


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