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Dopo 31 anni c’è il Dna di uno degli assassini di Valerio Verbano

Creato il 28 ottobre 2011 da Stenazzi

Ci sono voluti 31 anni, finalmente  c’è una novità. I Ris dei carabinieri sono riusciti a isolare il Dna sugli occhiali lasciati da uno degli assassini nella casa dove venne ucciso Valerio Verbano. Erano da poco passate le 12.30 del 22 febbraio 1980, tre persone suonarono alla porta di un appartamento di via Monte Bianco 114, a Roma: lì abitava Valerio Verbano, militante di sinistra legato ai collettivi autonomi. Gli assassini legarono i genitori di Valerio, quando lui rientrò in casa ci fu una colluttazione, lui cercò di scappare ma fu bloccato da un colpo di pistola alla schiena. Valerio morì quasi subito, fece solo in tempo a rantolare «Aiutami mamma». Gli assassini scappando lasciarono un silenziatore artigianale per la pistola, una passamontagna, un cappello e un paio di occhiali. Cappello e passamontagna furono distrutti su disposizione del giudice istruttore nel 1989. La sera dell’omicidio arrivò una rivendicazione da parte dei Nar, i nuclei armati rivoluzionari di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Loro hanno sempre negato qualsiasi responsabilità nell’omicidio (si sono invece assunte quelle di altri omicidi, rivendicati dai Nar). Gli stessi inquirenti, che hanno riaperto le indagini, pensano che gli assassini provenissero da ambienti neofascisti non appartenenti a gruppi organizzati e ben definiti. I sospetti si sono focalizzati su due nomi: un uomo che vive da tempo in Brasile e un altro, professionista affermato, che si è trasferito a Milano. Ora c’è finalmente la possibilità di comparare il Dna isolato sugli occhiali con quello dei due sospettati. Dopo 31 anni è forse vicina la svolta che Carla, la mamma di Valerio, aspetta da anni.


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