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Dopo elezioni: andiamo incontro all'ennesima fregatura.

Creato il 24 gennaio 2013 da Laperonza

 

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Credo che anche stavolta ci riusciranno: lo scandalo del Monte Paschi, enorme, gravissimo, irreparabile per quanto Bersani si affanni a minimizzare non credendoci nemmeno lui, forse consegnerà l’Italia di nuovo in mano a Berlusconi. A questo punto viene da dire, con un briciolo di triste qualunquismo: che differenza fa?

Perché il punto è questo: non si vede più la differenza tra i vari contendenti al governo futuro del Paese. C’è chi l’ha governato negli ultimi anni e l’ha ridotto a brandelli, c’è chi l’ha governato nell’ultimissimo periodo e ha massacrato le classi medie a favore dei grandi capitalisti e delle banche, c’è chi si dimostra ancor prima di salire (o scendere, o avanzare) al potere di esserne totalmente inadeguato, moralmente inadatto, potenzialmente pericoloso né più né meno degli altri due.

Un panorama politico spaventoso quello che si manifesta al povero elettore sempre più smarrito. Chi votare ma, soprattutto, perché votare se tanto le premesse sono queste e le aspettative sono pessime? C’è il rimpianto per i tempi in cui Montanelli buonanima dichiarava di votare turandosi il naso. Oggi si farebbe fatica a votare anche indossando una tuta iperbarica.

Le alternative ai tre? Grillo, inesperto, qualunquista, confuso, a tratti fascistoide, tutt’altro che rassicurante. Ingroia, dotato di argomenti convincenti, sì, ma non dell’appeal capace di spostare il grosso dei voti e, quindi, certamente non papabile al governo se non abbinato al PD che, dicevamo, appare sempre più impresentabile.

Cosa accadrà dopo li voto? Probabilissimamente non ci sarà una maggioranza capace di governare da sola. Si aprirà una stagione di compromessi in cui a rimettere saranno sempre i soliti idioti di Italiani. Si andrà ad un governo di larghe intese, di unità nazionale, un governo farsa in cui, come al solito, verranno tutelati soltanto i soliti poteri forti e verrà affossato ancor di più il popolo.

Come se ne esce? Mi sa che non se ne esce, e scusate l’ottimismo.

Luca Craia


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