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Dov’è John Wayne?

Creato il 05 marzo 2015 da Appuntiitaliani
Pubblicato il marzo 5, 2015 da: Massimo Viglione Dov’è John Wayne?

Un incubo comincia, tra un Sanremo, un/a Conchita Wurst e le battaglie dei nostri amatissimi parlamentari sulle riforme istituzionali, ad affacciarsi nella vita degli italiani, almeno di quelli che ancora leggono cosa accade nel mondo e si sforzano di svolgere qualche ragionamento con la loro mente. Sta tornando l’Islam, e torna come sempre armato e assetato di sangue e dominio.
Quanti hanno notato che per la prima volta dal 1945 delle cariche istituzionali della pacificissima e costantemente “calabrache” Repubblica Italiana hanno parlato di guerra? Si badi, non di una delle guerre cosiddette di “peace-keeping”, alle quali tante volte l’Italia, volente o nolente, è stata costretta a partecipare in varie parti del mondo (ma mai in Italia) “sotto l’egida dell’ONU” (la ridicola forma per nascondere il fatto che siamo l’unico Paese dell’Occidente che non ha sovranità statuale), ma di una guerra vera, diretta proprio contro l’Italia e in particolare contro Roma in quanto capitale della Cristianità.

Insomma, di una guerra necessaria per difendere i confini nazionali e i cittadini italiani. Ciò che non capitava da… Già, pensiamoci un attimo… Da quando non capitava? Dalla Seconda Guerra Mondiale? No, nient’affatto, perché nel 1940 nessun Paese nemico minacciava l’Italia, l’entrata in guerra fu, come tutti sappiamo bene, liberissima decisione di Benito Mussolini, di cui porta la piena responsabilità. Allora dalla Prima Guerra Mondiale? Neanche per sogno: stesso identico discorso della Seconda, liberissima scelta del governo liberal-massonico e del Re (peraltro con relativo tradimento delle pluridecennali alleanze militari). E da quando allora?
Da mai, se così si può dire, nel senso che nessuno ha mai per primo minacciato lo Stato italiano (siamo stati invasi sì, ma in seguito alle nostre dissennate decisioni politico-militari). Questa è la prima volta che un “nemico” (e già: i nemici esistono… e infallibilmente prima o poi si presentano alla porta) esterno minaccia di invadere senza responsabilità diretta dell’Italia il nostro Paese (e di cambiarne per sempre la religione, i costumi, le leggi, il modo di vivere quotidiano).
È quasi inutile sparare sulla Croce Rossa, ovvero criticare i nostri ridicoli e patetici politici. Il nostro Ministro della Difesa, cioè colui nel quale risiede in ultima analisi la difesa del territorio nazionale, la difesa della vita dei nostri soldati e cittadini e la strategia militare della guerra, è una distinta signora che forse non ha mai lavorato in vita sua (sarebbe da indagare) ma che certamente conosce di guerra come potevano conoscerne le nostre nonne (ed è pure di sinistra, ovvero di quel mondo finto-pacifista, vero-mondialista e filo islamista che dovrebbe ora difenderci dall’Islam). Sorvoliamo parimenti sul Ministro degli Esteri (il quale, mentre gli italiani fuggono dalla Libia e l’ambasciata viene chiusa, dice agli italiani queste testuali parole a eterna memoria: “non è un’evacuazione”), su quello degli Interni (ahinoi) e ovviamente sul Presidente del Governo…

La verità è che dobbiamo calare un pietoso velo su tutta l’establishment governativo della Repubblica Italiana, non solo odierno, ma in pratica di tutta la sua povera e impresentabile storia. La nostra Repubblica è la meno sicura che esista al mondo, anzitutto dal punto di vista militare (e non parliamo della bancarotta a cui siamo prossimi, che certo non ci aiuta ad affrontare ingenti spese militari). Basti pensare, solo per attenerci a questi giorni, all’episodio sconcertante della motovedetta della guardia costiera che ferma una imbarcazione di immigrati: arrivano i loro scafisti e schiavisti con i kalashnikov intimando alle guardie italiane di andarsene subito e questi se ne scappano immediatamente, anche perché non possono portare armi (cose da pazzi: tutto ciò ricorda le guardie del corpo massacrate dalla Brigate Rosse perché non potevano avere addosso le armi ma solo portarle nel bagagliaio delle vetture…).
È quanto sostiene oggi con l’usuale sincerità Ernesto Galli della Loggia nel suo fondo sul Corriere della Sera (16/II/2015): non solo l’Italia, dice, ma tutta l’Europa non sa più cosa sia la guerra, avendola ripudiata dal 1945 nell’illusione – tipicamente cristiana (se potessi, correggerei il Galli della Loggia ricordandogli che sarebbe più corretto dire: “democristiana”) e social-democratica (e qui occorrerebbe aggiungere: e comunista, almeno a livello europeo) – anzi, nell’utopia, che si potesse vivere in pace senza guerra per sempre.
Aveva scritto il giorno precedente sullo stesso giornale, sempre nel fondo, Angelo Panebianco: «Dovremmo domandarci se riusciremmo a intercettare e a neutralizzare un eventuale missile proveniente dalla Libia. Dovremmo chiedere al ministro competente (ovvero, la signora di cui sopra, tale Roberta Pinotti, Pd, nda) e ai vertici delle forze armate di spiegare agli italiani quali siano, al momento, le nostre possibilità di difesa».
Galli della Loggia, condividendo l’articolo di Panebianco, sostiene però che questi non è risalito alle vere cause del dramma italiano, che è anche europeo, ovvero come detto al rifiuto della realtà della storia, e alla mancata accettazione dell’immutabilità dell’animo umano, e quindi all’arrendevolezza generale che ora può portarci nella tragedia collettiva.
Ma va detto che anche Galli della Loggia non risale fino alle vere cause profonde di tutto questo. Sorvola su quelle immediate e recenti (ovvero chi ci sia dietro l’Isis, chi lo arma, chi gli ha consentito di arrivare dove è arrivato e dove può ancora arrivare, ecc.), e fa mostra di non capire quelle più remote (perché accade tutto questo? E’ solo frutto del caso o di errori umani, o è l’inevitabile dispiegarsi di un progetto politico prestabilito, magari secolare?).
Per approfondire e chiarire il secondo punto occorrerebbero libri (che esistono), e non possiamo quindi trattarlo in questa sede. Ma una parola va detta sul primo punto, quello immediato.
Anche qui, piuttosto che dilungarsi con discorsi e riportando prove, forse, per essere chiari ed esaustivi, è sufficiente porsi una sola domanda:
“Dov’è John Wayne?”.
Prima ancora di maledire e di definire pubblicamente per quello che è il precedente Presidente della Repubblica Francese (meglio evitare per non cadere nella inevitabile volgarità e rischiare querele), prima ancora di far notare giustamente che la amatissima Angela Merkel dovrebbe capire che il cattivo non sta a Mosca (e che comunque non esiste solo l’Ucraina), qui la vera domanda, che sembra nessuno si ponga, è proprio questa: “dov’è John Wayne?”. Dove sono i liberatori? I difensori dell’Occidente? E lo scudo spaziale, che fine ha fatto? Qualcuno ha notizie di americani in Europa (a parte in Ucraina)? Le navi militari non italiane che vedevo da bambino, e pure da grande, nel Golfo di Gaeta o a Napoli o altrove, ci sono ancora? Cosa fanno, dopo 70 anni? Ora che occorrono, dove sono? Che fanno?
Per i nostri grandi amici e alleati d’Oltreoceano, è più importante il Donbass o la Sicilia? A chi si sentono più vicini, agli ucraini o agli italiani?
La vignetta di oggi, 16 febbraio, di Giannelli sul Corriere della Sera è eccezionale: un piccolo Renzi che tenta di spingere l’ONU (personificato in un gigantesco soldato casco blù) ad aiutarci, e il soldato che, facendo resistenza, risponde: “mare vostrum”… E pensare che il nostro ministro degli Esteri continua a parlare di guerra sotto l’egida dell’ONU…
Forse che, dopo decenni di soldati italiani mandati spesso a morire per le guerre altrui, ora scopriamo di essere soli? Cosa fa la Francia, causa diretta dello sfacelo della Libia? E la Germania, causa diretta della rovina dell’Europa tutta? Non è che dovremo rivolgerci a Putin per chiedere aiuto? Forse questo sarebbe troppo, ma certamente almeno sarebbe saggio non continuare a “sfrogoliarlo” appoggiando gli USA – ex John Wayne – nella loro guerra ucraina.
Il mondo è cambiato, ed è difficile, per tutti, oggi capire fino in fondo quello che sta accadendo. Ma certamente non si può continuare a far finta di essere ai tempi di John Wayne. Né è chiaro quale sia il suo ruolo proprio con il nemico che oggi minaccia di invaderci.
Ce ne accorgeremo subito noi italiani, gli unici rimasti a pagare ogni giorno, dopo 70 anni, la nostra sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. Oggi, dopo 70 anni, siamo minacciati, e siamo minacciati dal nemico di sempre, di quattordici secoli, il nemico che già ha invaso la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, e varie zone d’Italia, a partire da Roma, distruggendo le basiliche di San Pietro, San Paolo, Montecassino, e altro, e terrorizzando per secoli e secoli i nostri antenati su tutte le coste della Penisola. In questo senso, oggi, il peggior nemico degli italiani sono i pacifisti, i mondialisti, i terzomondisti, e tutti i cattolici “dialogisti”, vittime per antonomasia del veleno che ha ucciso quella che un tempo fu la civiltà cristiana, il veleno dell’utopia.
I nostri antenati avrebbero combattuto, facendo crociate. E sì, perché, che lo vogliamo o no, questa è una guerra di religione. È il nemico che ci vuole invadere che lo dice (ha perfino definito Gentiloni “crociato”… Ci sarebbe da ridere come matti se non ci fosse da piangere) e non possiamo continuare a far finta che la realtà sia diversa da quella che è. Noi non siamo d’accordo? Ma loro questo pensano, questo vogliono, questo dicono: è una guerra fra Cristianesimo e Islam (ovviamente, con tutt’altri interessi in gioco, questo è vero, ma per chi ci vuole invadere lo scopo supremo rimane quello religioso).
Noi accogliamo il nemico in nome del dialogo. Forse sono giunti i giorni di non dare più retta ai chiacchieroni del buonismo suicida (chiunque siano) e di prepararci alla realtà della vita, e della storia, per quella che è. Stanno arrivando i giorni della verità.

Massimo Viglione


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